Triplicare i finanziamenti ai paesi in via di sviluppo, passando dall’obiettivo di 100 miliardi di dollari a 300 miliardi di dollari annui entro il 2035. E' questo il maggior risultato della Conferenza delle parti appena chiusa a Baku
Tante aspettative disattese e tantissimi “si poteva e doveva fare di più”. La COP29, appena chiusa a Baku in Azerbaijan con più di un giorno e mezzo di ritardo (la chiusura era prevista per il 22 novembre ma il presidente della COP 29, Mukhtar Babayev ha dichiarato la fine dei negoziati solo appena prima delle 3 di domenica 24 novembre), oltre a essersi svolta in un’atmosfera carica di tensione, con un forte contrasto tra le necessità dei Paesi in via di sviluppo e vulnerabili e l’approccio più delle economie avanzate, si è conclusa con tanta amarezza da più parti, tranne che per gli organizzatori che parlano di un grande obiettivo raggiunto con il Baku Finance Goal.
Cosa è stato deciso alla Cop29
La 29esima conferenza delle parti aveva come obiettivo cruciale la definizione di un nuovo traguardo per il finanziamento climatico, purtroppo però si è inteso da subito che sarebbe stato arduo da raggiungere e ora, il risultato del Baku Finance Goal ha lasciato molte questioni irrisolte. Infatti, nonostante la COP29 si sia chiusa con un nuovo obiettivo finanziario (triplicare i finanziamenti entro il 2035) per aiutare i paesi a proteggere le loro popolazioni e le loro economie dai disastri climatici, le delegazioni del Sud del mondo hanno manifestato il loro malcontento sia per la lentezza sia per la mancanza di chiarezza nei negoziati, giudicando i risultati praticamente irrisolti.
Il pacchetto di accordi del Baku Finance Goal
Il Baku Finance Goal è il fulcro di un pacchetto di accordi che garantiscono progressi in tutti i pilastri climatici e che sono il risultato di mesi di intensa diplomazia da parte della presidenza azera. Il presidente della COP29 Mukhtar Babayev ha, infatti, affermato: «Quando il mondo è arrivato a Baku, la gente dubitava che l’Azerbaijan potesse mantenere le promesse. Dubitava che tutti potessero essere d’accordo. Si sbagliavano su entrambi i fronti. Il Baku Finance Goal trasformerà miliardi in trilioni nel prossimo decennio. Abbiamo garantito una triplicazione dell’obiettivo fondamentale di finanziamento del clima per i paesi in via di sviluppo ogni anno».
I 195 paesi partecipanti alla Cop29 hanno, di fatto, raggiunto un accordo che punta a:
- Triplicare i finanziamenti ai paesi in via di sviluppo, passando dall’obiettivo di 100 miliardi di dollari a 300 miliardi di dollari annui entro il 2035.
- Assicurare gli sforzi di tutti per lavorare insieme e aumentare i finanziamenti ai paesi in via di sviluppo, da fonti pubbliche e private, fino a raggiungere un importo di 1,3 trilioni di dollari all’anno entro il 2035.
«Questo nuovo obiettivo finanziario è una polizza assicurativa per l’umanità, in mezzo al peggioramento degli impatti climatici che colpiscono ogni paese», ha affermato Simon Stiell, Segretario esecutivo delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici. «Ma come qualsiasi polizza assicurativa, funziona solo se i premi vengono pagati per intero e in tempo. Le promesse devono essere mantenute, per proteggere miliardi di vite».
L’obiettivo finanziario della COP29 si basa sui passi avanti nell’azione globale per il clima compiuti alla COP27, che ha concordato lo storico Loss & Damage found e alla COP28, che ha prodotto un accordo globale per abbandonare rapidamente tutti i combustibili fossili nei sistemi energetici, triplicare l’energia rinnovabile e aumentare la resilienza climatica.
Raggiunto l’accordo sui mercati del carbonio
Il risultato più significativo del Baku Finance Goal è l’accordo sui mercati del carbonio, mai raggiunto prima. A Baku è stato messo un punto all’attesa decennale per la conclusione dei negoziati dell’Articolo 6 sui mercati del carbonio ad alta integrità sotto l’Onu, visto che i paesi hanno concordato gli elementi costitutivi finali che stabiliscono come funzioneranno i mercati del carbonio nell’ambito dell’accordo di Parigi 2015, rendendo pienamente operativi il commercio tra paesi e un meccanismo di accreditamento del carbonio. La decisione della COP29 chiarisce infatti come i paesi autorizzeranno il commercio di crediti di carbonio e come funzioneranno i registri che lo monitoreranno.
