Wise Society : Elvina Finzi: “Le donne sono naturalmente portate per le Stem”

Elvina Finzi: “Le donne sono naturalmente portate per le Stem”

di Maria Enza Giannetto
8 Marzo 2022

Nel libro "Oltre le stelle più lontane" la signora delle comete e la figlia, entrambe ingegnere aerospaziali, si raccontano per mostrare come l'esempio sia il miglior modo per sostenere l'empowerment. "La mente delle donne - dicono - è già scientifica"

L’empowerment femminile passa dall’esempio. Perché se le donne sanno, conoscono e fanno esperienza di successi di altre donne, non possono che credere che tutto è possibile. Sembra dire questo, tra le righe, il libro Oltre le stelle più lontane (Mondadori, 2021), di Amalia Ercoli Finzi ed Elvina Finzi: madre e figlia, ingegnere aerospaziali entrambe che, attraverso una storia intima, raccontano la loro straordinaria quotidianità fatta di sfide, successi e stelle.

Elvina Finzi

Il libro Oltre le stelle più lontane

“Io spero che le ragazze di oggi siano consapevoli delle grandi opportunità offerte dalle cosiddette discipline STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) e che queste non sono loro precluse”, è questo il desiderio con cui Elvina Finzi, chiude il libro scritto insieme con la madre Amalia Ercoli Finzi: un testo che rientra facilmente tra i libri che promuovono l’empowerment femminile. Un desiderio che nasce dalla voglia di condividere una possibilità che lei sente di aver avuto anche grazie all’esempio vissuto in famiglia proprio grazie alla madre –  ingegnera aerospaziale e accademica italiana, tra le personalità più importanti al mondo nel campo delle scienze e tecnologie aerospaziali nonché prima donna in Italia a laurearsi in ingegneria aerospaziale e Principal Investigator responsabile dello strumento SD2 sulla sonda spaziale Rosetta – chiamata, non a caso, la signora delle comete.

Copertina del libro "oltre le stelle più lontane"

Immagine Mondadori

Nel libro, le loro voci, alternandosi, raccontano la storia di una famiglia a partire dagli anni del dopoguerra, in cui erano ancora molte le cose “poco adatte alle ragazze” e tante le donne che stavano ferme, aspettando che qualcuno le salvasse. In quello scenario, una bambina minuta e caparbia, spinta da un’inarrestabile curiosità, decide di dedicare la sua vita allo studio dell’Universo. Il suo esempio diventa un faro da seguire per la figlia Elvina che, in epoca diversa, con metodo e passione, ne percorre le orme nel campo delle scienze, dove le donne sono ancora troppo poche. Una storia tutta al femminile, un invito a seguire il proprio intuito e a brillare come le stelle più luminose. Di questo invito, abbiamo parlato con Elvina, ingegnera nucleare, classe 1976, doppia laurea con lode al Politecnico di Milano e all’ENSTA di Parigi, ha conseguito un dottorato di ricerca in Ingegneria nucleare, dalla madre ha ereditato il senso della sfida e un’ostinata dedizione al lavoro.

Elvina, com’è nata l’idea di un libro?

Il libro l’ho fortemente voluto io e considero un grande successo aver convinto mia madre a scriverlo. Più volte lei è stata invitata a scrivere e raccontare un po’ della sua storia ma più volte lei ha rifiutato. Non perché non voglia parlare di sé, ma perché ama andare nelle scuole, incontrare i giovani e le giovani e anche perché è difficile tenerla ferma a raccontare. Qualcuno ha anche tentato di raccogliere i suoi insegnamenti più perspicaci o le mitiche frasi a effetto delle sue lezioni all’università per pubblicarli in una specie di manuale ma non ha voluto. Io però ero convinta che fosse importante leggere di storie così, per chi non ha gli stessi riferimenti in casa o intorno a sé (come invece accade a donne come Elvina Finzi, appunto o Giulia Bignami, intervistata da wisesociety, nda)

Quanto è importante l’esempio nell’empowerment?

E’ fondamentale. Io ho avuto l’esempio in casa e per me era normale che mia madre facesse qualcosa di grosso e importante, ma andando avanti con gli anni, ho capito che quel mio mondo, per gli altri, così normale non era e questa parità che io conoscevo non era così scontata.

Perché ci sono ancora così poche donne nel mondo delle Stem?

E’ un problema culturale. Persiste un marcato pregiudizio che porta a pensare che sia strano per le bambine e le ragazze amare matematica, scienza, tecnica. E invece non è così: anzi. Le ragazze sono molto portate per questo mondo perché le materie scientifiche, in fondo, chiedono di guardare le cose nel loro insieme, di unire i puntini e noi donne siamo bravissime a farlo. Per noi è un atteggiamento spontaneo perché la mente delle donne lavora già in questo mondo.

Elvina Finzi e Amalia Ercoli Finzi

Il gap è ancora così marcato?

Purtroppo sì, è inutile negarlo. Il gap rimane e ci vorrà del tempo perché non si tratta di un cambiamento di competenze ma culturale (d’altra parte il rapporto 2021 parla di 135 anni per colmare il gender gap). Continuare a dire, però, che si può fare è importante e bisogna continuare a far capire che l’ingegno nel campo delle scienze e della tecnologia può accendersi “naturalmente” nelle bambine e nelle giovani ragazze. Basta solo crederci e allenarsi. Allenarsi anche quando si esce dal mondo della scuola che, essendo più meritocratico, non dimostra così ampiamente i pregiudizi come invece succede nel mondo del lavoro. Magari all’inizio cercando e seguendo un modello, ma poi dotandosi di una propria “valigetta degli attrezzi”.

Come si cambia?

Dicendo no alle quote azzurre. Io e mia madre apparteniamo a due generazioni molto diverse, lei ha lottato tanto per arrivare ed è arrivata da sola. Quando io sono entrata nel mondo del lavoro, qualche esempio positivo da seguire l’avevo avuto, ma sono sempre troppo pochi. Penso sia importante fare un lavoro di rete per non fare arrivare una sola, ma tutte le donne che possono arrivare, che devono farlo perché se lo meritano e sono brave. Non è vero che le donne non sanno essere solidali, la verità è che ci hanno fatto credere che c’è posto solo per una. E invece dobbiamo sostenerci perché dobbiamo essere un numero sufficiente, dobbiamo creare massa critica in grado di fare la differenza. E questo lo si fa solo guardando oltre le stelle più lontane, osando, buttando il cuore oltre l’ostacolo e facendo ciò che riteniamo giusto fare.

Maria Enza Giannetto

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