Una delle pagine più tragiche della storia dell'umanità raccontata attraverso il linguaggio dell'arte
“Il filo dimenticato 1943-1945 Gli anni bui di San Vittore” è il titolo dell’esposizione di ricami e di opere cucite a mano su disegni dell’artista Alice Werblowsky dalle donne recluse nel carcere milanese, in occasione della Giornata della Memoria.
Una mostra che ripercorre il periodo tragico in cui l’istituto di pena era parzialmente usato per rinchiudere gli ebrei e i prigionieri politici prima che venissero trasferiti nei campi di sterminio. Infatti, la Gestapo gestiva il quinto raggio detto “girone infernale” o “girone degli impiccati” nel quale venivano internate le famiglie ebree e il sesto raggio, luogo di detenzione dei dissidenti. Lì era reclusa Liliana Segre, poi sopravvissuta all’olocausto, che all’epoca aveva soltanto 13 anni. E che, dopo una prigionìa durata 40 giorni, fu deportata con altri 650 ebrei ad Auschwitz-Birkenau con un treno partito dal binario 21. La sua storia è raccontata attraverso un grande pannello ricamato. Come lo sono anche le tante altre vicende che in quegli anni di orrore si sono consumate all’interno del carcere. A volte, storie colorate di umanità e di coraggio. Come quella della guardia carceraria Andrea Schivo che nutriva di nascosto i bambini prigionieri o del giardiniere Giuseppe Grandi che aiutò molte famiglie ebree a scappare dall’Italia e a rifugiarsi in Svizzera.
Nel lavoro di alcune detenute nomadi, anche il ricordo dello sterminio dei popoli Rom.
L’interesse alla mostra è tale che i posti per la visita nel penitenziario sono già esauriti , ma l’esposizione si sposterà a breve, dal 3 al 10 febbraio, nello spazio Energolab in via Plinio 38 (Milano), dove non sarà richiesta la prenotazione.
Per informazioni sugli orari e altro, visitare la pagina facebook che sarà presto aggiornata
