Qual è l’impatto ambientale del digitale? Molto più di quanto si possa immaginare. Ogni minuto si inviano nel mondo quasi 42 milioni di messaggi Whatsapp, su Linkedin vengono inviate più di 69mila domande di lavoro, gli utenti di Instagram condividono 347mila storie e quelli di Facebook caricano 147mila foto, mentre TikTok registra più di 2700 installazioni. In un solo giorno vengono inviate 247 miliardi di email.
Il mondo digitale emette Co2
Tutto questo ha un peso e implica consumi energetici e conseguenti emissioni di CO2 in atmosfera. In un report recente, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) scrive che il traffico internet globale è aumentato di oltre il 40% nel 2020 a causa dell’incremento dello streaming video, delle videoconferenze, del gioco online e dell’uso dei social network. Questo incremento si aggiunge alla crescente domanda di servizi digitali nel corso dell’ultimo decennio: dal 2010, il numero di utenti internet in tutto il mondo è raddoppiato, mentre il traffico internet globale è aumentato di 15 volte.
Il peso è destinato a lievitare. La stessa IEA prevede che la forte crescita della domanda di servizi di data center e di rete continuerà nel prossimo futuro, in particolare a causa dello streaming video e dei giochi. Questi servizi di streaming costituiranno l’87% del traffico internet dei consumatori nel 2022.
Impatto ambientale del digitale: quanto “pesano” email & C.
Tutto questo comporta conseguenze in termini di impatto ambientale del digitale. Gli scienziati della britannica Royal Society stimano che le tecnologie digitali contribuiscono già tra l’1,4% e il 5,9% delle emissioni globali di gas serra. Un’ora di streaming in Europa ha un’impronta di carbonio equivalente ad avviare un bollitore elettrico tre volte o a guidare per 250 metri.
Quanta Co2 produce una mail?
Il peso ambientale di un’email l’ha calcolato Mike Berners-Lee, docente alla Lancaster University’s Environment nonché fratello di Tim Berners-Lee, il co-creatore del World Wide Web. Nel suo libro “How Bad are Bananas? The Carbon Footprint of Everything” ha provato a calcolare le impronte medie di carbonio di diverse “lettere elettroniche”. Per esempio, una email media spam pesa 0,3 g CO2e (anidride carbonica equivalente), un’email standard arriva a 4 g CO2e mentre una contenente allegati può pesare fino a 50 g CO2e.
Si aggiungano, inoltre, le stime del servizio antispam Cleanfox, secondo cui un utente medio riceve ogni anno 2.850 email indesiderate da abbonamenti, responsabili di 28,5 kg di CO2e.
Quanta Co2 produce la messaggistica istantanea?
Arriviamo ai servizi di messaggistica. In un articolo pubblicato dalla BBC, riportando un’analisi di Charlotte Freitag, esperta di della Small World Consulting, la società fondata da Mike Berners-Lee si stima che un tweet abbia un’impronta di 0,2 g di CO2e, mentre l’invio di un messaggio tramite WhatsApp o Messenger ha un impatto più “lieve” rispetto all’invio di una e-mail.
La stessa Freitag, in una ricerca dedicata sull’impatto ambientale dell’ICT ha rilevato che l’attuale quota di emissioni globali di gas a effetto serra ha raggiunto una quota pari al 1,8%-2,8% sul totale.
I risvolti green della tecnologia
Insieme alla considerazione dell’impatto ambientale del digitale, occorre però pensare che rapidi miglioramenti nell’efficienza energetica stanno contribuendo a limitare la crescita della domanda di energia dai data center e dalle reti di trasmissione dati. Essi rappresentano ciascuno circa l’1% dell’uso globale di elettricità. Nonostante un’impennata del 60% nella domanda di servizi di data center, si stima che l’energia richiesta per alimentarli rimanga lineare fino al 2022, dice l’AIE, citando uno studio del febbraio 2020 guidato dal professore di ingegneria statunitense Eric Masanet della Northwestern University.
Malgrado gli sforzi significativi a livello governativo e industriale sull’efficienza energetica, l’approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili e la ricerca e sviluppo saranno essenziali per frenare la domanda di energia e la crescita delle emissioni nel prossimo decennio, rileva la IEA.
La forte crescita della domanda di servizi di data center continua a essere in gran parte compensata dai continui miglioramenti dell’efficienza di server, dispositivi di archiviazione, switch di rete e infrastrutture di data center, nonché dall’elevata e crescente quota di servizi soddisfatti da data center cloud e hyperscale altamente efficienti.
Il peso dell’innovazione e la vocazione green delle Big Tech
La stessa Agenzia Internazionale dell’Energia mette in luce come anche l’efficienza energetica delle reti di trasmissione dati è migliorata rapidamente. Anche se il traffico internet globale è più che raddoppiato tra il 2017 e il 2020, e potrebbe raddoppiare di nuovo entro il 2023. “La natura della trasmissione dei dati sta cambiando rapidamente, con il traffico dei dispositivi mobili che cresce al triplo del tasso (+50%) dei dispositivi cablati e solo Wi-Fi come i computer portatili e desktop (+17%)”.
E poi ci sono le reti mobili. Esse stanno passando dalle vecchie tecnologie 2G e 3G alle più efficienti 4G e 5G. Entro il 2022, queste ultime insieme dovrebbero trasportare l’83% del traffico mobile, rispetto a meno dell’1% del 2G. Le reti 4G sono circa cinque volte più efficienti dal punto di vista energetico del 3G e 50 volte più efficienti del 2G. L’impatto complessivo dell’energia e delle emissioni del 5G, tuttavia, è ancora incerto, come indicano gli studi condotti in Svizzera e Francia. Mentre un’antenna 5G attualmente consuma circa tre volte più elettricità di un’antenna 4G, le caratteristiche di risparmio energetico come la modalità sleep potrebbero ridurre il divario al 25% entro il 2022.
Certo, ci sono diversi fattori che possono cambiare di molto le cose. Le tecnologie digitali emergenti come blockchain, l’impiego di tecniche di Intelligenza Artificiale e di Machine Learning, 5G e realtà virtuale sono anche pronte ad aumentare la domanda di servizi di dati. Ma i colossi Big Tech come Facebook, Google e Apple stanno puntando su obiettivi di produzione e consumo di energia da fonti rinnovabili sempre più ambiziosi. Google (12 TWh nel 2019), Apple (1,7 TWh nel 2020) e Facebook (7 TWh nel 2020) hanno acquistato o generato abbastanza elettricità rinnovabile da corrispondere al 100% del loro consumo operativo di elettricità.
Andrea Ballocchi