Il direttore generale dell'azienda abruzzese Fater, la migliore azienda italiana dove lavorare, conferma che il loro successo deriva proprio dall'aver messo al primo posto la crescita sostenibile e il miglioramento delle risorse umane. Creando un clima di collaborazione, dentro e fuori l'impresa, che ha pagato nel tempo
I suoi marchi di punta sono Pampers, Lines, Tempo, Tampax, prodotti che hanno conquistato negli anni la fiducia delle famiglie italiane grazie a una politica aziendale rivolta, da sempre, a garantirne la qualità (circa il 5 percento del fatturato – che ammonta a 770 milioni di euro – viene investito in innovazione per offrire prodotti sempre migliori) ai consumatori.
Fater SpA è un’azienda solida che investe molto in CSR e crescita sostenibile e non a caso si è vista assegnare negli anni numerosi riconoscimenti come l’Emas Awards 2010 per l’Italia, nella categoria “Grandi Aziende” e nel 2009 il Great place to work, che premia le aziende con il miglior ambiente di lavoro, risultando quindi la migliore impresa italiana in cui lavorare. Roberto Marinucci, direttore generale dell’azienda abruzzese, ci spiega le ragioni di un successo che dura da cinquant’anni.
Cosa intende Fater per sviluppo sostenibile?
Un modello essenziale per il suo business, un elemento chiave per vincere sul mercato, far crescere l’azienda e sviluppare un’organizzazione sempre migliore. È per questo che abbiamo fatto della sostenibilità un’attività a 360 gradi che comprende quattro grossi filoni.
La sostenibilità ambientale innanzitutto, con l’impegno dell’azienda a utilizzare la minore quantità possibile di risorse. A tal fine abbiamo, per esempio, ridotto negli anni il consumo di elettricità e gas metano e le emissioni di CO2. Tutto ciò ci ha consentito di avere anche risparmi di costo che poi abbiamo utilizzato per far crescere l’azienda. Il secondo filone è quello della sostenibilità economica, cioè l’attività di innovazione dei nostri prodotti, come il pannolino Pampers. Il terzo aspetto è quello della sostenibilità culturale, cioè l’attività legata alle persone e a comportamenti collettivi sempre più virtuosi. A tal fine abbiamo sostenuto, per esempio, l’acquisto da parte dei dipendenti di biciclette elettriche favorendo così l’utilizzo di mezzi che non emettessero CO2 anche nel tragitto casa-ufficio. L’ultimo pilastro è quello della responsabilità sociale. Fare in modo cioè che le nostre attività di sostenibilità possano creare maggior valore sostenibile per la comunità in cui viviamo, che è quella di Pescara e della provincia. Abbiamo così sponsorizzato la creazione di piste ciclabili, il ripristino della Pineta Dannunziana, il più grande polmone verde cittadino, e con altri imprenditori cofinanziato il ponte ciclopedonale della città.
Nel 2009 vi è stato assegnato il premio “Great place to work”. Qual è la vostra stategia per risultare la migliore impresa italiana in cui lavorare?
Siamo stati molto contenti di vincerlo perché il processo di assegnazione del premio tiene conto di tante variabili e soprattutto fa votare anche i dipendenti, che sono coloro che alla fine decidono il grado di soddisfazione dell’ambiente di lavoro aziendale. In particolare ci sono state alcune caratteristiche che ci hanno fatto emergere fra cui il senso di appartenenza, elemento storico per Fater. Siamo un’azienda che è sul mercato da oltre cinquant’anni e in tutto questo tempo siamo davvero diventati una specie di famiglia dove tutti noi curiano gli interessi aziendali proprio come se fossero i nostri. Un senso di appartenenza che si trasmette subito anche ai nuovi assunti.
Un approccio che consente alle persone di dare il meglio ..
Sicuramente. Infatti cerchiamo continuamente di creare un ambiente di lavoro positivo. Il nostro motto è che “le persone fanno la differenza” e se siamo riusciti ad essere finora un’azienda d’eccellenza è stato perché abbiamo avuto con noi sempre persone eccellenti che hanno fatto del loro meglio per l’impresa.
Responsabilità sociale e sviluppo del capitale umano in che rapporto stanno?
Noi pensiamo che se scegliamo persone competenti, sviluppiamo ulteriormente le loro competenze, le mettiamo nella condizione di esprimere il meglio di sé e creiamo intorno a loro un ambiente favorevole, tutto ciò aiuterà anche l’azienda a primeggiare. Noi sappiamo di dovere tutto il nostro successo alle persone che lavorano con noi.
Che cos’è il progetto “Rewords”?
È un progetto, a cui Fater aderisce, che ha l’obiettivo di studiare e certificare il livello di sostenibilità di un’azienda. La filosofia del Rewords è che la sostenibilità non è soltanto un piccolo elemento che va misurato, ma nasce all’interno dell’azienda, nel suo ambiente di lavoro e nei suoi valori. Altro elemento importante è la coerenza fra i valori dell’azienda e quelli del management. Io stesso, come parte del processo di Rewords, sono stato intervistato da una psicologa che aveva l’obiettivo di capire se io fossi veramente serio in quello che dicevo sulla sostenibilità. E così tutto il team di direzione della Fater è stato “scandagliato” con l’obiettivo di capire se i comportamenti erano radicati oppure soltanto di facciata. Molto importante è stata anche la misurazione della percezione che hanno di noi i nostri stakeholder: soci, fornitori, istituzioni, persone esterne. Una aspetto fondamentale per capire i nostri margini di miglioramento.
Cosa possiamo dire alle aziende che si vogliono occupare di sviluppo sostenibile?
Partendo dall’esperienza di Fater, possiamo dire che quando la sostenibilità diventa per un’azienda un elemento centrale della strategia d’impresa, i risultati non si fanno attendere e vanno ben oltre le aspettative. Sia in termini di business che di organizzazione aziendale.