Wise Society : Oliviero Toscani: «La sostenibilità è roba da ricchi»

Oliviero Toscani: «La sostenibilità è roba da ricchi»

di Mariella Caruso
24 Ottobre 2014

Il "nostro" Salone del gusto e Terra madre. A tu per tu con il fotografo, ritrattista d'eccezione dei pizzaioli dell'associazione "Verace pizza napoletana"

Tu vuo’ fa’ il napoletano” è un progetto della famiglia di vignaioli Contadi Castaldi per l’Associazione “Verace pizza napoletana”. A svilupparlo fotograficamente è stato Oliviero Toscani che ha realizzato i primi piani dei pizzaioli dell’associazione ritratti con gli ingredienti tipici della pizza napoletana (vedi gallery in fondo all’articolo): pomodorini, mozzarella, basilico e a dare un tocco di colore peperoncini verdi e rossi. Le immagini sono andate a comporre una pubblicazione, con testi di Marco Rubiola, presentata al Salone del gusto e Terra madre 2014. E la sorpresa è stata quella di ritrovare in copertina lo stesso Toscani, al quale i pizzaioli hanno chiesto di farsi fotografare con la loro divisa. «La pizza è l’oggetto simbolo del design italiano. Lavorare a questo progetto è stato davvero appagante», ha spiegato il fotografo autore di alcuni scatti molto discussi quando, per esempio, era il creativo delle campagne Benetton. «Bisogna sempre provocare interesse», ammette senza smentirsi nelle risposte alle domande che wisesociety.it gli ha rivolto nella casa del cibo sostenibile e “buono, pulito e giusto” che è la kermesse organizzata ogni due anni da Slow Food.

I maestri pizzaioli che ha fotografato per l’Associazione “Verace pizza napoletana” sono anch’essi un esempio di sostenibilità…

Devono dire che sostenibilità è una parola abusata, piuttosto che di sostenibilità occorre parlare di umanità. Cosa sarebbe non sostenibile della vita umana?

Per esempio, secondo Slow Food che organizza il Salone del Gusto e Terra Madre non sono sostenibili gli Ogm…

Non sono d’accordo. Sugli Ogm c’è da discutere. Oggi c’è un po’ di snobismo nell’usare la parola bio messa davanti a tutto: biodinamico, biosostenibile. Mi pare una cosa da persone un po’ ricche… con la erre moscia. Invece la sostenibilità non dovrebbe avere la erre moscia, deve essere una cosa seria. L’ambientalismo, invece, è una cosa da gente danarosa…

Perché?

Perché i solo i ricchi si possono permettere di fare una cosa che, per loro, dovrebbe essere obbligatoria. Loro dovrebbero essere sostenibili e pagare il prezzo che costa esserlo. Oggi c’è gente che non può permettersi di mangiare biologico, biodinamico. Mi pare che in qualche modo c’è anche un grande imbroglio: io produco vino e non mi pongo nemmeno il problema che sia biologico. Lo è, ma in modo naturale, anche se non lo faccio come lo faceva il nonno senza chimica. Stiamo attenti, perché la chimica è una cosa fantastica: se abbiamo mal di testa non prendiamo la compressa? E non solo la chimica: se dobbiamo farci operare rinunciamo forse alla tecnologia della sala operatoria ricorrendo al voodoo? Qui è come se parlassimo dell’acqua fresca: se abbiamo bisogno di un bicchiere di acqua fresca dobbiamo averlo. La verità è che dobbiamo andare avanti, non indietro.

Ma dobbiamo andare avanti in maniera consapevole…

Dobbiamo pensare che alcune cose andavano fatte. L’esempio è quello del McDonald’s: prima che cominciassero ad aprire i suoi ristoranti, negli Stati Uniti non si mangiava bene, non c’era igiene. Certe cose come l’hamburger potevano permetterselo solo i ricchi. Il signor McDonald’s fu geniale mettendo su una catena popolare perché tutti potessero permettersi del cibo non costoso.

Quindi in atto c’è una lotta ricchi contro poveri?

È questa la vera divisione del mondo: non è diviso in bianchi e neri, ma solo in ricchi e poveri.

Come si fa a ridurre le distanze?

Oggi è difficile visto che abbiamo delegato gli economisti a gestire le nostre vite. Dovremmo delegare qualcuno di più intelligente.

Servono persone più sagge?

La verità è che per entrare alla Bocconi, o negli altri atenei simili, si dovrebbe avere una valutazione altissima nella storia dell’arte e poi continuare a studiarla insieme a tutto il resto.

È la cultura che può salvare il nostro mondo?

Sicuramente.

 

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