Wise Society : Donald Trump è Presidente: le implicazioni su clima e diritti

Donald Trump è Presidente: le implicazioni su clima e diritti

di Paola Greco
6 Novembre 2024

Il suo ritorno alla Casa Bianca segna un cambiamento significativo nelle politiche ambientali e sociali statunitensi, ma anche su temi che erano già al centro del suo precedente mandato

La rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America ha riacceso il dibattito su temi cruciali come politiche ambientali, diritti civili, e immigrazione. Con il ritorno alla Casa Bianca, il Presidente si prepara a reintrodurre e ampliare molte delle misure che hanno caratterizzato il suo primo mandato, promettendo politiche ancora più dure e controverse.

Illustrazione di Donald Trump

Immagine Shutterstock

Trump e il clima

Donald Trump ha un atteggiamento fortemente scettico verso il cambiamento climatico, che ha sempre definito una “bufala” ed “una delle più grandi truffe di tutti i tempi”, tanto che durante il primo mandato aveva ritirato gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, cosa che ha già promesso di fare di nuovo.

Purtroppo, quando a pensarla così è il Presidente della maggiore economia del mondo nonché il secondo Stato dopo la Cina a emettere nell’atmosfera la maggiore quantità di anidride carbonica, è facile immaginare quali siano le ripercussioni a livello mondiale e come le sue decisioni ricadano a cascata su tutti noi.

Il tycoon non ha mai fatto mistero di voler privilegiare l’economia estrattiva a scapito delle energie rinnovabili, promuovendo e rafforzando petrolio, gas e carbone, di cui gli Stati Uniti sono i maggiori produttori, e minimizzando le normative ambientali. Questi combustibili fossili non solo incrementano le emissioni di CO₂, ma sono associati a effetti negativi sulla salute e sull’ambiente, come l’inquinamento atmosferico e il degrado degli ecosistemi. È facile immaginare dunque come questo approccio metta seriamente a rischio gli obiettivi di riduzione delle emissioni concordati a Parigi.

Il The Guardian ha messo in luce come nel documento Project 2025, lanciato nel 2022 e redatto da oltre 350 esponenti della destra negazionista per guidare i primi 180 giorni del prossimo Presidente repubblicano, vi sia un’ampia proposta presidenziale per sostenere l’industria del petrolio e del gas e per ostacolare la transizione energetica. Tra le altre cose, evidenzia il progetto di smantellare la “National Oceanic and Atmospheric Administration”, l’agenzia preposta a misurare l’aumento della temperatura, inquanto ritenuta dannosa ed inutilmente allarmistica.

L’Inflation Reduction Act

Il secondo mandato di Trump potrebbe vanificare tutti gli sforzi fatti dalla presidenza di Joe Biden sul tema ambiente anche per quanto riguarda l’Inflation Reduction Act, considerato il più grande investimento sul clima della storia americana, pietra miliare nel cammino verso il traguardo Net Zero.

L’Inflation Reduction Act è una legge federale degli Stati Uniti, approvata dal Congresso e convertita in legge da Biden, che affronta una serie di importanti sfide economiche e ambientali, tra cui anche la lotta ai cambiamenti climatici e la promozione della giustizia sociale.

Per quanto riguarda la questione ambientale, l’Inflation Reduction Act ha stanziato investimenti per 369 miliardi di dollari destinati alla produzione di energia nazionale ed alla promozione di energia pulita, puntando ad una netta riduzione delle emissioni di gas serra e ad “un cambiamento veramente trasformativo, che non solo favorisca un sistema energetico a basse emissioni di carbonio con tecnologia di fabbricazione americana, ma offra anche costi energetici inferiori e posti di lavoro ben retribuiti, soprattutto a favore delle comunità svantaggiate, a basso reddito o in difficoltà per l’inquinamento”.

In realtà nemmeno Donald Trump potrebbe completamente smantellare l’Inflation Reduction Act in quanto avrebbe bisogno del sostegno del Congresso, ma potrebbe bloccare i progetti non ancora partiti.