Dagli NDC alle programma per l’adattamento
Inoltre, l’accordo finanziario alla COP29 arriva mentre tutti i paesi devono presentare, nel 2025, piani climatici nazionali (Nationally Determined Contributions, o NDC) più forti e che siano in grado di coprire tutti i gas serra e tutti i settori, per mantenere il limite di riscaldamento di 1,5 °C raggiungibile.
Ma alla COP29 solo due paesi del G20, il Regno Unito e il Brasile, hanno dichiarato che intendono intensificare l’azione per il clima nei loro NDC 3.0, perché sono interamente nell’interesse delle loro economie e dei loro popoli. Anche la rendicontazione trasparente sul clima ha fatto passi avanti, creando una base di prove più solida per rafforzare le politiche sul clima nel tempo e aiutando a identificare esigenze e opportunità di finanziamento.
COP29 è stato un momento importante per l’adattamento visto che la decisione contiene una disposizione per l’istituzione di un programma di supporto per l’implementazione dei Piani nazionali di adattamento (NAP). Inoltre, COP29 ha compiuto un passo avanti decisivo per elevare le voci dei popoli indigeni e delle comunità locali (tra l’altro riconosciuti come custodi di biodiversità alla Cop16) nell’azione per il clima, adottando il Piano di lavoro di Baku e rinnovando il mandato del Facilitative Working Group della Local Communities and Indigenous Peoples Platform. E ancora, i Paesi hanno ribadito l’importanza dell’uguaglianza di genere e della promozione dell’integrazione di genere in tutta la convenzione.
Le polemiche sul New Collective Quantified Goal
Un tema centrale di Cop29 è stato il New Collective Quantified Goal (NCQG), ovvero il nuovo traguardo di finanziamento che dovrebbe superare i 100 miliardi annui dal 2026. Tuttavia, sulla questione non è stata raggiunta un’intesa chiara. I Paesi del nord globale hanno proposto un fondo di circa 1.000 miliardi annui, senza accordo sui dettagli di erogazione.
Su questo punto si è creato un profondo malcontento. I Paesi africani, soprattutto, hanno denunciato una continua emarginazione nelle decisioni globali e hanno chiesto un fondo climatico da 1.300 miliardi di dollari, ben oltre i 100 miliardi fissati nel 2009 e, tra l’altro, mai pienamente erogati. I Paesi vulnerabili, inoltre, si sono dichiarati insoddisfatti per l’assenza di impegni concreti. Il fondo “Loss & Damage” è ancora sottodimensionato: con solo meno di 700 milioni di dollari mobilitati rispetto ai 580 miliardi promessi per il 2030. Le risorse dedicate all’adattamento climatico sono inoltre insufficienti, con solo un terzo dei fondi attuali destinato a questo scopo.
Gli irrisolti rimangono ancora molti
Durante le due settimane dei negoziati, la presidenza azera ha cercato di favorire compromessi, ma le divisioni tra Nord e Sud del mondo sono rimaste profonde. In sintesi, la COP29 di Baku rappresenta un progresso, ma lascia irrisolti molti dei nodi fondamentali della lotta al cambiamento climatico.
Tra i malcontenti, da segnalare anche quello dei Paesi occidentali che, dopo aver chiesto di allargare l’elenco dei Paesi responsabili dei finanziamenti per il clima, con la consapevolezza che da quando sono nati gli accordi Cina, Singapore e gli Stati del Golfo si sono decisamente arricchiti, si sono visti rispondere un secco no proprio dalla Cina. Per questo nell’accordo di Baku entra solo l’invito ai Paesi “non sviluppati” a contribuire finanziariamente ma in maniera volontaria. Il Gruppo africano dei negoziatori alla Cop29 ha affermato che l’accordo sui finanziamenti per il clima da 300 miliardi di dollari concordato ai colloqui delle Nazioni Unite è “troppo poco e troppo tardivo” per il continente.
Baku Finance Goal: “migliore possibile” ma “poco ambizioso”
Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha espresso preoccupazione per il fatto che l’accordo finanziario sul clima concordato in Azerbaigian non sia andato abbastanza lontano, poiché ha esortato le nazioni a considerarlo come una “fondamenta” su cui costruire. «Avevo sperato in un risultato più ambizioso, sia in termini di finanza che di mitigazione, per affrontare la grande sfida che ci troviamo ad affrontare», ha affermato Guterres in una dichiarazione, aggiungendo che sta facendo appello «ai governi affinché considerino questo accordo come una base e vi costruiscano sopra».
Il presidente della COP29 Mukhtar Babayev: «Il Baku Finance Goal rappresenta il miglior accordo possibile che potessimo raggiungere. In un anno di frammentazione geopolitica, la gente dubitava che l’Azerbaijan potesse mantenere le promesse. Dubitava che tutti potessero essere d’accordo. Si sbagliavano su entrambi i fronti».
Maria Enza Giannetto