I dati del report su Informazione e cambiamento climatico di Greenpeace Italia, secondo cui i media italiani continuano a riservare largo spazio a pubblicità e commenti di aziende inquinanti
Nel corso del 2022 giornali e tv “non hanno dedicato abbastanza attenzione alla questione climatica e anzi hanno aumentato gli spazi pubblicitari dedicati alle aziende che operano nel settore dei combustibili fossili, dando inoltre largo spazio alle loro posizioni”. A sottolinearlo è il Rapporto annuale sull’informazione dei cambiamenti climatici nel nostro Paese, realizzato per Greenpeace Italia dall’Osservatorio di Pavia, istituto di ricerca specializzato nell’analisi della comunicazione.
Crisi climatica, poca attenzione su giornali e TV
Dallo studio è emerso in particolare come, l’anno scorso, sui principali quotidiani del nostro Paese, siano stati pubblicati in media solo 2 articoli al giorno dedicati alla questione del cambiamento climatico. Un dato troppo basso, secondo Greenpeace, se si pensa all’urgenza con cui è necessario intervenire su questo problema globale. La situazione è migliorata solo in due circostanze: nel mese di luglio, in concomitanza con la terribile siccità estiva che ha colpito il Nord Italia, e a novembre, in occasione del summit sul clima di Sharm el Sheik (COP27) e della tragica alluvione che si è abbattuta sull’isola di Ischia.
Pubblicità, crisi climatica e industria dei combustibili fossili
Un altro ambito oggetto di analisi degli studiosi dell’Osservatorio di Pavia è stato lo spazio offerto dai quotidiani alle pubblicità dell’industria dei combustibili fossili e delle aziende dell’automotive, aeree e crocieristiche. Queste imprese, spiega l’associazione ambientalista, “nonostante siano riconosciute tra i maggiori responsabili del riscaldamento del pianeta, hanno visto aumentare gli spazi pubblicitari a loro dedicati sui media”. Solo nei giornali, precisa Greenpeace in una nota, “la media è stata di oltre 6 pubblicità a settimana dedicate a queste imprese, cioè quasi una al giorno. Il doppio rispetto ai quattro mesi precedenti”.
Per associazioni ambientaliste poco spazio sui media
Per contro, se si prende in considerazione lo spazio dedicato alle associazioni ambientaliste, sottolinea Greenpeeace, si registra una situazione completamente opposta, che relega queste realtà agli ultimi posti della classifica. Secondo i dati dello studio, infatti, ad avere più voce sui mezzi di informazione nel dibattito sul clima sono, al primo posto, i rappresentanti dell’economia e della finanza (16%), seguiti da politici e istituzioni internazionali (15%), esperti (13%) e, in ultima istanza, associazioni ambientaliste con solo il 13%.
Un altro elemento emerso con forza dallo studio è stato poi la bassa attenzione della politica italiana sul tema del riscaldamento globale. “I politici e le istituzioni nazionali – si legge nel report – si fermano all’11%, a conferma del sostanziale disinteresse verso la crisi climatica, documentata anche durante l’ultima campagna elettorale”.
Quotidiani e crisi climatica: la classifica di Greenpeace
Tra i tanti approfondimenti ed elaborazioni di dati della ricerca di Greenpeace c’è anche una classifica dei principali quotidiani italiani. Considerando alcuni parametri chiave – come lo spazio dedicato alla crisi climatica, l’individuazione dei combustibili fossili come causa, lo spazio dedicato alle aziende inquinati e loro pubblicità – “solo Avvenire, si legge in nota, supera la sufficienza (3,4 punti su 5). Scarsi invece i punteggi de Il Sole 24 Ore (2,6) e La Stampa (2,4), bocciati invece il Corriere (2,2) e la Repubblica (2,0)”.
Crisi climatica e TV
Se si analizza invece il settore della TV, tra i vari punti sottolineati da Greenpeace, emerge come TG1 e il TG3 abbiano dedicato più spazio alla crisi climatica rispetto al TG La7, dove le news sul tema sono state 17 in quattro mesi. Nei programmi di approfondimento, invece, il tema è stato discusso in 116 delle 450 puntate monitorate. Il programma che ne ha parlato di più è stato Unomattina.
Monica Giambersio