Wise Society : La fine del mondo? Comincia oggi. A Roma

La fine del mondo? Comincia oggi. A Roma

di di Laura Campo
17 Gennaio 2011

Quattro giorni di incontri, dibattiti e spettacoli intorno al tema dell'Apocalisse. Il "Festival delle Scienze", in programma dal 20 gennaio non vuol fare previsioni, ma affrontare i grandi temi della nostra società e i problemi più urgenti che dobbiamo risolvere: dal cambiamento climatico al sovrappopolamento. Per guardare al futuro senza allarmismo, ma con gli occhi ben aperti

Incontri, dibattiti, lezioni magistrali, mostre, spettacoli e aperitivi scientifici. Tutto intorno a un tema unico, impegnativo e un po’ provocatorio: la “fine del mondo” e le relative istruzioni per l’uso. È questo l’argomento forte cui è dedicata la sesta edizione del Festival delle Scienze, in programma a Roma (Auditorium Parco della Musica, info e calendario www.auditorium.com) dal 20 al 23 gennaio. «Abbiamo scelto questo titolo perchè l’Apocalisse è un grande tema sul quale l’uomo si è sempre interrogato, con paura, con incertezza, ma anche con curiosità», spiega Vittorio Bo, direttore scientifico della manifestazione. «Quest’anno poi avevamo anche un motivo di attualità in più: la profezia Maya secondo cui il 21 dicembre 2012 finirebbe l’ultima delle cinque Ere della civiltà», continua Bo. «Naturalmente si tratta solo di un pretesto: la nostra idea è quella di fare il punto su una serie di temi importanti per l’uomo e la società (dal rapporto con la natura alle grandi catastrofi) attraverso interlocutori ben qualificati (filosofi e storici della scienza, ma anche astronomi, geologi, fisici, biologi e palentologi) che possano riflettere insieme al pubblico su cosa sappiamo o vorremmo sapere del nostro destino di specie umama e di quello del Pianeta che ci ospita», continua Bo, «senza essere allarmisti ma senza nascondere i problemi e le sfide che ci troviamo di fronte».

Dall’eternità dell’universo alla fine possibile

Sappiamo che nella cosmologia antica l’universo era considerato eterno e che fu il Cristianesimo, con il dogma della creazione divina, a trasmettere l’idea che la vita dell’uomo sulla Terra fosse provvisoria, destinata a finire con l’avvento dell’Anticristo citato nei Vangeli. Nell’ultimo secolo, invece, la paura della fine si è concretizzata molte volte, nelle guerre, nel lancio della bomba atomica, negli stermini di massa. Oggi accanto agli attentati terroristici e alle armi nucleari si affacciano nuove crisi globali a farci temere il peggio: dalla fine del petrolio alla mancanza di acqua, dal sovrappopolamento al global warming. «L’edizione 2011 dà ampio spazio all’ambiente, perchè ci sembrava giusto riflettere sul fatto che la conservazione dei beni sulla Terra riguarda tutti» continua Bo, «Che è sempre più l’uomo l’arbirtro del Pianeta e che molti nostri comportamenti devono cambiare: la fine del mondo, oggi, dipende molto più da noi rispetto al passato. E può essere evitata con le nostre scelte e il nostro modo di agire. Scelte e comportamenti che non definirei neanche più virtuosi, ma semplicemente necessari», conclude il direttore. E allora ecco gli appuntamenti dedicati alla crisi climatica (Dalla negazione al panico? giovedì 20 alle 19.30) alla prevenzione e gestione di terremoti e tsunami e altre catastrofi (sabato 22 alle 12) alla drastica diminuzione delle risorse e ai cambiamenti metereologici e di habitat che già si sono verificati in molti stati (Il North Slope dell’Alaska. La fine del mondo alla fine della terra? sempre il 22 alle 12 al teatro studio). Alle conseguenze di questi cambiamenti sono anche dedicati quattro spettacolari documentari della nuova serie dei National Geographic Channel che raccontano in modo semplice e persino divertente ‘L’Alba del giorno dopo’. Per saperne di più su maremoti, eruzioni vulcaniche, glaciazioni c’è anche una mostra tematica interattiva con proiezioni in 3D, exhibit sull’evoluzione geodinamica del Mediterraneo e tavole vibranti che simulano diversi tipi di sisma.

Tra conversazioni e spettacoli

Spazio anche all’intrattenimento e al dialogo tra scienza e arti: letteratura, musica, recitazione. Da non perdere la lezione magistrale di Ian McEwan (Blues della fine del mondo, giovedì 20 alle 19) il maestro della letteratura contemporanea  esperto anche di argomenti scientifici ha in serbo una sorprendente riflessione sul modo di guardare alla nostra esistenza collettiva e su come contrastare il risorgere di oscuri movimenti apocalittici. Ironico e provocatorio anche lo spettacolo di e con Stefano Benni (L’ultima astronave, venerdì 12 ore 21) che ruota sulla scelta di che cosa caricare, tra il meglio e il peggio dell’umanità, su una ipotetica navicella spaziale in partenza per l’universo dopo la fine del mondo.
«Il festival delle scienze di Roma, rispetto a quelli che si svolgono in altre città, per esempio Genova, si rivolge a un pubblico più adulto e ha sicuramente un aspetto meno didattico», spiega ancora Vittorio Bo che tra l’altro è responsabile anche del festival del capoluogo ligure. «Qui all’Auditorium di Roma, prevale l’idea di conversazione aperta, di scambio di riflessioni tra relatori e pubblico. Un pubblico, tra l’altro sempre in aumento, perchè la scienza, al di là dei luoghi comuni che la vorrebbero “distante” e “difficile”, incuriosisce e appassiona sempre più persone», conclude Bo «a Roma sono previste 60-80 mila presenze, ma sappiamo che il bacino di interesse è molto molto più ampio».

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