Alessandro Marangoni, economista esperto di rinnovabili, delinea lo scenario nel mondo dell’energia, sempre più composto da green energy
«La rivoluzione energetica è quanto di più concreto si possa immaginare, sia a livello di scenario che di vita quotidiana». Ad affermarlo è Alessandro Marangoni. Quindi non un fanatico ambientalista, ma un economista aziendale specializzato in strategia e corporate finance nei settori energetici e ambientali nonché Ceo della società di consulenza strategica e di ricerca Althesys. In Italia è stato un autentico pioniere nella redazione di rapporti ambientali e sulle rinnovabili ha fondato ben più di un’idea: è membro del Renewable Industry Advisory Network dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, e partecipa al gruppo di esperti di REN21 dell’ONU.
Per questo quando dice che «siamo in una fase epocale» è bene credergli. «Basta qualche numero per comprendere questa transizione che già stiamo vivendo: in Italia, negli ultimi dieci siamo passati, tutto compreso, da circa 7.000 impianti di generazione elettrica a più di 700.000 oggi, cifra che include le grandi centrali a carbone da 1000 a 2000 MW fino al piccolo impianto fotovoltaico da 3 kW sul tetto di un’abitazione qualsiasi». Nell’Irex Annual Report 2017, stilato proprio da Althesys, parlando di rivoluzione energetica si evidenzia come siano le rinnovabili il motore di questo cambiamento, che toccherà sempre più il funzionamento dei mercati, le infrastrutture e i consumatori con la digitalizzazione del sistema elettrico.
Perché parlare di rivoluzione energetica?
Perché sta cambiando la struttura stessa del settore e il modo di produrre energia. Si sta passando da un mondo composto di poche grandissime centrali a un sistema molto più frammentato di generazione distribuita, dove in parte il consumatore diventa anche produttore.
Cosa significa e significherà sempre più questo scenario per chi si trova a gestire la distribuzione dell’energia?
Sull’immediato è certamente una complessità per il sistema, però è anche una straordinaria opportunità. Ciò implicherà un ruolo, una struttura, un modo di funzionamento diverso delle reti. La digitalizzazione del sistema permetterà di gestire in maniera molto più flessibile ed efficiente l’energia prodotta e consumata.
In questo senso assumerà maggiore importanza l’accumulo energetico, che permetterà di autoprodursi e consumare la propria energia?
L’accumulo energetico diventerà in prospettiva sempre più strategico. Teniamo conto che l’obiettivo della Strategia Energetica Nazionale punta ad arrivare al 2030 con il 55% di produzione da fonti rinnovabili nel settore elettrico. Molte sono caratterizzate da discontinuità come l’eolico o il fotovoltaico: questo significa e significherà dover e saper gestire le fasi nelle quali queste fonti non producono o lo fanno in eccesso. Quindi l’accumulo, in ogni sua forma, sarà determinante a garantire l’equilibrio complessivo del sistema.
Le bioenergie, di cui con Althesys vi siete occupati spesso, quanto contribuiranno in questa rivoluzione green?
Le bioenergie sono una parte importante già oggi del nostro sistema e anch’esse potranno essere utili ad assicurare equilibrio. Stiamo parlando, solo per quanto riguarda il biogas, di 1,5 GW d’installato, ma con una produzione rilevante perché le bioenergie, a differenza di eolico e fotovoltaico, sono fonti programmabili e con una capacità di produrre per molte più ore. Quindi, sebbene non siano le più economiche nel quadro delle rinnovabili, avranno un ruolo importante nel futuro proprio perché sono le uniche fonti verdi facilmente gestibili.
Nel quadro regolatorio italiano questa rivoluzione energetica sarà incentivata o vincolata?
Allo stato attuale ci sono dei limiti nella regolazione che riguardano, per esempio, la
partecipazione delle rinnovabili al mercato dei servizi o le limitazioni tariffarie rispetto all’auto consumo. In generale, da sempre la regolazione insegue la tecnologia e non il contrario. Tuttavia l’Autorità dell’Energia è molto attenta all’equilibrio complessivo del sistema e nello stesso tempo a seguire tutte quelle innovazioni che possono permettere di assicurarne una maggiore efficienza.
Nel panorama energetico, quale potrebbe essere un outsider d’interesse nel contribuire a un quadro ancora più orientato all’ecosostenibilità?
Oggi non c’è dubbio che l’applicazione vincente rimanga il fotovoltaico. Due aree su cui però possiamo scommettere sono rappresentate dall’eolico offshore che in molti Paesi a differenza dell’Italia è già molto sviluppato e dall’energia dal mare, sia sotto forma di correnti marine sia di moto ondoso: questa potrebbe essere una sorpresa, tutta da scoprire. Però, allo stato attuale è ancora in una fase embrionale.