Ha scelto di chiamarsi come il Santo di Assisi Jorge Mario Bergoglio, da ieri 266esimo Pontefice. Potrebbe essere il segno di un cambiamento verso una spiritualità più sobria ed essenziale, ma anche di un'apertura al sociale di cui molti sentono il bisogno
Il nuovo Papa ha scelto di chiamarsi Francesco, come il nostro Santo Patrono, quel Francesco d’Assisi che scegliendo la strada della rinuncia alla mondanità e della povertà, aveva riportato in primo piano nel mondo cattolico i valori della sobrietà e della spiritualità. Sembrerebbe un segnale forte e molti così hanno voluto interpretarlo.
Il gesuita Jorge Mario Bergoglio, argentino di origine piemontese, da ieri 266esimo Pontefice, è in effetti il primo Papa Francesco della storia della Chiesa cattolica oltre a essere anche il primo sudamericano. Alla folla riunita in Piazza San Pietro si è presentato abbigliato in modo semplice, un breve saluto caloroso seguito dalla recita del Padre Nostro e dell’Ave Maria. Essenzialità, è la parola che viene in mente. «Fratelli e sorelle buonasera, voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma e sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo alla fine del mondo…ma siamo qui»: queste le sue prime parole.
E non è un caso che proprio lui fosse il candidato dell’ex arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini al Conclave del 2005, quello che alla fine vide prevalere Joseph Ratzinger. Martini è stato molto amato per il suo anticonformismo, l’attenzione all’evoluzione del sociale e l’apertura verso i deboli e le debolezze umane. Anche questo è un segnale forte ma è troppo presto per dire se l’elezione del nuovo Papa porterà a un cambio di rotta. Di recente la Chiesa è stata investita da non poche polemiche legate anche allo scandalo dei preti pedofili ma non solo: il mondo sta cambiando e vuole una Chiesa che sia al passo con i tempi, capace di guidare i fedeli ma di dare un esempio anche ai laici, capace di fare quelle riforme necessarie a riavvicinare il gregge al suo pastore, nello spirito della Chiesa delle origini. Bergoglio in passato più volte accusò i funzionari della Chiesa di ipocrisia per essersi dimenticati che Gesù Cristo visse insieme agli “ultimi”.
Potrà sembrare ingenuo e utopistico pensare che una sola persona possa cambiare un sistema che da sempre, non ce lo nascondiamo, è anche fatto di giochi di potere e cerimoniali molto costosi da mantenere. Eppure molti, guardando questo gesuita di 76 anni, figlio di un ferroviere astigiano, lo hanno pensato. Già in Argentina aveva dato prova di sobrietà nello stile di vita, come prescritto dal fondatore della Compagnia di Gesù Ignazio di Loyola: a Buenos Aires si muoveva con i mezzi pubblici, viveva in un piccolo appartamento, si cucinava da solo pasti frugali. Non andò a Roma nel 2001 dopo la sua nomina a cardinale e preferì donare ai poveri i soldi raccolti per il viaggio.
C’è già chi rovista nel suo passato alla ricerca di macchie e ombre, in particolare si accusa Jorge Mario Bergoglio di un atteggiamento connivente durante la dittatura militare che investì l’Argentina tra 1976 e 1983. Di certo ha conosciuto la dura crisi economica che ha investito il suo Paese anticipando quella che ora stiamo vivendo noi, e ne ha visto le conseguenze sulla popolazione. Più delle ipotesi, delle accuse e delle ricostruzioni storiche varranno però le azioni, le parole e i pensieri che caratterizzeranno il suo pontificato da qui in avanti. Stiamo a vedere.