Wise Society : Napoli Eden, dove gli scarti diventano opere d’arte e potente mezzo di riscatto sociale

Napoli Eden, dove gli scarti diventano opere d’arte e potente mezzo di riscatto sociale

di Vincenzo Petraglia
1 Gennaio 2022

Un progetto bellissimo che ha coinvolto gli "scugnizzi" dei Quartieri Spagnoli e si è guadagnato una marea di premi. Abbiamo intervistato la mente di tutto ciò, la vulcanica artista Annalaura di Luggo

Possono gli scarti diventare opere d’arte e un potente mezzo di riscatto sociale e di inclusione? La risposta è sì, come ha dimostrato il bellissimo progetto Napoli Eden ideato dall’artista napoletana Annalaura di Luggo e realizzato nella città partenopea, fra le più problematiche del nostro Paese, coinvolgendo e lavorando gomito a gomito con alcuni “ragazzi a rischio” dei Quartieri Spagnoli, i cosiddetti “scugnizzi” napoletani, che, come ha dimostrato questo progetto, sono molto più degli stereotipi che generalmente gli ruotano intorno.

Questi ragazzi, racconta l’artista, hanno sogni e sono in cerca di riscatto. L’hanno aiutata a raccogliere rifiuti e materiale di scarto, alluminio in particolare, per creare delle enormi e scintillanti sculture in alluminio riciclato appunto installate in alcuni dei luoghi simbolo di Napoli. Totem di rinascita della città, di rifiuto del degrado, e monito all’importanza della tutela dell’ambiente e dell’inclusione sociale.

L’artista ha affidato all’alluminio, con le sue caratteristiche di leggerezza, lucentezza e riciclabilità infinita, il compito di raccontare una Napoli diversa, che ha voglia di rinascere, e allo stesso tempo di trasformare le opere d’arte realizzate in un efficace simbolo di sviluppo sostenibile, economia circolare, salvaguardia dell’ambiente attraverso il riciclo. 

Ne è nato l’omonimo docufilm (in fondo a questo articolo il video del trailer) che racconta tutte le varie fasi del progetto e le storie delle persone coinvolte, fra momenti di esaltante cooperazione e umanità e momenti di difficoltà e incomprensioni, e che si è conquistato una marea di premi e riconoscimenti. Vincitore di ben otto festival internazionali ed otto nomination, oltre a essere entrato lo scorso anno in consideration per le nomination agli Oscar 2021 come miglior “Feature Documentary”.

Traguardi che testimoniano il grande valore artistico e sociale di Napoli Eden, selezionato anche dal Ministero degli affari esteri nell’ambito del “Progetto Promozione Paese Italia nel mondo” per essere presentato in tutti gli Istituti italiani di cultura all’estero, da pochissimo visibile anche su ItsART, la piattaforma del Ministero della Cultura.

Abbiamo intervistato Annalaura di Luggo, la vulcanica autrice di questo magnifico progetto, che ci racconta un’altra Napoli e tutto il valore dell’arte e della bellezza per sensibilizzare al rispetto dell’ambiente e dell’essere umano, oltre ogni semplificazione e stereotipo.

Installazione Triunphus Piazza Municipio Napoli

Triunphus, in Piazza Municipio a Napoli, una delle quattro grandi opere d’arte del progetto Napoli Eden realizzate con materiale riciclato.

Partiamo dal principio, Annalaura. Com’è nato questo progetto?

Il progetto artistico Napoli Eden nasce su proposta del Cial (Consorzio Ministeriale Imballaggi Alluminio) il cui scopo è sensibilizzare sul riciclo e la raccolta differenziata. Quando sono stata portata nei depositi di scarti sono rimasta affascinata e sono stata ispirata nell’ideazione e realizzazione di quattro gigantesche sculture in alluminio riciclato che ho installato nei luoghi più significativi della città di Napoli come simbolo di rinascita e riscatto.

Harmònia a piazza dei Martiri: un albero metallico dove tubi colorati si innalzano nei cieli, alla ricerca dell’Eden. Oggi si trova a Napoli a via Benedetto Brin 69; Gèminus nei Quartieri Spagnoli: un’installazione dalle fondamenta caotiche di frammenti di alluminio riciclato e pressato che diventa luogo di comune unione.

