Wise Society : Carinzia Slow Food: tuffo nella bellezza fra terme, natura e cibi antichi

Carinzia Slow Food: tuffo nella bellezza fra terme, natura e cibi antichi

di Vincenzo Petraglia
22 Ottobre 2022
SPECIALE : Vacanze sostenibili fra natura e patrimonio culturale

L'autunno, con il foliage, è uno dei momenti più belli per visitare la regione più meridionale dell'Austria, che merita di essere scoperta anche per un interessante progetto per la salvaguardia della biodiversità e delle antiche tradizioni

La pandemia ha sicuramente accelerato un trend già in atto da qualche anno, quello di un turismo slow alla costante ricerca di ritmi lenti ed esperienze autentiche, di luoghi “minori” fuori dalle consuete e più affollate rotte turistiche. Come quanto sono in grado di offrire le mete inserite nel progetto Slow Food Travel, che propone un nuovo modello di viaggio, fatto di incontri e scambi con agricoltori, casari, pastori, norcini, fornai, viticoltori che, insieme ai cuochi che cucinano i loro prodotti, sono i narratori dei propri territori e le guide speciali per la scoperta delle tradizioni locali. Oggi ce ne sono diverse, ma la prima destinazione al mondo di Slow Food Travel è stata qualche anno fa la Carinzia, la regione più meridionale dell’Austria, quella al confine con il Friuli Venezia Giulia, che oggi si è arricchita di nuovi luoghi ed esperienze, per rendere il viaggio di chi sceglie questo tipo di turismo lento ancora più ricco e variegato. Una destinazione che in autunno, con i suoi laghi, i suoi sapori, i suoi boschi che s’infiammano dei colori di questa stagione, diventa ancora più magica.

Chiesa con alberi autunnali

Carinzia, Villach (Foto: VP).

Carinzia Slow Food, un laboratorio per riscoprire i cibi antichi

Dietro ogni territorio ci sono storie, tradizioni gastronomiche, sapori e pratiche artigianali, preservati da donne e uomini che hanno costruito nei secoli identità e culture. Scoprire queste storie e le esperienze che i protagonisti di tali storie possono offrire ai viaggiatori è l’obiettivo di Slow Food Travel, insieme a quello di avvicinare e sensibilizzare le persone alla conservazione della biodiversità alimentare e alla conoscenza di culture, identità e gastronomie locali. 

La Carinzia è ricca di queste storie, custode di diverse eccellenze gastronomiche e con il progetto Slow Food Travel punta a promuovere certamente il territorio, ma anche a riscoprire alimenti sostenibili e antiche ricette attraverso procedimenti in armonia con la natura. Sono sorti così i cosiddetti Slow Food Village, dove gli svariati produttori locali – panettieri, macellai, agricoltori, ma anche proprietari di trattorie rustiche in cui i prodotti vengono utilizzati e valorizzati – collaborano tra loro per trasmettere i concetti di genuinità e sostenibilità tipici della filosofia Slow Food. Un turismo esperienziale di altissima qualità e coinvolgimento dove si degusta ma si prepara anche, insieme con gli agricoltori, il cibo che si mangia: dai tortelloni carinziani al formaggio “Kärntner Käsnudel”, fino alla birra e al gelato prodotto con il latte fresco appena munto in fattoria.

E anche nelle scuole e negli asili si trasmettono a scolari e studenti le antiche conoscenze legate ai prodotti alimentari tipici del territorio, perché anche loro imparino ad avere un’alimentazione sana e siano consapevoli dell’origine di ciò che mangiano.

La Carinzia d’autunno offre paesaggi fiabeschi con boschi lussureggianti e splendidi laghi (Foto: Adrian Hipp).

Dal pane Unesco ai formaggi gourmet con i piccoli produttori della Carinzia

Fra le valli della Carinzia più attive nel progetto realizzato con Slow Food, quelle del Gail e del Lesach, nella parte ovest della regione, dove si possono fare molti incontri e scambi con agricoltori, casari, pastori, norcini, fornai che raccontano il territorio tramite i loro prodotti con visite guidate, corsi di cucina, workshop. Lungo le due valli, luogo di confine con Italia e Slovenia, un itinerario del gusto che custodisce tre diverse culture culinarie e svariate eccellenze gastronomiche.

Fra tutte, il pane della Lesachtal, presidio Slow Food, frutto di un’antica ricetta dichiarata nel 2010 dall’Unesco patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Essa prevede un terzo di farina di grano e due terzi di farina di segale, proporzione che può variare a seconda del panificatore, mentre è tassativo l’uso del lievito madre. All’impasto, altamente digeribile, fatto lievitare almeno dodici ore, si possono aggiungere semi di lino, coriandolo, cumino, anice e finocchietto. Presso l’Alpenhotel Wanderniki di Liesing è possibile partecipare a workshop per diventare apprendisti panettieri.

fornaio

Foto: Elias Jerusalem.

La cultura del pane è molto radicata. La Lesachtal, con alle spalle una lunga storia cerealicola, è detta non a caso la “valle dei cento mulini”. Il Mühlenverein Maria Luggau della famiglia Lugger, nel cuore della vallata, è uno di questi: visitandolo si scopre come avvengono coltivazione, mietitura, trebbiatura e macinazione del grano. Attività per fortuna riscoperte, dopo un lungo periodo che rischiava di farle entrare nel dimenticatoio, da un numero sempre crescente di contadini.

