Wise Society : Michela Marzano e la “teoria del gender”: «Un modo per impaurire i genitori»

Michela Marzano e la “teoria del gender”: «Un modo per impaurire i genitori»

di Mariella Caruso
29 Dicembre 2015

La filosofa e deputata del Pd, autrice di "Papà, mamma e gender", spiega il valore della corretta informazione sulla sessualità in una società in trasformazione

La chiamano genericamente “teoria del gender” e, da qualche tempo, in Italia è al centro del dibattito sociale perché spesso utilizzata per contrastare qualsiasi apertura alle famiglie omogenitoriali. È difficile, però, capire di cosa si tratti. Anche perché di fatto questa teoria non esiste. A cercare di chiarire che cosa sta accadendo è la filosofa e deputata, nonché professore ordinario all’Université Paris Descartes, Michela Marzano, che all’argomento ha dedicato il libro “Papà, mamma e gender. «Il riferimento esplicito del titolo al termine gender serve proprio a cercare di chiarire cosa sta accadendo, il perché di tante polemiche e di altrettanta paura – spiega la deputata -. Di fatto “gender” rappresenta solo il termine inglese per indicare il genere. Purtroppo oggi alcuni messaggi veicolati da associazioni integraliste e cattoliche come Provita, Giuristi per la vita e La manif pour tous Italia, stanno diffondendo una serie di bugie e fomentando la paura nei genitori. Del resto chi non si spaventerebbe sentendo che ai bambini all’asilo insegnano a masturbarsi o che possono scegliere il sesso cui appartanere?».

CHIAREZZA – Come si fa a fare chiarezza su un argomento così delicato? «Spiegando scientificamente che cos’è la differenza di sesso, l’identità di genere, l’orientamento e le pratiche sessuali. Ognuno di questi termini rinvia in qualcosa di diverso, quindi parlare genericamente di gender non vuol dire nulla», sottolinea Marzano. L’esempio più calzante riguarda la pedofilia che è, «un reato, una pratica sessuale deviante che non ha nulla a che vedere né con il genere e neanche con l’orientamento sessuale – spiega l’autrice di Papà, mamma e gender -. Così come esistono pratiche diverse nell’ambito della sessualità che non che non c’entrano con l’orientamento sessuale che riguarda l’essere attirati da una persona dell’altro sesso o dello stesso sesso e non inficia la natura di uomini o donne. Non è che per natura la donna, in quanto donna, è attirata solo da uomini: può essere attirata anche da una donna e questo non la rende meno donna. La stessa cosa vale per gli uomini. In Italia, invece, esiste ancora il problema dell’accettazione dell’omosessualità come un orientamento di genere equivalente all’eterosessualità».

 ARCAISMO CULTURALE – «Il mio libro serve a aiutare chi lo desidera a trovare gli strumenti necessari a capire, a orientarsi in un panorama complesso – chiarisce -. È necessario che insegnanti e genitori siano correttamente informati. Il problema è l’ignoranza di fondo dietro la quale ci sono stereotipi arcaici un maschilismo molto forte con tendenze discriminatorie nei confronti delle donne e degli omosessuali. Occorre educare in questo senso fin dalla scuola sennò non si riuscirà mai a contrastare fenomeni come la violenza nei confronti delle donne e il bullismo omofobico e transfobico». Soprattutto in un momento in cui nelle scuole, a partire da quelle dell’infanzia, sono in aumento i bambini provenienti da famiglie arcobaleno. «Il cosiddetto “movimento antigender” nega l’esistenza della realtà delle famiglie ricomposte e arcobaleno i cui bambini vanno protetti giuridicamente – chiarisce -. Il fatto di scagliarsi contro le legge sulle unioni civili significa non avere la minima considerazione di questi bambini».

 STEPCHILD ADOPTION – Altro termine anglosassone che significa dare la possibilità al compagno o alla compagna del padre o della madre naturale di un bambino di poter creare con lui un legame giuridico riconoscendo questo bambino attraverso una forma legale. «Si tratta di una necessaria protezione per questi bambini che attualmente non hanno dando vita a un quadro giuridico che crei una serie di doveri e diritti tra genitori e figli – conclude –. Il fatto che molti di questi bimbi siano nati dalla pratica dell’utero in affitto non cambia le cose: chi vuole avere un figlio ricorrerà ai metodi opportuni. Quindi non è negando i diritti a bambini che ci sono e ci saranno che farà cambiare le cose».

 

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