Annalaura di Luggo Napoli Eden_

Annalaura di Luggo, l’artista artefice dell’interessante progetto Napoli Eden.

Attraverso l’uso di specchi lo spettatore diventa parte dell’opera e interagisce con lo sguardo luminoso delle iridi dei protagonisti dell’opera. Oggi si trova a Milano a via Manzoni 38;

Trìunphus a piazza Municipio: un portale splendente, un luogo di passaggio che permette di avere una nuova visione attraverso una proiezione luminosa;

e poi Pyramid nella Galleria Umberto I: un albero di Natale piramidale fatto con una cascata di filamenti scintillanti in alluminio riciclato realizzato con l’ausilio di ragazzini dei Quartieri Spagnoli di Napoli.

La mia ricerca artistica ha poi ispirato Bruno Colella a realizzare un documentario nel quale sono stati coinvolti Blasco Giurato per la fotografia, Eugenio Bennato per la musica, Stanley Isaacs come consulente creativo e Greg Ferris come consulente marketing internazionale per la campagna Oscar.

Lei ha fatto una precisa scelta di campo: utilizzare l’alluminio in ottica sostenibilità ed economia circolare.

L’origine della parola alluminio è AD lumen, significa viaggio verso la luce, un viaggio che supera i limiti geografici, coinvolgendo, persone e luoghi solo apparentemente distanti mettendo al centro della scena un materiale come l’alluminio per le sue caratteristiche di leggerezza, lucentezza e riciclabilità infinita, rappresenta un simbolo efficace dello sviluppo sostenibile e dell’economia circolare.

Questo lavoro è portatore di messaggi positivi di rinascita sociale, culturale ed etica. Il riciclo dell’alluminio e la trasfigurazione da scarti in opere d’arte è anche una metafora di una ripresa positiva da una situazione difficile come quella attuale.

Da dove è arrivato il materiale riciclato?

Da depositi di scarti di alluminio come la Laminazione Sottile di Caserta, Almet ed altri selezionati dal Cial.

Uno dei messaggi più importanti di questo progetto è mostrare come il riciclo rappresenti oggi una delle più importanti soluzioni per la salvaguardia dell’ambiente e come si contrapponga in maniera creativa all’incontrollata produzione della società dei consumi…

Ho sempre utilizzato il linguaggio dell’arte per stimolare il dialogo su questioni ambientali e sociali. Il presupposto della mia ricerca artistica è di andare oltre uno sguardo superficiale oltre gli stereotipi ed il riciclo creativo diventa uno stimolo per proteggere il nostro mondo! In questo caso l’alluminio diventa il simbolo della trasformazione attraverso la magia dell’arte..

Un altro messaggio fondamentale, come diceva poco fa, è mostrare come degli scarti possano diventare opere d’arte. Un messaggio importante anche in chiave sociale, dove spesso le persone al margine sono considerate “materiale” da isolare, emarginare…

Ho dedicato 4 opere d’arte monumentali in esposizione pubblica a Napoli, poi Roma (agli Studios) e Milano (a Citylife) perché per me l’arte è comunicazione, integrazione, ha il dovere di svolgere una funzione sociale e socializzante, non può essere fine a se stessa e né elitaria.

L'opera Pyramid

L’artista mentre ultima il gigantesco albero di alluminio riciclato Pyramid, al centro della Galleria Umberto I di Napoli.

Se auspichiamo una crescita della società, credo dobbiamo portare l’arte ai cittadini: l’opera d’arte è per la collettività, e deve il più possibile essere aggregante. Dobbiamo coinvolgere anche i bambini che devono capirne il senso.

Per le mie opere luminose in alluminio riciclato, ho coinvolto proprio i ragazzi di strada, quelli dei Quartieri Spagnoli che per tradizione si appropriano del famoso albero natalizio della Galleria Umberto I per farne materiale per i loro riti e le loro tradizioni. E proprio in quella stessa galleria è stato collocato un albero alternativo e scintillante che ho voluto creare con loro e di cui sono diventati custodi e difensori.

L’albero Pyramid è diventato simbolo di aggregazione e inclusione sociale e i giovani coinvolti hanno appreso il valore del lavoro, dell’impegno e della collaborazione positiva in un progetto comune: la creazione di un simbolo di rinascita e cambiamento.

