Wise Society : Museo Messner: cinque spazi per incontrare la montagna

Museo Messner: cinque spazi per incontrare la montagna

di Francesca Tozzi
10 Maggio 2011

Ha aperto da poche settimane MMM Ripa a Castel Brunico, il quinto museo che l'apinista altoatesino ha dedicato al mondo delle cime. Un originale progetto "diffuso" in diverse valli e antichi castelli della sua terra. Non solo per raccontare storia dell'alpinismo, miti e leggende. Ma per regalare a tutti un percorso emozionale in alta quota, dove mettere in gioco anche i nostri sensi

Il rapporto fra l’uomo e le vette è da sempre all’insegna dell’amore e della paura. La montagna invita a essere esplorata, ma non può essere compresa  del tutto. Ne sa qualcosa Reinhold Messner, l’alpinista-scrittore che per primo ha scalato tutti i 14 ottomila della Terra. E che, proprio per raccontare questa complessa relazione con le vette ha progettato e realizzato in Alto Adige, sua terra natale, il Messner Mountain Museum, (www.messner-mountain-museum.it) sorta di museo diffuso in cinque sedi, tra valli e castelli, ognuna dedicata a un tema speciale. Attraverso le varie tappe si snoda un percorso di visita che mette in gioco tutti i nostri sensi e che, prima di essere un’occasione di conoscenza, è una forte esperienza emozionale.

Firmian: arte, storia e spettacoli

Il cuore del MMM è custodito tra le antiche mura di Castel Firmiano, a Bolzano, rese accessibili da una struttura moderna in vetro e acciaio. Nell’architetto Werner Tscholl, specializzato nella ristrutturazione di castelli e “conservatore delle origini”, Messner ha trovato uno spirito affine per procedere al risanamento del maniero e all’allestimento degli spazi. Il percorso espositivo si snoda tra torri, sale, cortili e offre al visitatore una visione d’insieme attraverso opere, quadri, cimeli, reperti naturali che raccontano l’orogenesi delle catene montuose e il loro disfacimento, il legame tra montagna e religione, la storia dell’alpinismo fino all’odierno turismo alpino. «Il museo è una sorta di mosaico, contornato da cinque satelliti, che spinge il visitatore ad avvicinarsi, e a volte perfino a entrare nella montagna, per toccare e sentire gli oggetti e i simboli attraverso i quali l’uomo ha incontrato le vette in tutto il mondo», spiega il celebre alpinista. «Io cerco di raccontare questo incontro con tutti i mezzi, attraverso la musica e i quadri, le mostre e gli spettacoli teatrali nella sede di San Firmiano, che ospita sia la parte organizzativa sia quella creativa, ma lo racconto anche attraverso le “reliquie”. Dietro una slitta recuperata dal passato, dietro una piccozza consumata c’è la storia della conquista dei poli e quella dell’alpinismo. Ogni nuovo oggetto aggiunge un nuovo tassello al mosaico, organismo vivo e in trasformazione: il mio museo non è qualcosa di stabile e cristallizzato: è un processo in fieri».

Ortles: l’universo dei ghiacci

La seconda tappa prevista è il museo Ortles che si trova a Solda a 1900 metri di quota. Dedicato al tema del ghiaccio, è stato allestito in una moderna struttura sotterranea ai piedi della montagna. Qui Messner racconta del timore del ghiaccio e del buio, dell’uomo e dei leoni delle nevi, del “white out” e del terzo polo. Il museo espone la più vasta collezione di dipinti con vedute dell’Ortles, illustra due secoli di storia di attrezzi da ghiaccio, il mondo dello sci, l’arrampicata su ghiaccio e le spedizioni ai poli. «Vedendo e toccando gli attrezzi si può capire meglio l’esperienza degli alpinisti», continua Messner, «chi visita il museo del  ghiaccio, poi, ha la sensazione che le valanghe stiano davvero per cadergli in testa: ho sistemato un potente binocolo attraverso il quale, aspettando, puoi vedere il ghiaccio che cade. La montagna è viva, ci devi entrare per sentirla e quando sei dentro, dall’apertura sulla tua testa, puoi ammirare la cima dell’Ortles».

