La coreografa e nuova testimonial Airc Carolyn Smith, dopo un tumore al seno, ha sviluppato una tecnica di danza per ritrovare femminilità
L’ha sempre chiamato l’intruso. Per Carolyn Smith, danzatrice, coreografa e personaggio notissimo della tv – sopratutto come presidente di giuria nel talent show di Rai Uno “Ballando con le stelle”, cui partecipa da ben 10 anni – il tumore al seno che le è stato diagnosticato nel settembre 2015 è stato da subito «qualcuno di non invitato, ma con cui fare i conti». Oggi, a un anno e mezzo di distanza, dopo una mastectomia, un duro percorso di chemioterapia e trattamenti, la coreografa scozzese di nascita, italiana d’adozione e cittadina del mondo (sempre in giro tra le sue scuole di danza) è forte e determinata come sempre nel lottare lungo la strada della guarigione. «Il tumore al seno – dice – non ce l’ho più ma non posso dire “sono guarita”: il pericolo di una recidiva c’è sempre, ogni tre mesi devo fare un controllo». Carolyn Smith, che non ha mai avuto vergogna di parlare del cancro e del percorso di cura, ha sempre voluto condividere tanti aspetti della sua esperienza (anche suoi social e in varie interviste) anche per dar forza alle altre nella sua stessa condizione. «Alle donne malate dico di non piangersi addosso – spiega -. E, soprattutto, di non avere vergogna della loro situazione: questa malattia è ancora un tabù, ma bisogna rompere il silenzio». Non a caso l’Airc l’ha scelta come testimonial delle proprie iniziative. Dalla malattia, poi, è nato un nuovo progetto di danzaterapia: “Sensual Dance”, per rimettere ogni donna in contatto con la propria sensualità.
Signora Smith, da cosa nasce l’idea della “Sensual dance”?
«È cominciato tutto perché avevo bisogno di fare un’attività fisica apposita per la coordinazione. Dopo il mio percorso di cura cui l’intruso mi ha costretta, e soprattutto dopo la chemioterapia, ero devastata e non sentivo più mani e piedi. All’inizio ho cominciato con lezioni di fitness in palestra per rimettere in moto alcuni muscoli ma è stato un fallimento. Tornata a casa, mi sono chiesta come mai proprio io che ballo da più di 50 anni (ha cominciato a 4 anni, nda) e che vado dicendo al mondo intero che il ballo fa bene, avevo deciso di seguire, invece, un programma in palestra. Così mi sono messa subito a lavoro».
Cosa ne è venuto fuori?
«Mi sono messa a studiare un programma apposito per ritrovare la coordinazione e soprattutto la donna che era in me. Dopo un percorso così duro e una mastectomia, confesso che guardarsi allo specchio è difficile perché senti di aver perso una parte importante della tua femminilità, per questo ho lavorato a una coreografia che mi facesse di nuovo sentire bene con me stessa. Alla fine, mi sono detta che avrei dovuto condividerla con altre perché non era giusto tenere questa sensual dance solo per me».
Cosa è successo dopo?
«Ho fatto un po’ di passaparola nel paesino dove vivo, in provincia di Padova, e il 13 febbraio scorso a casa mia ho fatto una presentazione. All’inizio pensavo di testare la coreografia su circa 10 donne, ma all’incontro erano in 50 e oggi sto portando avanti due classi con 27 donne in totale che hanno voluto far parte di questo progetto pilota. I risultati sono davvero al di sopra di ogni aspettativa, e in sole poche settimane tutte hanno notato una trasformazione nel portamento, nella scioltezza e soprattutto nell’accettazione di sé».
A quali donne si rivolge questo progetto?
«A tutte. Nel gruppo, al momento, ci sono donne dai 24 a 72 anni, che vogliono riconquistare la propria femminilità: alcune di noi hanno affrontato e continuano ad affrontare un percorso con l’intruso, ma le altre non hanno problemi di salute acuti. Si tratta di riprendere confidenza con il proprio corpo e di riscoprirsi donne. Siamo donne, non siamo solo mamme, mogli, lavoratrici, prima di tutto siamo donne. E vedo che questo empowerment sta davvero funzionando».
Quali saranno i prossimi passi?
«Fino a metà giugno continuerò a lavorare su questo progetto pilota, poi scriverò il programma e lo lancerò a livello nazionale. Sono convinta che un format che funziona così con me stessa possa essere d’aiuto anche ad altre nella riappropriazione della propria femminilità».
Com’è cambiato, con la scoperta della malattia e con i trattamenti, il rapporto con il suo corpo?
«I medici mi avevano avvisata su come sarebbe andata, dicendomi che la chemio non mi avrebbe più fatto sentire mani e piedi, ma non avevo ben capito cosa intendessero. Ecco, questa è una cosa di cui non ho subito parlato, ho sempre vissuto questa malattia come qualcosa da affrontare e ci sono cose che all’inizio non avevo “pubblicizzato” ma che ora ho scelto di condividere perché il danno che ha fatto questo intruso non è affatto piccolo. Ma non bisogna piangersi addosso. Il cancro è ancora un tabù ma non bisogna aver vergogna, bisogna parlarne e creare una comunità forte».
Oltre alla “Sensual dance”, cosa le ha ispirato questo percorso di lotta contro il cancro?
«A parte la voglia di condividere con altre donne e parlare tanto di come ognuno affronta la malattia, c’è una cosa che mi frulla in testa: una “battaglia” per una linea di intimo bella anche per donne che hanno subito la mastectomia. È una cosa che mi sta davvero a cuore: la chemio devasta il corpo e mente, la mastectomia è dura da affrontare e in più io, anche senza un seno, devo indossare reggiseni orrendi che neanche una nonnina metterebbe? Mi dispiace ma devo veramente tirare le orecchie al moda made in Italy. Si deve fare qualcosa».