Quali sono secondo lei gli stereotipi più grandi che ruotano intorno agli “scugnizzi” dei Quartieri Spagnoli?

I ragazzi sono apparsi in vari programmi televisivi e cinematografici come delinquenti e spregiudicati e purtroppo non riescono a liberarsi da questa immagine negativa. Io ho vissuto giorni e notti nei vicoli dei Quartieri Spagnoli, ho conosciuto tantissimi ragazzi di ogni età e tutti sognano lavori onesti rinnegando la visione stereotipata che gli è stata assegnata. Oggi esistono dei tour turistici nei Quartieri dove i visitatori sono accolti con cibo gratuito e tanta allegria

In cosa secondo lei questa esperienza di Napoli Eden li ha cambiati?

Ho cercato di mostrare ai giovani nuove possibilità, mi sono calata nel loro mondo e abbassando ogni barriera sono riuscita a stimolarli a diventare artisti scoprendo la meraviglia della creazione e le potenzialità dell’utilizzo dei materiali di scarto: ne hanno preso coscienza cominciando con me a riconoscerli come frutto della raccolta differenziata.

Qual è la cosa più grande che ha dato, invece, a lei personalmente questa esperienza?

Il capo dei “miei scugnizzi”, Biagio Manna, un giorno mi ha detto: “Sei una
‘QS’, una Quartierana Spagnola, sei una di noi” e questo per me è stato il più grande riconoscimento di aggregazione per essere riuscita ad abbattere le barriere sociali che purtroppo distanziano aree della stessa città di Napoli. Tra l’altro Biagio Manna dopo il docufilm Napoli Eden è stato anche scelto come protagonista del film di Paolo Sorrentino È stata la mano di Dio e questa per me è davvero una gratificazione enorme per aver realmente contribuito ad aprirgli le porte del grande cinema.

Cosa l’ha stupita di più di questa esperienza? La cosa che magari s’immaginava meno…

Mi ha stupito l’esplosivo successo internazionale: Napoli Eden è stato l’unico italiano ad aver superato autonomamente la selezione d’ingresso per la corsa agli Oscar 2021, affiancando il film scelto dall’Italia. Arrivare agli Oscar è un percorso molto complicato e ho apprezzato la meritocrazia del sistema di selezione. Se i critici americani esprimono apprezzamento, l’opera entra in corsa.

Ho avuto ottime recensioni critiche, tra cui The Hollywood Reporter, dove ho partecipato ad un Q&A. La cosa che mi è piaciuta di più è stato il commento di Hap Erstein, uno dei più noti critici cinematografici americani, quando ha detto che nel deposito di scarti di alluminio sembravo una bambina in una fabbrica di caramelle: penso che lui abbia colto in pieno il mio stato d’animo proiettato a guardare il mondo con la freschezza e la spontaneità creativa degli occhi di bambina.

Napoli Eden è stato qualificato film d’essai ha vinto otto festival internazionali e ha ottenuto otto nomination, è stato selezionato dal Maeci, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, nell’ambito del “Progetto Promozione Paese Italia nel mondo”, attraverso il Cinema di settore relativo all’arte. La proiezione di Napoli Eden sarà effettuata a rotazione all’interno della rete diplomatico-consolare e degli istituti italiani di Cultura all’estero nei cinque continenti a cura del Maeci.

L'opera Geminus

L’opera Geminus, realizzata con frammenti di alluminio riciclato e pressato nel cuore dei Quartieri Spagnoli a Napoli.

L’arte insomma può diventare un strumento potentissimo per combattere l’emarginazione e la delinquenza?

L’arte diventa un linguaggio trasversale, con una funzione di sensibilizzazione sulle tematiche sociali: un materiale di scarto diventa capace di dar luce ad una riflessione sul tema della rinascita e della responsabilità civile e sociale, ma soprattutto sul tema dell’inclusione come strumento di prevenzione della criminalità e crescita armonica della collettività. Con Napoli Eden il mio desiderio è stato quello di prevenire la criminalità attraverso l’inclusione di giovani a rischio aprendogli nuove prospettive e scenari alternativi.

