Wise Society : Decluttering per una casa (e una vita) pulita, ordinata e green

Decluttering per una casa (e una vita) pulita, ordinata e green

di Maria Enza Giannetto
1 Marzo 2022

Non solo un metodo per far ordine e liberarsi di oggetti inutili, ma anche una filosofia di vita che mira all'essenziale. Dal metodo Konmari alle quattro scatole per decidere cosa fare degli oggetti e abiti accumulati in casa, la pratica del riordino ha anche tanti aspetti sostenibili

Far ordine, fare spazio, liberarsi di oggetti inutili. Decluttering ormai non è solo un termine che riassume un’attività di riordino, ma una vera e propria filosofia di vita che permette di liberarsi di ciò che è superfluo per far spazio a ciò che davvero conta. Ma se il far spazio può far pensare all’incremento dei rifiuti, ci sono alcuni aspetti che contribuiscono a fare del decluttering anche una pratica green, visto che “far spazio” fa rima anche con riutilizzo, riciclo creativo, upcycling e sicuramente con maggior pulizia e igiene.

Decluttering: scritta Less is more

Foto Shutterstock

Che cos’è il decluttering

Ma andiamo con ordine per capire, innanzitutto, quale sia il vero significato di Decluttering. Il termine anglosassone, difficile da tradurre con una singola parola, vuol dire fare spazio, eliminare gli ingombri e deriva dal verbo ‘declutter’ che con il suffisso “de” regala il senso di “privazione” rivelandosi il contrario del termine “cluttering” dall’anglosassone “clutter”, che sta per“molti oggetti disordinati”, ingombro, ammasso di disordine e cianfrusaglie. Nella forma verbale, “cluttering” significa quindi “riempire qualcosa in modo disordinato o mal organizzato”. Insomma, la traduzione di decluttering significa “togliere l’ingombro“.

Più nel dettaglio, secondo il Cambridge Dictionary, decluttering vuol dire “rimuovere le cose che non ti servono da un luogo, al fine di renderlo più piacevole e più utile”.  In pratica il termine indica l’operazione del riordino con la selezione di quanto si ritiene necessario, e si può applicare a tanti campi e spazi: dal decluttering dell’armadio a quello di un’intera stanza, dalla cucina a libri, passando per mail, pc, cassetti fino, ovviamente al decluttering della casa intera. E se ci si vuole spingere più in avanti, può anche riguardare i rapporti personali con un riferimento al “taglio netto dei rapporti superflui e tossici”.

decluttering: riordinare i vestiti

Foto di Sarah Brown / Unsplash

Come si fa il decluttering

Il decluttering è un’attività da progettare e da praticare con tranquillità, senza ansia e fretta. Richiede un po’ di tempo, è innegabile, ma permette di disfarsi di ciò che non serve per riappropriarsi di un luogo più funzionale e organizzato. Questa pratica, che sorprende anche per i risvolti positivi a livello psicologico (visto che secondo la psicologia ambientale, la casa confortevole influenza positivamente la vita), permette di focalizzare la propria attenzione sul presente e l’essenziale ma non si riduce al buttare via tutto. La tecnica del decluttering presuppone un’attenta valutazione degli oggetti per capire di cosa è necessario disfarsi e di cosa no e cosa si può fare con certi oggetti magari dando nuova vita con la donazione, la vendita o il riciclo dei tessuti, ottima pratica di economia circolare.

Marie Kondo, la guru del decluttering

Una vera guru in tema di decluttering è senza dubbio la giapponese Marie Kondō. Nel suo libro ormai “cult”, Il magico potere del riordino  (2011), l’autrice spiega infatti il metodo giapponese del riordino, che trasforma gli spazi e la vita. Il libro è una sorta di manuale di autoaiuto, nel quale la scrittrice espone, attraverso una serie di aneddoti della sua vita personale, il metodo Konmari, ovvero la tecnica da lei ideata per riordinare i propri spazi e la propria vita. Questo metodo non consiste nel riordinare poco ogni giorno ma, al contrario, nel riordinare tutto insieme in modo da eliminare il circolo vizioso del disordine e rendere effettivo e duraturo il riordino. Sulla base del metodo descritto all’interno del libro, è stata persino creata una serie tv originale Netflix, Facciamo ordine con Marie Kondo.

