Il turismo “alternativo” riparte dai boschi
Il selviturismo tra pini e macchia mediterranea per entrare a contatto con la natura e aiutare a preservarne l’habitat
È una delle nuove frontiere del turismo, praticabile in tutte le stagioni dell’anno: a partire dall’autunno. In viaggio nel bosco, camminando tra gli alberi e seguendo le tracce degli animali. Una tipologia di vacanza emozionale che sembra riscuotere il gradimento di tutti: grandi e bambini, con una predilezione da parte di chi trascorre gran parte dell’anno nelle città. È il bisogno di venire a contatto con la natura a spingere sempre più italiani a passeggiare tra conifere e macchia mediterranea, a seconda della meta eletta.
IN VACANZA A CONTATTO CON LA NATURA – Questa passione ha un nome specifico: si parla di “selviturismo” per definire una forma di turismo dinamico che viaggia a braccetto con quello enogastronomico, vissuto inforcando una bicicletta (cicloturismo), con un cavallo al proprio fianco (ippoturismo) o a bordo di un peschereccio (ittioturismo). L’idea è venuta ad Antonio De Bona, un naturalista lucana che ha da poco fondato l’Asi: Associazione Selviturismo Italia. Il suo è un progetto ambizioso, che punta a sfruttare la ricchezza più grande che possiede il territorio in cui vive: i boschi, appunto, in grado di trasformare paesaggi collinari e montuosi altrimenti anonimi. Questi spazi, oltre a rappresentare un importate tassello nell’economia locale per la produzione di legname e prodotti del sottobosco, possiedono valenze ambientali e paesaggistiche: sotto forma di protezione del suolo, tutela della biodiversità, miglioramento del paesaggio e offerta di aree turistico ricreative. Ecco perché la loro valorizzazione può rappresentare una leva ulteriore per rafforzare il ruolo del turismo a livello nazionale: dalla Sicilia al Piemonte. I primi appassionati di selviturismo hanno scoperto la bellezza di una notte trascorsa in un rifugio o in una foresteria creata ad hoc. Come spiega il fondatore di questo movimento De Bona, «Tale forma di vacanza è rivolta a un target di persone che, munite di scarponi e di zainetto, abbiano la capacità di meravigliarsi e di sorprendersi osservando la natura e tutto quello che è vivo e si trasforma, e che vogliano “respirare” e sentirsi parte integrante di questo mondo».
COME TRASCORRERE IL TEMPO IN UN BOSCO? – Sostenibilità, natura e biodiversità sono le parole d’ordine che avvicinano tutti gli appassionati di questa nuova modalità di turismo. Ma cosa è possibile fare in un bosco? Diversi sport: dallo sci al trial, dall’equitazione allo yoga, dal culturismo al parapendio. E poi: tiro con l’arco, mountain bike, free climbing e skyrunning. Interessanti anche le attività amatoriali offerte: sopravvivenza, scoutismo, fotografia naturalistica, birdwatching e venatoria (caccia, falconeria, funghi, lumache e tartufi). È inoltre possibile curarsi con le attività terapeutiche offerte dal bosco: cromoterapia, dendroterapia (a stretto contatto con gli alberi), fitomedicina, floriterapia e silvoterapia. Diversi progetti risultano già decollati nelle scuole di alcuni Paesi del nord Europa. In Svizzera, in Germania e in Finlandia sono sempre di più i bambini che vanno a scuola nei boschi con tute termiche impermeabili e stivali di gomma. «In questo contesto – chiosa De Bona – il selviturismo si pone come una delle attività in grado di migliorare e mantenere nella sua integrità funzionale il bosco inteso come suolo e soprassuolo, ma anche come custode di ogni forma di vita animale e vegetale e come strumento di difesa della salute e del benessere della collettività».
Twitter @fabioditodaro