Wise Society : La rivoluzione dei cittadini parte da Milano

La rivoluzione dei cittadini parte da Milano

di di Sebastiano Guanziroli
26 Novembre 2010

Dai comitati civici all'associazionismo di quartiere, dal volontariato al mondo delle professioni. Nella capitale lombarda sempre più persone si danno da fare su temi "caldi": ambiente, mobilità, qualità della vita. Con idee comuni e un obiettivo dichiarato: ascoltare i bisogni della città e soddisfarli. Senza aspettare i tempi della politica

«Per fortuna c’è Milano», diceva il giurista Guido Rossi al Corriere della Sera del 31 ottobre scorso. «Milano può diventare oggi un argine al degrado che avanza, un fortino presidiato da un sussulto di civismo che crea partecipazione e discussione, attivando un laboratorio d’ascolto, reinventando un modello di democrazia dal basso: quella dei cittadini». Una presa d’atto che tante realtà si stanno muovendo, dietro una politica istituzionale dipinta invece come ferma e stanca, realtà vecchie e nuove che continuano a perseguire i propri obiettivi o a proporne di nuovi. E che finalmente sembrano raccogliere i frutti di una buona semina, passata attraverso i comitati cittadini, l’associazionismo di quartiere, il volontariato e il mondo delle professioni.

È solo una coincidenza temporale, ma mentre Guido Rossi esprimeva la sua analisi, presso la Fondazione Catella nasceva “Mix” (Milanoper): un progetto civico che, secondo il fondatore Manfredi Catella, mette insieme «tante persone capaci, rientrate da importanti esperienze professionali all’estero, che hanno deciso di vivere comunque a Milano».

 

Catella, amministratore delegato del gruppo Hines Italia, che si sta occupando del progetto urbanistico di Porta Nuova ha dato vita a Mix con altri 28 soci: avvocati, architetti, designer, imprenditori, finanzieri, uomini e donne dai venti agli ottant’anni. «La logica è quella di aggregare chi abbia voglia di dedicarsi alla propria città: prima ascoltando i bisogni di chi ci abita, e poi agendo concretamente per soddisfarli», spiega. Mix sosterrà un programma chiamato “Progetti della gente”, individuando una serie di interventi da sostenere nel territorio e negli spazi pubblici: si va dalla manutenzione dei giardini alla creazione di nuovi luoghi a disposizione degli artisti. «Noi vogliamo sollecitare lo sviluppo di idee e suggerimenti da parte dei cittadini, per poi raccoglierle come una spugna, selezionarle e realizzarle», conclude Catella.

 

Un’altra novità nel panorama associativo milanese è Milano Altruista, il primo network italiano che si propone come una piattaforma per raccogliere le richieste di persone interessate a dedicarsi al volontariato in modo saltuario. Seguendo una formula già molto avviata negli Stati Uniti, il tentativo è quello di abbassare le barriere d’ingresso per avvicinare al sociale persone che altrimenti non sarebbero intercettate, soprattutto adulti tra i 25 e i 50 anni. È la prima esperienza in Italia, e non è un caso venga sperimentata a Milano. Anche questo è un modo per mettere in comunicazione associazioni e cittadini.

 

Un’altra tendenza che sembra prendere forza è quella al dialogo tra le tante realtà associazionistiche che collaborano all’insegna dell’unione fa la forza, soprattutto per pungolare la politica ufficiale. Dimostrazione lampante del successo di queste iniziative è Milanosimuove, un movimento civico che ha promosso cinque referendum su ambiente, mobilità e qualità della vita. I risultati sono stati  evidenti: più di 125mila firme raccolte, oltre 25mila per ciascun quesito.

«Abbiamo deciso di mettere insieme esperienze disparate» spiega Lorenzo Lipparini, coordinatore per la raccolta firme del Comitato, «provenienti dalla società civile, dalle associazioni, dall’università e dalle professioni. Ognuno ha dato il proprio contributo, i singoli così come le associazioni più strutturate. E’ stato fondamentale per il successo dell’iniziativa parlare direttamente ai cittadini attraverso un comitato trasversale e neutro». I tre promotori, Marco Cappato, Edoardo Croci ed Enrico Fedrighini, arrivano tutti da esperienze di politica istituzionale e nei partiti, ma hanno pensato che questa volta la politica sarebbe stata solo d’ingombro. «La politica tradizionale, i partiti, sui nostri temi sono sempre stati mossi da una cautela che ha portato all’immobilismo. Però noi non abbiamo cercato lo scontro, bensì un dialogo che a dire la verità è stato accolto solo a mano a mano che la raccolta firme decollava. Alla politica più sensibile queste iniziative comunque danno grande forza, perché servono a proporre temi e a far sentire la vicinanza dei cittadini» conclude. I cittadini, appunto. L’elenco delle adesioni illustri è lunghissimo e prestigioso e molti sono proprio politici di tutti gli schieramenti. Hanno aderito come singoli però, e questo è sintomatico e rivela molto dei problemi che frenano la politica istituzionale. «La risposta dei cittadini comuni è stata entusiasmante soprattutto ai banchetti», prosegue Lipparini. C’era una gran voglia di mettere la propria firma. Addirittura in tanti si lamentavano e ci rimproveravano perché cercavano da giorni i banchetti e non li trovavano». Quando le persone si lamentano perché non riescono a partecipare, è sempre un buon segno. È successo a Milano, dove per tanti anni forse ci è lamentati troppo poco.

 

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