Auto efficienti, innovative e a basso impatto, migliori trasporti pubblici e più car sharing. Le strategie vincenti, secondo Andrea Maria Benedetto vice president product & process development della prestigiosa società piemontese, per guardare oltre la crisi
La vision di Pininfarina è racchiusa nel motto “Dressing the technology”. L’azienda, grande ambasciatrice del made in Italy nel mondo, è sinonimo di lusso ed eleganza, tecnologia e innovazione. «Il bello cioè che veste e ricopre packaging di veicoli efficaci, efficienti e innovativi», spiega Andrea Maria Benedetto, vice president product & process development della società.
Il manager racconta a WiseSociety lo stato dell’arte del mercato automotive e parla degli scenari futuri che ci attendono: nuovi modelli di mobilità sostenibile, città intelligenti che potrebbero cambiare radicalmente il futuro delle nostre vite quotidiane, strategie per combattere la profonda crisi economica che stiamo attraversando e fondare una società un po’ più saggia di quella attuale, anche grazie all’importante contributo che aziende illuminate e lungimiranti possono fornire.
Il mercato dell’auto sta attraversando una profonda crisi. Cosa può e deve fare secondo lei un’azienda come la vostra per sopravvivere?
È importante controllare i costi, le risorse e gli investimenti. Di pari passo bisogna cercare di conservare la base clienti e crescere, oltre a mantenere un livello di eccellenza qualitativa e di efficienza operativa focalizzandosi sulle attività che si sanno fare meglio, innovando e avendo costante attenzione nei confronti dell’ambiente. Non investire oggi in ricerca e sviluppo di veicoli a basso impatto ambientale ed energetico significa rinunciare al proprio futuro come major player nel decennio 2020-2030.
Può la crisi che stiamo vivendo diventare un’occasione di cambiamento? Cosa intende Pininfarina per innovazione e come la persegue?
Certamente i momenti di crisi sono momenti di opportunità di cambiamento. Pininfarina ha vissuto la crisi a partire dal 2008 con grande spirito e desiderio di cambiamento, rinnovando la propria missione ed il proprio piano industriale, senza tuttavia dimenticare la propria storia e i propri valori.
L’innovazione nella nostra azienda è il risultato di grande applicazione, lavoro, metodo, costanza e leadership. La vision e la strategia devono essere tramutate in piani operativi, in azioni, in risultati. Il mio credo è che per avere successo nel lungo periodo bisogna pianificare ed eseguire con rigore nel medio periodo. Cerco di guidare il mio team perché segua e applichi con energia e professionalità questo principio. Non conto sulla genialità, che è pur sempre ben gradita, mi assicuro che ci sia metodo.
Di cosa avremmo bisogno per vivere in una società un po’ più saggia di quella attuale?
Bisognerebbe partire da modelli innovativi e positivi per migliorare la qualità della vita, secondo un modo di agire, e non solo di pensare, fondato su condivisione, responsabilità, gestione equilibrata delle risorse, rispetto di sé, degli altri, delle regole e dell’ambiente.
Bisogna rivalutare il dialogo, l’ascolto, lo stare insieme, il confrontarsi sulle idee. Ripartire dal credere che non esista una risposta semplice a niente e che l’importante non è solo darsi delle risposte ma anche e soprattutto farsi delle domande.
Qual è il contributo che un’azienda “saggia” potrebbe dare in tal senso?
In Pininfarina crediamo molto nel ruolo sociale delle imprese e per questo la nostra azienda cerca di assolvere a questo compito cercando di salvaguardare e valorizzare il patrimonio di competenze e capacità del territorio nel quale è inserita. Pur con un orizzonte internazionale e globale, la nostra storia, le nostre radici sono in quel Piemonte che da oltre cent’anni è uno dei cuori pulsanti dell’automotive mondiale.
Grazie al nostro impegno, alle nostre capacità, alla ricerca e all’innovazione, contribuiamo ad attrarre verso il nostro territorio i più prestigiosi OEMs (Original equipment manufacturer, ndr) mondiali, creando posti di lavoro ed opportunità di sviluppo. Lo abbiamo voluto fare anche nel settore della mobilità sostenibile perché crediamo fortemente nel ruolo che il Piemonte potrebbe avere nello sviluppo dei veicoli elettrici e nella creazione di una filiera ad essi legata.
La vostra azienda riserva un’attenzione particolare anche alla mobilità sostenibile pubblica, al trasporto collettivo…
Sì, lo stiamo facendo nella città di Torino con Hybus, un bus di 12 metri che consuma come un’utilitaria. Si tratta di un progetto di riconversione dei vecchi mezzi pubblici obsoleti, rumorosi ed inquinanti in mezzi oggi a trazione ibrida seriale.
