Wise Society : Il piano di Richard Bandler per la conquista della felicità
Wise Incontri

Il piano di Richard Bandler per la conquista della felicità

di Vincenzo Petraglia
12 Aprile 2020

Regola numero uno, imparare a pensare in modo intelligente (e positivo): vediamo come. Intervista esclusiva al fondatore della Programmazione neuro linguistica autore di best seller che hanno venduto milioni di copie nel mondo

Fondatore, insieme con John Grinder, della Programmazione neuro linguistica, psicologo e autore di best seller che hanno venduto milioni di copie nel mondo, Richard Bandler in quest’intervista esclusiva a Wise Society ci spiega come prendere il controllo della propria vita e impostare una strategia vincente per raggiungere risultati apprezzabili e agguantare la tanto agognata quanto inafferrabile felicità.

Foto Sk / Unsplash

Ha appena pubblicato il libro Pensa in modo intelligente. Lo ha scritto perché le persone non sono abituate a farlo?

Sì, perché purtroppo, molto spesso, non lo fanno. Soprattutto nella loro vita personale. E non perché lo facciano apposta, semplicemente per come sono stati “programmati” nella loro vita da genitori, insegnanti, amici, ambiente di lavoro. Magari hanno accettato convinzioni poco utili tipo “non sei capace di fare nulla di buono”, “non concludi mai quello che inizi”, “sei inaffidabile” e così via. Cose dette magari come sfogo ma che, per un bambino, diventano delle realtà da assecondare. Uno dei più grandi lavori credo sia da fare all’interno del sistema scolastico, dando agli insegnanti strumenti molto più efficaci rispetto a quelli che hanno avuto finora per far crescere i nostri figli con un atteggiamento e delle strategie molto più utili.

La maggior parte di noi, scrive nel libro, “ricorda soltanto, non pensa”. Con quali conseguenze nelle nostre vite?

Il libro scritto da Bandler con Glenda Bradstock e Owen Fitzpatrick per Ekis.

Quando le persone confondono il ricordare con il pensare perdono l’abilità di poter fare qualcosa per cambiare le situazioni che non vogliono. Queste persone guardano il passato e dicono “è sempre stato così, quindi sarà sempre così!”, dimenticando che il passato non rispecchia il futuro: il passato rispecchia il presente, ed è ciò che decidiamo di fare adesso che determina dove saremo nel futuro. Quindi tecnicamente in ogni momento una persona può decidere di cambiare direzione nella vita, basta pensare in modo diverso. Perché, come ripeto sempre, quando cambi come pensi, cambia quello che provi e di conseguenza cambia quello che puoi fare.

Come possiamo imparare a pensare in modo diverso, quindi più intelligente?

Iniziando a pensare di proposito. Comprendendo che siamo noi a guidare il nostro bus personale. Magari qualcuno è stato seduto nell’ultima fila per tanto tempo, lamentandosi del panorama o della temperatura o di qualunque altra cosa. Beh, se non ti piace quello che sta accadendo, alzati e mettiti al posto dell’autista. D’altronde è il tuo cervello ed è giusto che sia tu a scegliere la direzione. Pensare di proposito significa avere una direzione chiara, una strategia che ti permetta di raggiungere ciò che vuoi, l’abilità di monitorare i risultati che stai ottenendo e la flessibilità per cambiare quello che non funziona. E ovviamente serve agire.

Con quali benefici?

Le persone possono iniziare a vivere in modo più pieno e felice ogni giorno perché hanno uno scopo. Questa è la più grande scoperta che ho fatto in tutti questi anni. Le persone felici sono persone con uno scopo. Aprono gli occhi al mattino e sanno perché vanno a fare quello che fanno durante la giornata. E alla sera arrivano a casa soddisfatti per aver camminato in quella direzione.

Ci fa qualche esempio concreto di cosa possiamo fare per cambiare il nostro modo di pensare?

Psicologo co-fondatore della Pnl, è autore di best seller tradotti in tutto il mondo. Foto: Kathleen

Molte persone, ad esempio, si preoccupano per il futuro – pensiamo soltanto a questo periodo di emergenza per il Coronavirus – facendosi dei “film mentali” catastrofici su tutto ciò che potrà andare male. Ovviamente questi film influenzano il loro stato d’animo e di conseguenza metteranno in atto dei comportamenti non produttivi: ad esempio, bloccandosi, deprimendosi, trattando male le persone vicine. Una semplice cosa che possono fare è, appunto, cambiare il modo in cui pensano a queste cose. Invece di vedere quel film mentale a dimensioni reali o addirittura più grandi del reale, come se fossero al cinema, possono prendere quelle immagini e rimpicciolirle fino a fargli assumere le dimensioni di una moneta da un euro, farle lampeggiare in bianco e nero, allontanarle… Per capire, pensiamo alla differenza emozionale, abissale, che c’è tra il vedere un film al cinema e vedere lo stesso film in aereo in economy class con la cuffia, che magari si sente da una parte e dall’altra no. Il contenuto è tecnicamente lo stesso, ma l’emozione è totalmente diversa. Ecco, il nostro cervello funziona allo stesso modo. Se qualcosa ti dà fastidio, prima rimpiccioliscilo e rendilo emozionalmente meno impattante e poi sostituiscilo con un film migliore.

