Crescono in Italia gli appassionati del modello di vita autonomo che si ispira all'earthship, il modulo abitativo ideato da Mike Reynolds
Liberi e indipendenti da multinazionali, dal lavoro routinario, da collegamenti infrastrutturali. É in costante crescita in Italia, il gruppo dei “fuori rete“: persone accomunate dal sogno di vivere offgrid, che si sono ritrovate nell’associazione OffgridItalia. Uomini e donne appassionati del vivere sostenibile che vogliono imparare, mettere in pratica (e divulgare) le risorse e i processi che l’ambiente mette a disposizione per rendere liberi.
Cos’è OffGrid Italia?
«Offgrid Italia – spiega il co-fondatore dell’associazione Marco Mangione, 40 anni, torinese, – è nata per mettere in contatto persone che hanno la stessa ambizione di promuovere pratiche del vivere a basso impatto ambientale.
Il significato di Off the Grid comprende anche l’accezione di “vivere fuori dagli schemi”». L’obiettivo è, dunque, vivere svincolati dai tradizionali sistemi di approvvigionamento di acqua, elettricità, gas e sistema fognario. Nella versione più estrema, il modello comporta anche l’auto-produzione del cibo, l’edilizia con materiale di recupero, il rifiuto di sostanze chimiche e di qualsiasi tipo di prodotto industriale. Nel mondo, c’è anche chi rifiuta il sistema monetario corrente.
Dall’autoproduzione alle case offgrid
«La nostra associazione – spiega Mangione che collabora con università italiane per studiare le possibilità di realizzare, nel nostro Paese, case offgrid – si ispira al modulo abitativo delle Earthships, abitazioni totalmente sostenibili progettate e costruite, secondo le logiche della biotettura (una parola che nasce dall’unione di biologia e architettura, nda), da Mike Reynolds più di 40 anni fa, che possono essere realizzate ovunque». L’earthship (ce ne sono già in Malawi, nelle Filippine e nel New-Mexico) è costruita con materiale di recupero come gli pneumatici fuori uso riempiti di terra compressa per i muri portanti – che creano massa termica per mantenere il calore d’inverno e la frescura d’estate; bottiglie e lattine di plastica e vetro per ridurre l’uso di cemento e mattoni e per un suggestivo effetto decorativo.
Una casa costruita secondo questi principi si auto-riscalda e auto-raffredda ed è energeticamente autonoma grazie ai pannelli fotovoltaici ed, eventualmente, una serie di turbine eoliche. Per quanto riguarda l’acqua, il modulo abitativo utilizza quella piovana che, raccolta sul tetto, viene convogliata in una cisterna principale per essere distribuita nell’abitazione. Le acque grigie sono filtrate dalle piante della serra e riutilizzate per lo scarico del wc, mentre quelle nere finiscono in una serie di vasche e vengono ripulite grazie al sistema di filtraggio e alla vegetazione esterna. Ma c’è di più: in una earthship si può anche “coltivare” il cibo: la buffer-zone – cuscinetto che aiuta a controllare la temperatura della zona abitabile – è una vera e propria serra.
C’è da chiedersi, allora, quali siano le controindicazione ad avere una casa così. «Praticamente non ce ne sono – dice Mangione – se non fosse, che in Italia non è possibile costruirla perché mancano i permessi per ottenere l’abitabilità. Offgrid ha realizzato il suo primo esperimento costruttivo a Rodengo Saiano nel Bresciano su un’area messa a disposizione dall’associazione Alberodonte. Abbiamo altre idee ma esistono vuoti normativi che non permettono di staccarsi, del tutto, dalle reti di approvvigionamento e, di fatto, non è previsto l’utilizzo dello pneumatico nelle costruzioni. Stiamo navigando nel labirinto della burocrazia e accettiamo di buon grado la collaborazione di tutti».
Offgrid significa cambiamento culturale
Il tutto nell’ottica di un cambiamento culturale che faccia dell’economia circolare un vero e proprio diktat. «La filosofia del pensare circolare – conclude Mangione – si dimostra con piccoli gesti quotidiani.
Noi pensiamo che il primo passo sia un approccio ai rifiuti che vada dall’eliminazione degli sprechi (di cibo, energia, acqua, oggetti, indumenti) all’autocostruzione di oggetti per la quotidianità magari con materiali di scarto. Aggiungiamo anche l’autoproduzione del cibo, la riduzione dell’inquinamento ambientale, l’utilizzo di energie rinnovabili e di economie alternative come baratto o banche del tempo».