Il metodo Konmari

Il metodo Konmari è una raccolta di lezioni per riordinare e organizzare la propria casa. Nel metodo Konmari bisogna procedere a sistemare gli oggetti, non in base al luogo in cui si trovano ma in base alla categoria alla quale appartengono. Queste categorie hanno un ordine specifico ed è importante rispettarlo: prima i vestiti, poi i libri, le carte, gli oggetti misti ed infine i ricordi. 

Dopo aver diviso gli oggetti per categorie si passa alla fase più importante del metodo, ovvero la cernita: per questa fase bisogna procedere lentamente, tenere ogni oggetto in mano e chiedersi se effettivamente faccia provare gioia: se la risposta è sì, è possibile tenerlo, altrimenti va scartato, ringraziandolo. Una volta completata anche questa fase non resta che organizzare gli spazi in modo da dare ad ogni oggetto un luogo fisso all’interno della casa ed eliminare così il disordine in modo definitivo. Alla fine di questo percorso si potrà applicare il metodo anche agli altri ambiti della propria vita.

Marie Kondo, la regina del decluttering

Foto Shutterstock

I consigli per fare decluttering consapevole

Non solo Kondo, però. E’ possibile dedicarsi al decluttering della casa in modo efficace e senza perdersi d’animo anche seguendo altri metodi. Ad esempio si può iniziare gradualmente e dedicarsi a una stanza per volta, procedendo, comunque, sempre per sezioni. In particolare, per eliminare il superfluo e capire cosa fare di un oggetto senza andare a gettare via cose ancora buone che possono servire ad altri e che andrebbero a incrementare i rifiuti che già circondano le nostre vite, è bene chiedersi: “l’ho mai utilizzato?”, “mi è ancora utile?”, “mi regala emozioni positive?”.
Sbarazzarsi di alcuni oggetti non è sempre facile ma è importante anche non lasciarsi prendere dal troppo entusiasmo gettando via cose che magari possono ancora essere utili.

La tecnica delle quattro scatole

Una tecnica molto utile è quella delle quattro scatole da destinare, ognuna, a uno scopo differente. Questa strategia può essere utilizzata sia per i vestiti che per accessori  e conta, appunto, su quattro contenitori:

  • Scatola 1: oggetti da conservare e che, quindi, possono ancora rivelarsi utili;
  • Scatola 2: oggetti in buone condizioni che si possono vendere o regalare;
  • Scatola 3: oggetti da riparare e che potrebbero essere riutilizzabili;
  • Scatola 4: oggetti che possono essere destinati alla raccolta differenziata.

È evidente come fare decluttering non sia solo “eliminare il superfluo”, ma anche un’occasione per dare nuova vita a quello che non adoperiamo più, cedendolo a chi ne ha più bisogno.

Una volta definito il contenuto delle varie scatole, mentre le cose da tenere andranno di nuovo nei cassetti, negli armadi e negli scaffali, ci saranno oggetti e indumenti da riparare, quelli da portare nella differenziata, agendo in modo del tutto sostenibile, e quelli da donare e/o vendere. In quest’ultimo caso, a parte il passaggio di capi ad amici e parenti o a enti di volontariato, lo swap con amici, e i negozi di second hand (che ricordiamo, ha un suo mercato, come spiega Andrea Fluttero del Conau) e di prossimità, si può anche percorrere la strada della vendita tramite una delle numerose piattaforme online di second hand  – come la community green Vintag –  o negozi dell’usato, mettere ordine può anche voler dire recuperare qualche soldino puntando alla moda circolare come alternativa al fast fashion.

Un occhio alla sostenibilità

Comprare meno e meglio, in questo caso, è la vera chiave di svolta. Il decluttering sostenibile serve, infatti, a prendere consapevolezza di quello che già possediamo e aiuta anche a non lasciarsi conquistare dallo shopping emozionale, perché pensando a quello di cui ci siamo appena disfatti, di fatto, non cadremo nello stesso errore di acquistare qualcosa di inutile.

Infine, per quanto riguarda il tessile che ricordiamo è una delle industri che più inquina, c’è anche la possibilità di portare i tessuti non più in buono stato ad alcuni negozi e marchi che in cambio di una busta di tessuto forniscono buoni sconto sugli acquisti. Una pratica di sicuro green fino a un certo punto, però, visto che purtroppo, alcuni di questi marchi, purtroppo, sono proprio quelli del fast fashion che di sostenibile non ha proprio nulla.

Maria Enza Giannetto

 

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