Juval: sacralità e spiritualità

Con un viaggio in funivia e una piacevole camminata si arriva poi a un’altra sede imperdibile. Arroccato su un’altura nella splendida val Venosta, svetta Castel Juval dove si racconta il “mito” della montagna. Per molti popoli in tutto il mondo la montagna è sacra, dall’Olimpo all’Ararat, dal Sinai al Kailash, dal Fujiama in Giappone all’Ayers Rock in Australia. Il museo custodisce una raccolta di dipinti con vedute delle grandi montagne sacre, una preziosa collezione di cimeli tibetani e di maschere provenienti dai cinque continenti, la stanza Tantra e in cantina gli equipaggiamenti delle spedizioni di Reinhold Messner. «Le collezioni di questi oggetti raccontano la fase animistica che precede le religioni ufficiali e provengono da tutto il mondo perché l’animismo è una componente fondamentale della spiritualità dei popoli montani, ancora oggi molto forte e presente non solo sulle Alpi», sottolinea Messner. «Per questo nei miei viaggi in giro per il mondo cerco di raccogliere nuove testimonianze che mantengano il museo sempre vivo».

Ripa: i popoli delle vette

Il museo MMM Ripa, dedicato ai popoli delle montagne di tutti i continenti è l’ultimo a essere stato inaugurato nel Castello di Brunico (Val Pusteria) il 3 luglio 2011. Ventisette sale, 4 piani e 1894 metri quadrati di spazi espositivi. «Sono cento questi popoli ma io ho voluto che ci fossero i venti più importanti, a partire dai sud tirolesi, la cui cultura mi ha cresciuto e mi ha fatto appassionare all’alta quota», prosegue l’alpinista. «Poi racconto i nomadi e vado in Africa e poi sui Carpazi e ancora a est, sull’Himalaya, e poi sulle Ande. La montagna rappresenta tutte le religioni e ancor prima la relazione con il divino perché è qualcosa di immenso, che insieme sconcerta ed eleva». Il progetto è interattivo: Ripa è destinato a essere un luogo d’incontro e di scambio culturale tra la popolazione rurale autoctona e gli ospiti provenienti dalle altre regioni montane del mondo. L’esposizione comprende opere e oggetti d’uso quotidiano delle diverse popolazioni tra cui sherpa, tibetani, mongoli, hunza.

Dolomites: omaggio ai “Monti pallidi”, patrimonio dell’Umanità

La nostra visita termina fra le nuvole ed è un’esperienza davvero da togliere il fiato. L’ultima sede del museo, il Dolomites, sorge sul Monte Rite a più di 2000 metri d’altezza nel cuore delle Dolomiti, tra Pieve di Cadore e Cortina d’Ampezzo. Allestito in un forte della Grande Guerra e dedicato all’elemento “roccia”, racconta la storia dell’esplorazione e dell’alpinismo dolomitico

Nella galleria trovano spazio, dalla collezione Reinhold Messner, quadri e opere che hanno come protagonisti le Dolomiti, dal Romanticismo fino all’arte contemporanea. Le vedute artistiche si alternano ai veri scorci panoramici sulle vette circostanti: Monte Schiara, Monte Agnèr, Cimon della Pala, Monte Civetta, Marmolada, Monte Pelmo, Tofana di Rozes, Sorapis, Antelao, Marmarole. «L’impatto emotivo qui è forte ma ho voluto che ogni sede fosse così», aggiunge Messner. «Volevo raccontare la montagna non solo attraverso opere e oggetti, ma soprattutto dare a tutti la possibilità di camminarci intorno, di capire i suoi temi dal di dentro e contemporaneamente vederli, toccarli e viverli fuori. L’approccio al museo è emozionale, non scientifico», conclude, «e richiede la visita a tutte le cinque sedi perché l’esperienza sia davvero completa».

 

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