A Genova una nuova mostra dedicata al grande fotografo americano. In esposizione oltre 200 foto, i grandi reportage ma anche gli ultimi lavori, per capire meglio il nostro tempo, guardare negli occhi le nostre paure, riscoprire l'incanto della vita
Grazie all’avvento del digitale e alla diffusione di macchine fotografiche compatte a prezzi sempre più accessibili, il flusso di immagini da cui siamo investiti quotidianamente quasi ci stordisce. Chiunque oggi può improvvisarsi fotografo di viaggio, chiunque può fissare momenti della propria vita e condividerli con gli amici sui social network, chiunque può postare video su you tube. L’occhio è sazio di immagini.
Eppure non siamo stanchi di andare alle mostre fotografiche perché ancora non tutti sono in grado di raccontare una guerra attraverso uno sguardo che fissa l’obiettivo, accusatorio e pieno di domande. Uno sguardo inesorabile che inchioda chiunque lo fissi alle sue responsabilità. Gli occhi di Sharbat Gula, la ragazza afgana fotografata da Steve McCurry al campo profughi di Nasir Bagh in Pakistan nel 1984, hanno fatto il giro del mondo così come altri suoi reportage.
A Palazzo Ducale di Genova fino al 24 febbraio si può visitare la nuova grande mostra dedicata al celebre fotografo americano, prodotta e organizzata dalla Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, dal Comune di Genova e da Civita. In esposizione oltre 200 foto, stampate in vari formati, con una netta prevalenza delle grandi dimensioni. Anche la mostra genovese comprende un’antologia di tutta la produzione del fotografo, con numerose delle sue immagini più famose, a partire dal ritratto della ragazza afgana dagli occhi verdi, di cui è presentata tutta la storia, con scatti mai visti, un documentario del National Geographic proiettato in uno spazio dedicato e il materiale raccolto in giro per il mondo dallo stesso McCurry.
Insieme alle icone più conosciute, scattate nel corso degli oltre 30 anni della sua straordinaria carriera di fotografo e di reporter, sono presentati i lavori più recenti, realizzati dopo il 2010, insieme ad alcuni inediti che costituiscono quasi il 50% delle foto esposte. Il progetto The last roll con le immagini scattate utilizzando l’ultimo rullino prodotto dalla Kodak, gli ultimi viaggi a Cuba, in Thailandia e in Birmania, con una spettacolare serie di immagini dedicate al buddismo, una selezione delle fotografie scattate nei recenti e numerosi soggiorni italiani, da Venezia alla Sicilia, da Roma all’Aquila. Infine, le immagini realizzate di recente in Tanzania per il progetto di sostenibilità Lavazza ¡Tierra!. Si tratta dell’ultimo capitolo di una lunga serie sviluppata a partire dal 2002 il cui narratore d’eccezione, Steve McCurry appunto, ha raccontato i numerosi progetti sviluppati da Lavazza in Perù, Colombia, Honduras, India e Brasile.
Steve McCurry è uno dei più grandi maestri della fotografia del nostro secolo, premiato diverse volte con il World Press Photo Awards, ma è soprattutto un punto di riferimento per un larghissimo pubblico, soprattutto di giovani, che nelle sue fotografie riconosce un modo di guardare il nostro tempo e, in un certo senso, “si riconosce“. Ogni suo ritratto racchiude un complesso universo di esperienze, storie, emozioni, dolori, paure, speranze. «Ho imparato a essere paziente. Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi verso di te», spiega McCurry. Veterano del National Geographic, sempre in viaggio, più facilmente in qualche parte dell’Asia che non in America, Steve McCurry ha fatto del viaggiare una sua dimensione di vita.
Steve McCurry
Viaggio intorno all’Uomo
Fino al 24 febbraio 2013
Genova, Palazzo Ducale, Sottoporticato