Tra gli innumerevoli luoghi imperdibili della Capitale, la Via Appia Antica, fuori dai soliti itinerari turistici, offre una interconnessione unica tra natura e archeologia, mettendo d’accordo proprio tutti. Ed ora è anche Patrimonio Unesco
Il 27 luglio il sito “Via Appia. Regina viarum” è stato nominato Patrimonio Mondiale UNESCO, portando l’Italia a raggiungere il numero di 60 siti iscritti nella prestigiosa lista, della quale continua a detenere il primato. Tracciata per esigenze militari, la Via Appia è la prima delle grandi strade che attraversavano l’impero e divenne ben presto una strada di grande comunicazione commerciale, percorribile gratuitamente da tutti, simbolo di unificazione, condivisione culturale, in grado di coinvolgere tutte le genti del mondo romano. In verità non solo la Via Appia, ma tutta la viabilità romana, con i suoi complessivi 100 mila chilometri di lastricato, costituì il più efficiente e duraturo sistema stradale dell’antichità, pensata per durare a lungo riducendo al minimo la manutenzione. Nessun altro popolo in quell’epoca storica seppe eguagliare la loro capacità di scelta dei tracciati, le tecniche di costruzione e l’organizzazione di assistenza ai viaggiatori.
Un po’ di storia sulla Via Appia
La più famosa e antica tra le strade romane, detta anche Regina Viarum, fu costruita per volere del censore Appio Claudio Cieco, nel 312 a.C., lo stesso al quale si deve il primo acquedotto della città. Per la prima volta, una strada prendeva il nome dal suo costruttore, e non dalla funzione (come per esempio la via Salaria, “via del sale”) o dal luogo dove è diretta e fu realizzata puntando dritto alla meta, superando grosse difficoltà naturali con rilevanti ed innovative opere di ingegneria.
Il tracciato venne costruito secondo un sistema avanzato che assicurava il drenaggio dell’acqua piovana, prevedeva il doppio senso di marcia dei carri e le distanze erano segnalate dalle pietre miliari. Ogni 20 miglia circa erano installate delle mansiones – degli autogrill ante litteram – che servivano ai viaggiatori per fare brevi soste, ristorarsi e far riposare i cavalli. La carreggiata consentiva il passaggio contemporaneo di due carri nel doppio senso di marcia ed era fiancheggiata da due marciapiedi in terra battuta delimitati da un cordolo di pietra.
Inizialmente, la via Appia Antica comprendeva solo il tratto da Roma – a partire dai pressi delle Terme di Caracalla – a Capua; più tardi fu prolungata fino a Benevento e quindi a Taranto, infine fino a Brindisi, importante porto sull’Adriatico, anello fondamentale della catena commerciale con l’Oriente: qui due colonne, una delle quali ancora presente, indicavano il punto terminale della strada.
Cosa vedere lungo la Via Appia
Il sito non comprende solo il tracciato stradale, ma anche un ampio ventaglio di tipologie di manufatti: opere ingegneristiche necessarie alla realizzazione della via, infrastrutture di servizio, porti e approdi, centuriazioni, insediamenti, ma anche luoghi di culto, evidenze monumentali, elementi scultorei ed epigrafi, espressioni tangibili della storia e delle tradizioni legate all’utilizzo dell’antica via.
Inoltre, l’Appia Antica ha avuto anche un altro importante uso: quello funebre. La lunga strada inizia ben presto a popolarsi di sepolture di ogni tipo: tempietti, piramidi, mausolei circolari, lapidi, i cui resti sono oggi ancora visibili e visitabili, passeggiando lungo la strada, a piedi o in bicicletta. La parte più interessante è quella iniziale, chiamata “urbana” già all’epoca, in quanto compresa tra le mura romane e poi ancora fino a circa il V-VI miglio, sostanzialmente una decina di chilometri a partire più o meno dalle Terme di Caracalla. Qui vediamo alcuni dei siti archeologici più importanti di questo tratto.
Le Catacombe
Anche le cave sotterranee vennero usate fin dal II secolo come luoghi di sepolture per defunti pagani, ebrei e cristiani, tanto che, intorno al primo tratto dell’Appia Antica, sono concentrate diverse catacombe, tra cui le più note sono quelle di San Callisto, il nucleo cimiteriale più antico e meglio conservato della Via Appia, e quelle di San Sebastiano, visitabili passando dall’interno dell’omonima Basilica, sorta sul luogo dove, secondo la tradizione, furono temporaneamente custoditi durante le persecuzioni i corpi degli apostoli Pietro e Paolo.
Le Mura Aureliane
Ma partiamo dall’inizio. Dopo la costruzione delle Mura Aureliane, l’ingresso in città avveniva dalla Porta Appia – l’attuale Porta San Sebastiano – una delle più grandi e meglio conservate delle Aureliane, dove ha sede il Museo delle Mura. Nel museo, ad ingresso gratuito, è possibile ripercorre la storia delle fortificazioni della città, nonché le vicende storiche e architettoniche delle Mura Aureliane.