Non rottamando i vecchi autobus ma rinnovandoli, rendendoli quindi ecologici e più confortevoli con notevoli benefici per la collettività e un buon risparmio sui costi che altrimenti si dovrebbero sostenere per l’acquisto di nuovi mezzi. Se pensiamo che il 60 percento degli autobus urbani circolanti oggi in Italia non rispetta le norme sulle emissioni inquinanti consentite e che un ulteriore 30 percento presto diventerà fuori legge, si capisce che l’entità del problema è molto vasta.
Lo sforzo per l’acquisto di mezzi nuovi per la sostituzione del parco circolante obsoleto è chiaramente al di sopra delle possibilità finanziare del nostro Paese, per cui la strada dei mezzi rigenerati potrebbe rivelarsi quella più utile e conveniente per tutti.
A che punto siamo in Italia in termini di mobilità sostenibile?
Purtroppo non abbiamo ancora avuto la capacità di creare tutta la filiera a supporto di attività produttive di volume. In Italia abbiamo eccellenze in termini di ricerca, ma manchiamo in piani operativi, in implementazione, in finalizzazione. I grandi player, pubblici e privati, che dovrebbero assumersi la responsabilità, anche sociale, di sviluppare infrastrutture e veicoli, non stanno creando quel sistema a livello di Paese che è necessario per fare decollare la mobilità elettrica.
È significativo, nel caso di Hybus, che non si sia riusciti a inserire all’interno delle “norme per il sostegno e lo sviluppo della riqualificazione elettrica dei veicoli circolanti” quanto necessario a rendere operativo un progetto dal quale il Paese potrebbe trarre grandi benefici, bloccandolo con necessità di nulla osta o impedimenti inesistenti in altri paesi europei.
Il discorso della mobilità urbana sostenibile è strettamente legato a quello delle smart city, le città intelligenti del futuro. Ci arriveremo mai?
Mai, senza pianificazione, ricerca e investimenti.
Ma se ci arrivassimo come immagina queste smart city?
Sicuramente più vivibili, meno intasate e devastate dal traffico e dall’inquinamento, con una mobilità collettiva rafforzata e sostenibile. Me la immagino anche con maggior spazio e sicurezza per pedoni e ciclisti e con una mobilità individuale meno invasiva grazie a veicoli più piccoli, elettrici e in condivisione.
Penso che sia però giunto il momento di smettere di immaginare la città del futuro ed incominciare a progettarla operativamente. Pininfarina ha immaginato Nido Ev come la vettura ideale per l’utilizzo urbano e per il car sharing, e attraverso una serie di progetti di ricerca l’ha sviluppata per potersi interfacciare con le tecnologie informative che saranno i fattori abilitanti allo sviluppo reale della mobilità sostenibile.
Che impatto potrebbero avere le città intelligenti del futuro sulla vita di tutti i giorni?
Difficile dirlo, anche perché mancano i progetti operativi. Immagino però che diventerannorilevanti l’intermodalità e la diversificazione dei mezzi di trasporto.
Immagino una personache viva in città e che non possieda una vettura, muovendosi tutta la settimana lavorativa con car sharing e servizi pubblici elettrici, con grandi benefici anche di natura economica. E che poi affitti la vettura a combustione interna, ibrida o range extended durante il fine settimana per la gita fuori porta.
Immagino i pendolari che si debbano fermare alle porte delle città chiuse a tutti i veicoli con emissioni non zero e che trovino car sharing, mezzi pubblici, biciclette per proseguire il loro viaggio a destinazione. L’integrazione con i sistemi informativi dovrà garantire il confort e la sicurezza degli utenti, assicurando con certezza la disponibilità e la prenotazione del mezzo, lo stato di carica della batteria, il punto di parcheggio con ricarica in centro città, gli addebiti dei costi in automatico.
Per superare il “disagio”dell’intermodalità occorrerà fornire servizi di mobilità, parcheggio, accessibilità che garantiscano minori tempi di trasferimento, maggiore certezza e sicurezza.
Dal futuro al presente. Quanto è importante investire sulla dimensione umana dell’azienda, e in particolare sui giovani?
Il valore della nostra azienda sta nelle nostre persone e nelle loro capacità di fare, nello sviluppo di know how e mestieri distintivi. Mai come quest’anno investiremo su questo settore per coinvolgere neolaureati e giovani ingegneri nel processo di rilancio e crescita che l’azienda sta seguendo. Saranno loro i pilastri su cui costruiremo il futuro della mobilità elettrica italiana nei prossimi decenni.