Trivellazione del petrolio

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Inclusione e parità di genere nel trumpismo

“Appena sarò eletto”, prometteva Donald Trump solo qualche mese fa, “firmerò un nuovo ordine esecutivo per tagliare i fondi federali a qualsiasi scuola che promuova la teoria critica della razza, la follia transgender e altri contenuti inappropriati di natura razziale, sessuale o politica ai nostri figli”.

I cambiamenti che ci dobbiamo aspettare dalla seconda amministrazione Trump riguardano un ritorno a politiche meno favorevoliper quanto riguarda argomenti quali la parità di genere, l’inclusione e la difesa dei diritti di gruppi socialmente vulnerabili.

La sua retorica si concentra sulla difesa dei “veri americani” e delle “famiglie americane”, nonché sulla promozione di un modello di mascolinità e di forza, che preoccupa molto gli attivisti per i diritti delle donne e della comunità LGBTQ+.

Durante il precedente mandato, Trump ha ridotto il supporto per le iniziative di Diversity, Equity and Inclusion e bloccato molte politiche che miravano a contrastare la disparità di genere sul posto di lavoro e nelle scuole: ha scoraggiato programmi di inclusione, impedendo l’applicazione di normative che avrebbero dovuto proteggere la diversità e garantire l’equità tra le minoranze.

Le previsioni sul prossimo mandato non sono incoraggianti: Trump potrebbe continuare su questa strada, censurando programmi scolastici ed universitari che affrontano questioni di genere o razza, a favore di una educazione “patriottica”, acuendo in tal modo le disuguaglianze sistemiche.

Diritti delle donne

Trump ha dichiarato di voler ampliare le limitazioni sui diritti riproduttivi, con potenziali divieti federali sull’aborto: a tal proposito, potrebbe rendere più difficile l’accesso ai servizi sanitari e limitare i fondi a organizzazioni internazionali che se ne occupano, penalizzando ulteriormente soprattutto donne a basso reddito e minoranze.
Potrebbe inoltre abbattere le normative che favoriscono l’uguaglianza di genere sul lavoro: la sua amministrazione ha già revocato in passato una norma che richiedeva alle aziende di segnalare i dati salariali divisi per genere e razza, dunque potrebbe ridurre ulteriormente i requisiti di trasparenza in tal senso.

Immigrazione

Il secondo mandato di Trump potrebbe intensificare un’agenda anti-immigrazione, con ripercussioni per milioni di individui e, se vogliamo, con un impatto significativo anche sull’immagine degli Stati Uniti come terra di accoglienza. La politica sull’immigrazione infatti minaccia ora di diventare ancora più restrittiva e radicale.

Trump ha promesso di rafforzare il controllo dei confini e di espandere le deportazioni attraverso misure legali già in parte sperimentate nel passato. Queste azioni includono il ripristino della separazione delle famiglie di migranti alla frontiera, la sospensione del programma di rifugiati, e l’eliminazione di programmi di protezione temporanea, che si traduce in una potenziale espulsione per migliaia di persone attualmente residenti negli Stati Uniti da anni​.

Per quanto riguarda i rifugiati, Trump propone di abbassare la quota annuale a zero, sospendendo di fatto il programma di accoglienza ​. Il timore di molti è che Trump possa implementare il più grande programma di deportazioni di massa nella storia degli Stati Uniti, danneggiando le comunità immigrate e frammentando il tessuto sociale del Paese.

Diritti LGBTQ+

Per quanto riguarda i diritti della comunità LGBTQ+ infine, Trump ha promesso di annullare le politiche federali che proibiscono la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, imponendo di fatto un atteggiamento discriminatorio ovunque possibile. È molto probabile che revocherà i finanziamenti agli ospedali che forniscono cure di affermazione di genere, cancellerà tutti i programmi che consentono la transizione di genere ai minori e forse anche ai maggiorenni. Potrebbe addirittura tentare di adottare una legge federale che stabilisca che esistono solo due generi, e di conseguenza affermi che il governo non riconosce legalmente le persone trans.

Paola Greco

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