Il manager torinese è l'ideatore dei centri londinesi Idea Store, biblioteche che, oltre al classico prestito dei libri, offrono altri servizi. «Un modello esportabile in Italia a patto che...»
Leggere migliora la qualità della vita? Sì, se la biblioteca è a portata di mano e va oltre il prestito dei volumi. Londra tiene il passo coi tempi grazie a Idea Store, nuovo modo di vivere gli spazi culturali pubblici, usufruendo anche di servizi di formazione per i cittadini di tutte le età. Un progetto innovativo del torinese Sergio Dogliani, attuale responsabile della gestione dei 5 centri finora realizzati nella capitale britannica.
Sfida vinta?
Idea Store nasce a Tower Hamlets, una delle 32 municipalità di Londra, dove, nel 1998, il servizio bibliotecario era in fondo alla classifica cittadina. In base alle indicazioni di questo quartiere, molto stratificato e misto dal punto di vista etnico e culturale, che chiedeva edifici nuovi e più attraenti, accessibili e ben posizionati lungo il tragitto quotidiano, vicino a supermercati, scuola, poste, anziché vecchie strutture nascoste, ha visto la luce il progetto, una rete di centri con un servizio bibliotecario di qualità, oltre a 900 corsi l’anno di tutti i tipi, dall’aerobica alla cucina, al cucito, alla grafica, allo yoga, per adulti e famiglie, e anche un servizio di informazione, “reference”, vero e proprio. In più, gallerie d’arte e caffetterie. Così, adeguandoci alle esigenze dei residenti, l’impatto del progetto è stato forte, da quando è partito, nel 1998, a quando, nel 2002, abbiamo aperto il primo dei nostri Idea Store, che ora sono 5, l’ultimo inaugurato a maggio 2013.
I risultati?
Quadruplicato il numero di utenze annuali, dal mezzo milione iniziale a due milioni e 100mila visite attuali. Idea Store Whitechapel, il più grande, conta circa 2.000 utenze giornaliere, 7 giorni su 7; i più piccoli registrano tra 1.000 e 1.400 visite al giorno, sempre 7 su 7. Anche gli indici di soddisfazione sono alti: il 92% degli utenti giudica il servizio buono o ottimo e questo ci pone in cima alle classifiche di Londra.
E in Italia? Un’iniziativa del genere risolleverebbe il mercato editoriale?
Mi piacerebbe moltissimo Idea Store in Italia. Qualcosa di simile è, ad esempio, il Centro Multiplo a Cavriago (Reggio Emilia) o, nella cintura milanese, il Consorzio Bibliotecario del Nord Ovest. È importante che l’amministrazione pubblica investa in un tale progetto che porta grandi vantaggi in cultura e istruzione. Noi abbiamo avuto un impatto positivo in un quartiere molto povero di Londra e siamo riusciti a migliorare la qualità della vita, attraverso servizi offerti a immigrati, disoccupati e a tutta la comunità. Idea Store è perfetto in una città medio-grande italiana: il quartiere londinese su cui gravitiamo conta 265mila residenti sugli 8 milioni di Londra e l’idea funziona perché è una rete di centri che copre un’area vasta e risveglia l’interesse per la lettura anche in chi ha un’idea antica delle biblioteche. Non so se questo può portare benefici pure al mercato editoriale, ma un servizio innovativo come il nostro invoglia più gente a leggere e si sa che a molti piace avere il libro di proprietà in casa.
Quali sono le difficoltà dell’importazione di un tale servizio?
In Italia vedo, soprattutto, mancanza di mentalità a favore di strategie a lungo termine come la nostra. Noi abbiamo iniziato a pensare al progetto nel 1998 e ci abbiamo messo 4 anni a realizzare il primo Idea Store, non uno a sé, ma il primo di 7, e finora ne abbiamo realizzati 5. Il programma a lunga scadenza è l’unica via per arrivare a certi risultati. E poi l’assenza di fondi per la cultura e l’istruzione, anche se si trovano finanziamenti per altri tipi di iniziative culturali, eventi per un giorno come la Notte bianca. Meglio investire in spazi e servizi che i cittadini possono usare negli anni. C’è inoltre il problema che in Italia, in alcuni campi, la cultura è vista con un atteggiamento elitario e questo va contro un progetto come Idea Store, che prende il meglio di un centro commerciale. Certamente, noi non facciamo profitto, perché siamo un servizio pubblico, però, copiamo alcune idee dal marketing, perché più in sintonia con quello che la gente chiede, anche se offriamo cultura, formazione, informazione; tutt’altro rispetto a chi vende hamburger. Nell’indagine di mercato di partenza, dai residenti ci fu detto chiaramente che si voleva un posto come un grande magazzino, dal punto di vista dell’aspetto e del trattamento, piuttosto che un’austera biblioteca, un impedimento alla partecipazione. Persino in Olanda e in Scandinavia, Paesi molto avanzati per offerta culturale, hanno messo in pratica alcune nostre idee.
Gran Bretagna e Italia, lettori a confronto: il futuro dei libri è nei più piccoli?
Le statistiche mostrano che nel Nord Europa, Gran Bretagna compresa, si legge di più rispetto all’Italia. Nel Belpaese c’è uno zoccolo duro di lettori, ma esistono numeri allarmanti su chi legge poco o addirittura mai. Idea Store lavora con le scuole; bambini e ragazzi ci visitano, ma abbiamo, rispetto alla scuola, un ruolo diverso: negli ultimi anni, negli istituti della Gran Bretagna, la bellezza della lettura di per sé non viene valutata e apprezzata, perché gli insegnanti, loro malgrado, devono seguire una politica che impone di sottoporre gli alunni a una serie di test e l’istruzione diventa solo il modo per superare l’esame. Ciò si ripercuote sulla lettura: moltissimi alunni finiscono le scuole senza aver imparato quanto è bello leggere una storia. Quando i piccoli vengono da noi, spieghiamo loro che siamo qui per motivarli a leggere di più e conoscere la letteratura di tutto il mondo. Se riusciamo a entusiasmarli, il futuro dei libri avrà buona salute.
Scaffali e bibliotecari destinati a scomparire?
Idea Store dimostra che può esistere un posto con libri, scaffali e personale, formato in modo diverso rispetto a 20 anni fa, e… molti altri servizi; il segreto per attirare nuovo pubblico. Non penso che le biblioteche verranno sostituite da centri virtuali: anche noi offriamo tanti servizi online, sia prestito che informazioni, però un luogo fisico dove incontrarsi e partecipare alla vita di quartiere è importante.