Secondo lei i nostri politici pensano in modo intelligente?

Beh, pensi che ho inviato una copia di questo libro ad ogni membro del Congresso! Dipende: a volte sì, molte altre no. Ma questo non vale solo per i politici, vale in tutte le professioni. Credo che ogni persona che volesse darsi alla politica dovrebbe prima fare un test sulle sue doti morali ed etiche e, una volta superato, iniziare eventualmente il cammino. Prendere decisioni sulla vita di milioni di persone non è un lavoro semplice ed è per questo che serve avere le giuste motivazioni e le giuste strategie che prevedano un piano a lungo termine anziché una visione miope sul breve.

Dell’approccio di cui parla potrebbero beneficiare anche le aziende e il mondo del business?

Certamente. Bisogna imparare innanzitutto a prendersi la responsabilità dei propri risultati. Ho visto troppi manager o imprenditori dare la colpa all’esterno: al mercato, ai dipendenti, all’economia, alla sfortuna, addirittura ai clienti che non capiscono. E questo porta inevitabilmente alla rovina delle aziende o dei rapporti professionali. Quando, invece, parti dal presupposto che è tua la responsabilità, ossia l’abilità di rispondere a una situazione, puoi iniziare a fare qualcosa per cambiare ciò che non ti piace. Questo presuppone anche un cambiamento del concetto di leadership: ogni buon leader dovrebbe sapersi prendere le proprie responsabilità, padroneggiare una comunicazione efficace e avere un’etica del lavoro ineccepibile e ottime strategie decisionali, oltre a saper motivare i suoi collaboratori e gestire al meglio il proprio stato d’animo.

Foto Stan B / Unsplash

Nel suo libro si sofferma molto sulla felicità. È veramente possibile essere felici su questa Terra o è solo un’utopia?

È possibile, soprattutto se lo fai diventare un’abitudine. Così come una persona va in palestra per allenare il corpo ed essere in forma e performante, lo stesso vale per le emozioni. Potremmo paragonarle ai muscoli: più le provi e più è facile provarle. Le emozioni sono, alla fine di tutto, biochimica. Quindi le produciamo noi. Negli ultimi cinquant’anni ho insegnato alle persone di qualunque nazionalità, razza, posizione sociale e professionale a capire come utilizzare il cervello per stare bene e ottenere risultati. Perché il concetto è semplice: se stai bene e vivi felicemente, ottieni anche più risultati nella tua vita. La chiave sta nel prendere il comando della mente, tramite un piano d’allenamento quotidiano per tonificare i “muscoli” del cervello e delle emozioni e imparare a dirigerli dove vogliamo. La felicità non è una cosa che accade, è qualcosa che fai. Il più classico errore è aspettare che accada qualcosa: quando diventerò maggiorenne allora sarò felice, quando mi laureo, quando mi sposo, quando avrò quella promozione… La felicità non sta in una meta ma nel come vivo ogni giorno il viaggio per arrivarci.

Da cosa si dovrebbe partire per dar vita a una società un po’ più saggia di quella attuale?

Una società saggia dovrebbe partire con un piano. Coloro che guidano le società in tutto il mondo dovrebbero aver chiaro dove stanno andando e le strategie che servono per andarci. In questo periodo specifico si è capito che il nostro sistema sanitario è peggio preparato alle emergenze di quanto non pensassimo.

Foto Ben White / Unsplash

Quindi una società saggia dovrebbe investire di più nel creare nuovi medici e nuove strutture. Allo stesso modo dovrebbe investire sul sistema scolastico, insegnando ai ragazzi cose che hanno a che fare con la realtà: ad esempio a fare un budget economico familiare, entrate e uscite, addirittura le basi dell’imprenditoria. Strategie che funzionano e che possano aiutarli a diventare autosufficienti il prima possibile, e non a vivere in casa dei genitori fino a 35 o 40 anni. Estremizzo il concetto: finché pensiamo che il lavoro sia un diritto, e non un qualcosa da guadagnare ogni giorno, non si farà un salto di mentalità. E una società saggia dovrebbe dare questi messaggi sin dalla giovane età.

Imparare a pensare in modo intelligente in 3 step:

  1. Pensa a ciò che puoi fare con quello che hai a disposizione invece di pensare a quello che non puoi fare con ciò che non hai a disposizione
  2. Cambia i “film mentali” che ti fai se non ti fanno stare bene. Il cervello è tuo fino a prova contraria
  3. Pianifica e decidi.

Vincenzo Petraglia

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