Wise Society : I delfini per la rinascita di Taranto

I delfini per la rinascita di Taranto

di Fabio Di Todaro
26 Maggio 2015

Grazie a Carmelo Fanizza e alla sua Jonian Dolphin Conservation oggi osservare i cetacei nel Golfo di Taranto è diventata la principale attrazione turistic

È una storia, quella dei delfini nel golfo di Taranto, cui si fa fatica a credere, finché non li si vede. Sbuffano acqua, si immergono e tornano a galla, seguono una sola barca: il catamarano della Jonian Dolphin Conservation, guidato da biologi e veterinari che nella città bimare si sono inventati una professione, a cavallo tra ricerca scientifica e turismo. La loro è una delle poche storie liete che giungono dalle rive dello Ionio. Una dimostrazione di tangibile di come l’uomo possa tentare di dominare l’ambiente, senza per questo riuscire a snaturarlo. Da simbolo della nascita a guida di un nuovo corso: Taranto ha scelto i suoi delfini per ripartire dopo gli anni della grande industria.

LE ORIGINI DI UN PICCOLO CAPOLAVORO – La storia di questo piccolo capolavoro di self made marketing ha origine nel 2009, quando Carmelo Fanizza, presidente dell’associazione con una laurea in scienze della maricoltura, acquacoltura e igiene dei prodotti ittici, decide di realizzare nella sua città ciò che per quasi dieci anni aveva fatto tra le Maldive e l’Egitto: vivere in mare a stretto contatto con i delfini. Da qui l’idea di fondare la Jonian Dolphin Conservation, un’associazione che aveva come obiettivo la ricerca scientifica sui cetacei che abitano il Golfo di Taranto. La stenella striata, una specie che non supera quasi mai i 2,10 metri di lunghezza, è la più presente, oltre che la più disponibile al contatto con l’uomo. Ma nella rada di Mar Grande – in un’area che si colloca in un circocentro tra Santa Maria di Leuca, Taranto e la punta Alice di Cirò Marina (Crotone) – si osservano anche tursiopi e grampi: la famiglia più difficile da avvistare nelle acque italiane, con specie che arrivano a pesare anche più di quattrocento chili. Tutti vivono a non più di quindici chilometri dalle ciminiere dell’Ilva, i cui fumi oltre a inquinare l’aria hanno offuscato l’immagine di una città, negli ultimi tre anni. Un piccolo miracolo? «Più che altro un riconoscimento che rivaluta la risorsa mare di questo territorio», racconta Fanizza a WiseSociety.it, alle porte di un’estate in cui sono già centinaia i turisti pronti ad accomodarsi sul catamarano per assistere allo spettacolo. Se nel 2009 furono 15 le uscite organizzate in mare per registrare le abitudini e le “voci” dei cetacei, nel 2014 sono state 150: una cifra che sarà sicuramente superata nell’anno in corso. Una passeggiata a bordo del catamarano Taras non è una semplice gita. «Il turismo serve a finanziare la ricerca e chi sale sulla nostra barca diventa ricercatore per un giorno».

I DELFINI A EXPO – La scelta di questi avanguardisti del mare, divenuti la prima attrazione di Taranto su Trip Advisor, sta raccogliendo consensi anche lontano dallo Ionio. Il direttore artistico di Expo Marco Balich ha scelto Fanizza e i suoi delfini come eccellenza rappresentante della Puglia, all’ingresso del Padiglione Italia. «Se è vero che nella stessa città in cui sbuffa l’Ilva vivono i delfini, voglio che questa storia accolga i nostri visitatori», disse mesi fa l’uomo che si occuperà anche della cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Rio de Janeiro alla Regione Puglia, che sul tavolo offriva un ventaglio di eccellenze locali. Non solo mare, dunque, per i biologi e i veterinari ionici. Nello stesso periodo con l’associazione Made in Taranto, e contando sull’attivismo – nella valorizzazione delle bellezze del territorio – della docente di biologia Enza Tomaselli, la Jonian Dolphin Conservation ha lanciato il progetto “Le terre dei delfini”: un’iniziativa che mescola ricerca, didattica, marketing e divulgazione scientifica per incentivare i flussi turistici nell’arco di costa compreso tra Gallipoli e Sibari. C’è una parte di Taranto che ha scelto da che lato guardare: verso l’azzurro del proprio mare. Ancora splendido, nonostante tutto.

Twitter @fabioditodaro

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