La famiglia di Faenza ha rinunciato all'auto, ridotto sprechi e consumi e puntato tutto sull'autoproduzione. La loro esperienza raccontata in un libro
È possibile, per una famiglia di 5 persone, rinunciare all’auto, mangiare sano, ridurre sprechi e rifiuti, dando così una mano a salute e ambiente? Linda Maggiori e il marito Giovanni, insieme con i loro 3 bambini, ci stanno tentando e, a quanto pare, riuscendo.
«Viviamo senza auto dal 2011 quando, a causa di un incidente, la nostra macchina fu da rottamare – racconta Linda, classe 1981, mamma, educatrice e blogger e autrice del libro e Impatto Zero, Vademecum per famiglie a rifiuti zero di Dissensi edizioni –. Fu mio marito, all’inizio, a usare la bici per andare al lavoro e io, dopo poco, cominciai a utilizzarla per i piccoli spostamenti e per accompagnare i bambini a scuola. Anno dopo anno, ci siamo resi conto che potevamo assolutamente fare a meno dell’auto e oggi, sia per l’ambiente, sia per lo stile di vita sano che questa scelta ci ha regalato, l’idea di avere un’auto non ci sfiora affatto».
Negli anni, infatti, Linda è entrata in contatto con altre famiglie che non usano l’automobile, ha creato il blog Famiglie senz’auto e ha capito che l’importante è organizzare tutto minuziosamente. «Accompagno i ragazzi a scuola, sia col bello che con il cattivo tempo, a due chilometri da casa in città portando il più piccolo, di tre anni, sul seggiolino mentre gli altri due, di 6 e 9 anni, hanno le loro biciclette. Per gli spostamenti più lunghi, vacanze e gite fuori porta, utilizziamo mezzi pubblici o passaggi da amici». Questa rinuncia, però, è solo una delle scelte che la famiglia ha fatto negli ultimi 10 anni. Scelte per una vita sostenibile riportate nel libro appena uscito stampato, rigorosamente in carta riciclata, con i contributi di Rossano Ercolini, Marinella Correggia, Francesco Gesualdi. «Il libro – spiega Linda – vuole essere un sassolino negli ingranaggi del sistema, un invito al cambiamento e in cui si intrecciano le politiche per un futuro sostenibile, realizzate in Italia e all’estero, con le nostre esperienze: dal vivere senz’auto, all’autoproduzione, dall’esperienza dell’accoglienza al forno solare, dalle ricette per i detersivi alla lavatrice a pedali (in costruzione) e dalla compostiera (già costruita) in terrazzo a come monitoriamo e riduciamo i rifiuti».
L’esperienza della riduzione dei rifiuti, a cui Linda ha dedicato anche il blog famiglie-rifiutizero.blogspot.it, ha già permesso alla famiglia di Faenza, che cerca di fare una differenziata impeccabile, di arrivare a a 0,5 kg/ab di rifiuti indifferenziati l’anno. E a chi dice che questo stile di vita è complicato, Linda non può che rispondere con le parole: determinazione e organizzazione. «Noi autoproduciamo quasi tutto. Compriamo frutta e verdura tramite i Gas e ci prepariamo pane, biscotti, dolci, marmellate e, utilizzando un po’ di suggerimenti reperiti su internet o dallo scambio con altre famiglie, prepariamo in casa anche i detersivi per piatti, pavimenti e bucato. Ormai non compro più detersivi da anni, bastano limoni, sale e cenere per rinunciare a prodotti inquinanti e costosi».
Scelte di vita che fanno bene all’ambiente e anche al portafogli. «Qualcuno – continua Linda – obietta che se si lavora non si ha il tempo di fare così attenzione a tutto. Noi lavoriamo, io e Giovanni siamo educatori, ma lo facciamo part-time. In questo modo la gestione familiare, l’accudimento dei bambini viene equamente condiviso. E quindi, un po’ per scelta, un po’ per forza, abbiamo fatto fruttare questo tempo “libero” autoproducendo, andando in bici, aprendo le porte ai bambini in difficoltà (con l’affido diurno, nda) e, ovviamente, trascorrendo più tempo possibile con i nostri figli che, si divertono ad aiutarci nell’autoproduzione di tutto».
Una scelta di sobrietà che ovviamente riguarda anche l’alimentazione. «Io e
mio marito – conclude Linda – non mangiamo più carne da anni, sia per la nostra salute, sia per coerenza con il nostro impegno per un ambiente più sano. Ai bambini, però, due volte a settimana, la preparo. Non c’è estremismo né accanimento in quello che facciamo e cerchiamo, sempre, di mediare, anche per evitare che i nostri bambini possano sentirsi emarginati».