Una sorte comune a quella del mais bianco della Gailtal (Weiße Landmais), riscoperto, quando ormai era quasi completamente estinto perché sostituito dai mais ibridi, da Sepp Brandstätter, guida alpina e agricoltore biologico. Intorno alla fattoria di Brandstätter, a Würmlach, è tornato a crescere granoturco privo di glutine e ogm e durante le visite con Slow Food Travel l’infaticabile Sepp conduce in un coinvolgente viaggio nel mondo del mais e delle squisite prelibatezze che vi si ottengono. A partire dalla polenta, dal sapore molto delicato. Non solo. Nella vicina panetteria del mastro fornaio Thomas Matitz a Kötschach si sforna la deliziosa baguette al mais bianco della Gailtal e si fanno lezioni di panificazione per i visitatori.

Altre eccellenze locali sono i formaggi. Tra tutti, il Gailtaler Almkäse, inserito nell’Arca del gusto di Slow Food e tutelato dall’Ue con le sue grandi forme dorate, e il formaggio affumicato Schottenkäse, oltre al burro fresco di latte di malga. I posti dove degustarli o vedere come si producono sono svariati. A Kötschach-Mauthen per esempio, dove Josef e Barbara Warmuth li producono presso la Malga Bischofalm, fra gli splendidi scenari delle Alpi Carniche. 

A Dellach im Gailtal merita una visita anche il Bio Käsehof della famiglia Zankl, maso di montagna dove Hubert e Barbara, con l’aiuto dei figli Lukas e Thomas, insegnano agli ospiti come preparare i loro formaggi biologici certificati dal 1989. Da non perdere il cacio fresco aromatizzato alle erbe e il Bergkäse, stagionato più a lungo. Altra realtà casearia interessante è la Fattoria Jörgishof, a Liesing. Qui, dai 120 litri di latte biologico prodotti quotidianamente dalle nove mucche della famiglia Unterweger, si producono squisiti formaggi che si possono degustare e provare a preparare insieme coi padroni di casa Katharina e Martin.

produttore di speck

Foto: Wolfgang Hummer.

Miele di bosco, speck Dop e lezioni di cucina 

Fra le altre eccellenze della zona, lo speck Dop della Gailtal (per gli estimatori di questo salume può essere molto interessante seguire uno dei seminari di Johann Steinwender, che si occupa fra l’altro anche dell’Hotel & Restaurant Biedermeier-Schlössl Lerchenhof di Hermagor-Pressegger See: i suoi incontri “Faszination Speck” svelano le varie fasi di lavorazione di questa eccellenza forgiata dalla sapienza umana e dall’impattante natura alpina); e ancora il miele di bosco della “Apis Carnica”. A Dellach im Gailtal c’è il Sentiero delle Api, lungo il quale, fra i 42 alveari popolati da 20 milioni di api, l’apicoltore Herbert Zwischenbrugger accompagna in un viaggio nei segreti e nel sorprendente mondo della “Apis Carnica”, specie molto resistente e pacifica.

Molte anche le possibilità di seguire lezioni di cucina. Fra queste, la Trattoria Gasthof Grünwald, a Dellach im Gailtal, per assaggiare i tipici tortelloni carinziani “Kärntner Nudeln” ripieni con ricotta e menta, speck e mais, carne, spinaci, interiora ed erbe o patate e funghi.

Nella zona di Villach si trova il Villaggio Slow Food di Arriach, dove è possibile immergersi in varie esperienze, come presso la Fattoria Huaba, dove la famiglia Pilgram prepara e insegna a fare vari piatti tipici, come i gustosissimi tortelloni della Carinzia.

lago

Lago Faaker, Villach (Foto: Martin Hofmann).

Bellezza e relax made in Carinzia fra laghi, terme e foliage

La Carinzia, oltre al cibo frutto di una forte attenzione alla sostenibilità e alla protezione della biodiversità, offre molto anche a livello paesaggistico, con i suoi luoghi fiabeschi (come il meraviglioso lago di Faak, nella zona di Villach, che per l’intenso colore delle acque, si è meritato l’appellativo di “mare del sud della Carinzia”), i boschi che d’autunno offrono spettacolari percorsi all’insegna del foliage, la serie infinita di sport outdoor in cui ci si può cimentare, come gli Slow Trails, con percorsi alla portata di tutti da percorrere a piedi sempre con vista lago.

Proprio nel territorio di Villach, la seconda città della Carinzia, a soli quindici minuti dal confine di Tarvisio, in Friuli, si trovano diverse fonti termali, note già dai tempi dei Romani. A Warmbad, poco distante dai Villach, circa dieci milioni di litri d’acqua dalle proprietà terapeutiche sgorgano da sei sorgenti a una temperatura di 29,9°C:  alimentano tutte le piscine e le vasche terapeutiche della Käernten Therme.

Le Kaernten Therme di Villach.

Le Kaernten Therme di Villach.

L’architettura del complesso termale, costruita con materiali naturali, riprende le forme irregolari della roccia del monte Dobratsch, con una serie di trasparenze grazie alla presenza di ampie vetrate. Il centro si trova a pochi passi dall’Hotel Warmbaderhof, frequentato anche da politici, sportivi e personaggi del mondo dello spettacolo italiani, punto di partenza per diverse escursioni fra i boschi e con all’interno la Vibe Spa & Beauty, ampia area wellness con piscina termale coperta e scoperta, riscaldata tutto l’anno, vero toccasana per il proprio benessere.

Vincenzo Petraglia

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