Quando si accendono i termosifoni nel 2024? Con un'Italia letteralmente spaccata a metà, ecco il calendario da seguire nelle diverse zone del Paese
A partire da settembre la penisola si è trovata ancora una volta spaccata a metà: il Sud alle prese con ripetute ondate di caldo, il Nord invece con temperature in brusco calo e forti piogge, con conseguenze anche gravi soprattutto in Emilia-Romagna. Di fronte a questo freddo pungente sopraggiunto un po’ all’improvviso, la domanda è lecita: quando si può accendere il riscaldamento in casa? La risposta sta nel dpr. 16 aprile 2013, n. 74 che suddivide l’Italia in sei zone climatiche, indicando per ciascuna di esse le date in cui si possono attivare i termosifoni e il numero massimo di ore giornaliere.
Resta aperta la possibilità, per le amministrazioni comunali, di introdurre deroghe in condizioni particolari. È successo per esempio nel 2022 quando, con un autunno insolitamente mite e la necessità di tagliare i consumi di gas per la crisi energetica in corso, il comune di Milano ha ritardato di ben due settimane la cosiddetta “stagione termica”. Attualmente, procede tutto secondo i piani. Ripercorriamo quindi una per una le sei zone climatiche e le regole di accensione riscaldamenti previste per ciascuna di esse.
Il calendario dell’accensione dei riscaldamenti nel 2024
In molti in Italia si stanno chiedendo quando si possono accendere i termosifoni. Ed è una domanda che si fanno soprattutto gli abitanti del nord Italia. Il nostro Paese infatti varia molto in quanto a clima e temperature e ciò che vale per Milano non vale, ad esempio, per Catania. Ecco che quindi a ogni zona climatica, identificata da una lettera dell’alfabeto, corrisponde una data di accensione dei caloriferi. Vediamole nel dettaglio qui sotto.
- Zona A: comprende Lampedusa, Porto Empedocle e Linosa.
Il riscaldamento può stare acceso per 6 ore al giorno dal 1° dicembre al 15 marzo. - Zona B: comprende le province di Agrigento, Catania, Crotone, Messina, Palermo, Reggio Calabria, Siracusa e Trapani.
Il riscaldamento può stare acceso per 8 al giorno dal 1° dicembre al 31 marzo. - Zona C: comprende le province di Bari, Benevento, Brindisi, Cagliari, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Imperia, Latina, Lecce, Napoli, Oristano, Ragusa, Salerno, Sassari e Taranto.
Il riscaldamento può stare acceso per 10 ore al giorno dal 15 novembre al 31 marzo - Zona D: comprende le province di Ascoli Piceno, Avellino, Caltanissetta, Chieti, Firenze, Foggia, Forlì, Genova, Grosseto, Isernia, La Spezia, Livorno, Lucca, Macerata, Massa Carrara, Matera, Nuoro, Pesaro, Pescara, Pisa, Pistoia, Prato, Roma, Savona, Siena, Teramo, Terni, Vibo Valentia, Viterbo.
Il riscaldamento può stare acceso per 12 ore al giorno dal 1° novembre al 15 aprile. - Zona E: comprende le province di Alessandria, Aosta, Arezzo, Asti, Bergamo, Biella, Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Como, Cremona, Enna, Ferrara, Frosinone, Gorizia, L’Aquila, Lecco, Lodi, Milano, Modena, Novara, Padova, Parma, Pavia, Perugia, Piacenza, Pordenone, Potenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rieti, Rimini, Rovigo, Sondrio, Torino, Treviso, Trieste, Udine, Varese, Venezia, Verbania, Vercelli, Verona, Vicenza.
Il riscaldamento può stare acceso per 14 ore al giorno dal 15 ottobre al 15 aprile. - Zona F: comprende le province di Belluno, Cuneo e Trento.
Nessuna limitazione.
Le altre regole da seguire per il riscaldamento: temperature, orari, eccezioni
In tutte le zone climatiche tranne la F, indipendentemente dal numero di ore giornaliere consentito, i caloriferi possono stare accesi solo tra le 5 del mattino e le 23.
È sempre la legge a mettere bene in chiaro che, quando il riscaldamento è acceso, la temperatura media nelle stanze di ogni casa dev’essere di 20 gradi, con due gradi di tolleranza. La soglia si abbassa a 18 gradi per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e simili, salvo i casi in cui i macchinari possono funzionare soltanto con temperature diverse, o quelli in cui l’energia termica in caso contrario rischia di essere sprecata.
Vale un discorso a sé anche per ospedali, cliniche, case di cura, strutture per il recupero di persone tossicodipendenti, scuole materne, asili nido, piscine, saune, sedi diplomatiche: in tutti questi casi, la legge ammette una certa tolleranza sul calendario e/o sulla temperatura massima consentita.
Valentina Neri