Il Parco Regionale dell’Appia Antica
Dalla Porta San Sebastiano si estende per 3500 ettari il Parco Regionale dell’Appia Antica che comprende le prime undici miglia della Regina Viarum, oltre alla Valle della Caffarella e all’area degli Acquedotti: si tratta dell’area protetta urbana più estesa d’Europa, un importante corridoio biologico per l’ingresso di elementi di naturalità in città, ma anche per la grande biodiversità presente. Qui storia, archeologia e natura si fondono in un quadro paesaggistico e ambientale di eccezionale interesse e che regala anche ai visitatori più intransigenti sorprese inaspettate. Al centro, la Regina Viarum rappresenta un museo a cielo aperto che si snoda per oltre 16 chilometri sempre percorribili. Ai suoi lati si estendono le tenute agricole storiche interrotte dagli spettacolari resti di ville imperiali ed acquedotti.
Fosse Ardeatine
Prima di intraprendere il rettilineo dell’Appia, superato il fiume Almone è possibile fare una piccola deviazione e visitare le Fosse Ardeatine, le cave in cui fu perpetrato l’eccidio di 335 prigionieri da parte delle truppe d’occupazione tedesche. Originariamente facevano parte del sistema di catacombe cristiane e vennero scelte per poter eseguire la rappresaglia in segreto e per occultare i cadaveri delle vittime. Per commemorare il tragico evento e offrire degna sepoltura ai martiri, il governo post-liberazione decise di erigere in questo luogo un mausoleo, simbolo della Resistenza alle violenze del Reich. Una particolarità: per il progetto e la costruzione fu indetto un concorso, il primo dell’Italia democratica.
Villa di Massenzio
Tra il secondo e terzo miglio della via Appia Antica, si trovano i ruderi della Villa di Massenzio, complesso architettonico progettato per celebrare l’Imperatore Massenzio: oltre alle rovine del circo è possibile visitare il Mausoleo di Romolo, figlio dell’imperatore morto prematuramente.
Mausoleo di Cecilia Metella
Subito dopo, si erge uno dei monumenti funerari più importanti, il Mausoleo di Cecilia Metella, figlia di Quinto Metello Cretico, il console che conquistò l’isola di Creta nel 67 a.C.. Formato da una maestosa mole circolare, divenne, durante il Medioevo, un importante punto di controllo della Via Appia, tanto che fu inglobata nelle fortificazioni di un castello che Papa Bonifacio VIII fece trasformare in una vera e propria cittadella fortificata, comprendente anche una chiesa dedicata a San Nicola.
Da Villa di Capo di Bove alle zone campestri
Poco oltre si arriva alla Villa di Capo di Bove: all’esterno si trovano le rovine dell’impianto termale appartenuto all’enorme dimora di Erode Attico, che nel II secolo d.C. doveva estendersi da qui fino alla Valle della Caffarella. Dalla Villa di Capo di Bove la strada prosegue dritta tra ville private, zone verdi, e resti di antiche sepolture, assumendo pian piano un aspetto sempre più campestre. È questa sicuramente la parte più piacevole per passeggiare: la via corre libera e fiancheggiata da pini e cipressi con numerosi resti di tombe facilmente accessibili, fino ad arrivare, se le gambe reggono, alla grande area archeologica della Villa dei Quintili.
Villa dei Quintili
Si tratta della più estesa villa suburbana di Roma, situata al V miglio della Via Appia, in un’area dove secondo la tradizione si svolse il combattimento tra gli Orazi e i Curiazi. La villa apparteneva ai due fratelli Sesto Quintilio Condiano e Sesto Quintilio Valerio Massimo, importanti personaggi del tempo di Antonino Pio e Marco Aurelio, consoli nel 151 d.C. fatti uccidere dall’imperatore Commodo, il quale si appropriò della villa rendendola ancora più lussuosa.
Mia Appia Card
Per l’ingresso al Mausoleo di Cecilia Metella, Villa Capo di Bove e Villa dei Quintili, in alternativa ai singoli biglietti è possibile acquistare la “Mia Appia Card”, la tessera personale valida un anno che permette di entrare in maniera illimitata nei siti del Parco Archeologico dell’Appia Antica.
L’Appia Antica in bici
Se lo si desidera, all’interno del Parco sono dislocate numerose aree attrezzate per il noleggio di bici. Percorrere l’Appia Antica oltre il tratto urbano più monumentale, permette di immergersi nel paesaggio della campagna romana, con piccole tenute e aziende agricole locali. Dal tracciato dell’Appia Antica si può fare una deviazione di circa 3 km alla Valle della Caffarella, che può essere raggiunta da un accesso nei pressi della Chiesa del Domine Quo Vadis.
La bicicletta è ottima per esplorare quest’area verde ad est dell’Appia Antica, attraversata dal fiume Almone. È possibile fermarsi al Tempio di Annia Regilla, passare davanti al Ninfeo di Egeria, ed arrivare al Casale della Vaccareccia, di epoca rinascimentale, dove è possibile anche acquistare formaggi freschi prodotti in loco.
Paola Greco