Il bello, l’arte, può avviare un circolo virtuoso. Se si vive, d’altronde, in contesti degradati, come molte delle nostre periferie urbane, automaticamente le persone saranno portate ad alimentare il degrado in cui vivono. Se si è invece circondati da un ambiente bello, pulito, non abbandonato a se stesso, ognuno verrà con molta probabilità stimolato a rispettare gli spazi comuni e l’ambiente in cui abita, a prendersene cura…

Desideravo appunto valorizzare un’area marginale come quella dei Quartieri Spagnoli di Napoli. La prima volta, sono arrivata da sola nei Quartieri provocando negli abitanti reazioni di incomprensione di ogni genere. Ho incontrato persone con situazioni e problemi diversi e sono emerse storie di chi è stato con la propria vita un esempio di rinascita, fornendo stimoli e traiettorie per una cittadinanza che mira ad una nuova e possibile armonia, al raggiungimento di un Eden desiderato.

Ecco perché ho voluto dedicare un’opera speciale ai Quartieri Spagnoli che, oltre all’alluminio, contenesse gli occhi di quattro personaggi nati e vissuti nei Quartieri, da me selezionati e fotografati, come esempi capaci di lasciare alle spalle un passato difficile e stimolare un cambiamento positivo non solo proprio, ma della collettività: le quattro iridi luminose e giganti si alternano ad un gioco di specchi ideato per rendere i fruitori parte integrante dell’opera.

Da più di un decennio ho scelto gli occhi come simbolo della mia ricerca artistica come espressione di identità di ogni essere umano.  Quell’organo che ci permette di percepire il mondo in maniera univoca diventa per me desiderio di approfondimento per andare al di là della visione comune. Nella vita ho fotografato migliaia di iridi, con un sistema fotografico da me brevettato, e le ho restituite in maniera gigantografica come provocazione per mettere l’attenzione sulla bellezza e l’unicità di ognuno al di là dell’apparenza, dei pregiudizi e degli stereotipi. Ecco che nel caso di Napoli Eden gli occhi della mia opera Geminus ci invitano a una diversa chiave di lettura, con una nuova percezione della città al di là di ogni pregiudizio.

Con Napoli Eden la città emerge attraverso l’innocenza di una nuova visione e dallo scarto – da ciò che è apparentemente degrado – rinasce in un nuovo possibile eden, Napoli Eden appunto.

So che a breve comincerà a lavorare a un nuovo importante progetto…

Questo mese inizierò a girare il mio prossimo documentario Pucunari/We are art, già vincitore dei contributi selettivi alla produzione del Ministero della cultura (direzione generale cinema e audiovisivo), dei Contributi a sostegno dello sviluppo, produzione e distribuzione di opere cinematografiche e audiovisive in Campania.

L'opera Harmonia

Harmonia, l’opera realizzata in tubi colorati che si elevano verso il cielo, installata in via Benedetto Brin 69 a Napoli.

Questa mia nuova avventura racconterà il mio percorso creativo nella realizzazione di un’installazione artistica multimediale e interattiva creata per stimolare una consapevolezza spirituale del valore di ogni essere umano

Verranno documentate le storie profondamente personali di quattro giovani ventenni, vittime di bullismo, discriminazione razziale, alcol e criminalità e come hanno superato le avversità, modificando le loro vite e trovando un percorso dall’oscurità alla luce.

Li ho battezzati “Pucunari”, il termine è un’espressione napoletana che racchiude in sé la caratteristica di avere la capacità di superare gli ostacoli usando gli occhi per guardare lontano scavalcando gli ostacoli senza lasciarsi intimorire dai problemi.

L’opera d’arte finale (realizzata con il contributo della Fondazione Banco Napoli) si chiamerà “Collòculi” : il nome deriva da due parole latine: Colloquium, che significa “dialogo”, e Oculi, che significa “occhi”. Si tratta di una gigantesca replica dell’occhio umano costruita utilizzando nuovamente l’alluminio riciclato (per rappresentare il mio continuo impegno a richiamare l’attenzione sui pericoli ambientali) e la pupilla sarà collegata ad una tecnologia multimediale che offrirà un’esperienza multisensoriale allo spettatore.

Vincenzo Petraglia

NAPOLI_EDEN TRAILER IT from Annydi Productions on Vimeo.

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