Wise Society : Cibo, la battaglia del Made in Italy: «Portiamo gli agricoltori a Expo»
Expo 2015

Cibo, la battaglia del Made in Italy: «Portiamo gli agricoltori a Expo»

di Fabio Di Todaro
9 Febbraio 2015

L'appello di Carlin Petrini (Slow Food): «Per dare un senso all'evento, dobbiamo dare spazio a chi oggi paga il prezzo più alto del libero mercato»

La tavola rotonda, forse nemmeno per caso, è organizzata ventiquattro ore dopo quella che Coldiretti, attraverso il suo presidente nazionale Roberto Moncalvo, definisce «una giornata storica per il Made in Italy». Nelle orecchie e negli occhi dei presenti nei padiglioni dell’Hangar Bicocca, scenario del primo antipasto di ciò che diverrà Milano tra il primo maggio e il 31 ottobre, ci sono ancora gli appelli lanciati dai produttori di latte.

«Trentaseimila stalle e centottantamila posti di lavoro: è questo il patrimonio da difendere e tutelare durante Expo, col sostegno degli ambientalisti e della società civile». Il loro grido di allarme, però, coinvolge un po’ tutta la manifattura del cibo: dai pescatori agli agricoltori, senza dimenticare gli allevatori. Così, per dirla con le parole del numero uno di Slow Food Carlin Petrini, «sono loro, prima dell’industria e del terziario, i pilastri della più grande macroeconomia del mondo. Se non li portiamo in prima fila all’Expo, rischiamo di costruire un castello sulla sabbia». Replica Moncalvo: «Li porteremo, anche se in effetti nessuno li ha invitati esplicitamente. La loro presenza è necessaria per fare in modo che le sfide del nuovo modello vadano oltre l’evento, nel tempo».

Qualcuno, in sala, mugugna: sopratutto tra gli imprenditori nel settore alimentare, compatti come poche organizzazioni di categoria oggi in Italia. «Dove arriverebbero i produttori senza il contributo di chi le loro produzioni commercializza?». Ma Petrini, gusti e aspetti nutrizionali a parte, sembra aver centrato il nodo della questione economica. Il libero mercato, per com’è stato concepito finora, ha arrecato più danni che benefici. «Fame, povertà, disperazione nel mondo, offese alla dignità dei contadini: ecco cosa sta portando, nei Paesi poveri più che in quelli occidentali, questo modello di economia. Non si può più concepire un fronte separato tra produttori e consumatori. C’è bisogno di una alleanza forte per cambiare il sistema che sta modificando il pianeta». Lungo la Penisola, per tutelare il Made in Italy, di battaglie simili ce ne sono molte da  giocare: da quelle agricole, che coinvolgono anche il mais e il frumento con cui si produce la pasta, a quelle zootecniche, con l’importazione dei suini per la produzione dei salumi.

Così la prima tavola rotonda organizzata nel corso de “Le idee di Expo“, ultima tappa saliente verso l’esposizione universale che aprirà i battenti il primo maggio, si rivela anche una delle più interessanti della giornata milanese in cui si sono anche registrati gli interventi – in video – del neo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di Papa Francesco, con la chiusura affidata al Premier Matteo Renzi. Al tavolo dei relatori, oltre a Moncalvo e Petrini, siedono il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti, e l’ex capo della procura di Torino Gian Carlo Caselli, oggi alla guida dell’Osservatorio sulle agromafie istituito lo scorso anno da Coldiretti. Dunque, in poco meno di un’ora, sul tema del Made in Italy intervengono tutti gli stakeholder coinvolti: produttori, consumatori e controllori. Il pensiero, condiviso, dà l’esatto dimensione del problema. «C’è un deficit di legalità e a farne le spese siamo tutti noi, che ogni giorno portiamo a tavola il cibo per le nostre famiglie».

Recupero delle tradizioni, valorizzazione delle produzioni artigianali, tutela dei territori, semplificazione delle filiere: questi i messaggi chiave diffusi, «la base per permettere ai consumatori di sapere cosa mangiano, da dove arrivano gli ingredienti, come si alimentano gli animali». Sicurezza alimentare, tutela della biodiversità, sostegno all’ambiente: Expo avrà avuto un senso, è il messaggio irradiato dai relatori, se sarà riuscita a eliminare tre paradossi che oggi costellano la nostra esistenza. Si parte dallo spreco alimentare, si arriva alla disparità di produzione di cibo ed energie rinnovabili e alla dicotomia tra eccesso di nutrizione nei Paesi occidentali e scarso accesso al cibo nelle realtà in via di sviluppo. Spiega Moncalvo: «Gli Stati poveri devono iniziare a produrre per il loro sostentamento e non per gli Stati ricchi, sempre più protagonisti del saccheggio delle terre, il cosiddetto landgrabbing».

La globalizzazione, a tavola, ha agito finora sulla leva della qualità: più cibo, e nemmeno per tutti. Obiettivo di Expo è puntare sulla qualità, oltre che su un maggiore accesso alle risorse per tutti. Avrà fallito un Paese, se non sarà stato in grado di andare oltre le eccellenze per pensare ai bisogni della fetta più ampia del Paese, e non solo.

Twitter @fabioditodaro

 

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