L'architetto danese è il progettista del nuovo Harpa di Reykjavik, moderna Concert Hall e centro culturale che vuol testimoniare la rinascita del Paese e riqualificare il vecchio porto della capitale con un progetto di sviluppo a basso impatto
Lo scorso 20 agosto, in concomitanza con la Notte Bianca Islandese, a Reykjavik è stato inaugurato il nuovissimo HARPA, Reykjavik Concert Hall and Conference Centre, centro per concerti e congressi, progettato dall’architetto Peer T. Jeppesen, partner e design Director per i Paesi Scandinavi dello studio danese Henning Larsen Architects. Nato in Danimarca nel 1956, Jeppesen è responsabile dei progetti danesi e svedesi con particolare riferimento agli edifici culturali su grande scala, come appunto l’Harpa di Reykjavik e la nuova Opera House di Copenaghen, moderne strutture che giocano un ruolo fondamentale per lo sviluppo sostenibile delle città che li ospitano. Abbiamo incontrato l’architetto nella capitale islandese per sapere qualcosa di più sull’importanza di questo nuovo edificio che coniuga design e attenzione all’ambiente.
Qual è l’importanza di HARPA per la città di Reykiavik e l’Islanda?
Harpa intende essere il segno della dinamica ripresa dell’Islanda e, al contempo, costituire il fulcro di un più ampio progetto di sviluppo e riqualificazione urbana del vecchio porto della capitale. Sono infatti previsti anche un hotel, uffici, spazi commerciali, edifici residenzIiali, un parcheggio sotterraneo per 1.600 automobili e una strada pedonale dedicata allo shopping, che collegherà centro storico e lungomare. Gestito dalla holding company Portus in collaborazione con il governo islandese e la municipalità, Harpa è uno dei progetti di partnership pubblico-privata più importanti della nazione, destinato a imprimere un forte input all’industria del turismo e al mondo degli affari.
Cosa significa Harpa?
Deriva non solo dal nome dello strumento musicale omonimo (arpa), ma anche dal nome del primo mese di primavera del calendario nordico. Questo per testimoniare la volontà di tutta la Nazione di rifiorire e superare la crisi finanziaria degli ultimi anni.
Quali sono gli aspetti “sostenibili” dell’opera?
Harpa è naturalmente sostenibile in sé. La maggior parte della produzione del calore e dell’elettricità dell’edificio deriva dall’energia geotermica e dalla potenza dell’acqua. L’Islanda, è infatti, uno di quei Paesi che utilizzano quasi al 100 percento risorse di energia rinnovabile.
Cosa ospiterà la struttura?
L’Orchestra sinfonica islandese e l’Opera islandese, diventando così un importante palcoscenico per iniziative musicali e culturali, in grado di proiettare Reykjavik sulla ribalta internazionale. I 28.000 metri quadrati ospitano una sala concerti da 1.800 spettatori, una sala per musica da camera da 200 posti, una sala prove e recitazione da 450, una sala conferenze da 750 e due da 62 ciascuna, oltre a una serie di sale riunioni e aree espositive. Harpa è stato realizzato sul progetto, vincitore del concorso indetto nell’anno 2004, dello studio danese Henning Larsen Architects in collaborazione con lo studio islandese locale Batteríið Architects, l’artista Ólafur Elíasson, il paesaggista Landslag e gli specialisti acustici Artec.
L’architettura ha incontrato l’arte in questo progetto. Qual è stato l’intervento dell’artista Ólafur Elíasson?
L’artista Ólafur Elíasson ha progettato il rivestimento esterno in vetro di tutto l’edificio ispirandosi allo straordinario paesaggio islandese, ai colori dell’oceano e del cielo. Elíasson ha ideato una superficie vetrata, a basso consumo energetico per ridurre la richiesta di calore, che riflette questa moltitudine di sfumature, con variazioni d’intensità e di tono a seconda dell’orario, delle condizioni meteorologiche e delle stagioni. Un involucro mutevole, dunque, che spaziando dai colori caldi della lava ardente al blu indaco dei freddi ghiacciai fino al bianco della schiuma delle onde e alla trasparenza dell’oceano regalerà ai visitatori suggestioni sempre nuove.
Che materiali sono stati utilizzati?
L’obiettivo è stato quello di utilizzare materiali locali come ad esempio la pietra di basalto. Poi per le pannellature abbiamo utilizzato il legno, soprattutto quello proveniente dai paesi scandinavi che ne hanno in abbondanza, per evitare lunghi e inquinanti trasporti.
Quali sono gli aspetti più importanti del progetto generale di riqualificazione urbana e culturale del vecchio porto di Reykjavik?
Con il progetto di questo centro, abbiamo preparato una strategia per lo sviluppo sostenibile di Reykjavik. Così uno degli obiettivi principali è stato quello di dare un valore aggiunto alla città attraverso il nuovo edificio, contribuendo a stimolare uno sviluppo per il contesto urbano in stretto dialogo con la natura.
È mai stato in Italia? Quali edifici apprezza nel panorama dell’architettura contemporanea del nostro Paese?
Solitamente visito l’Italia una volta l’anno e spesso anche più volte. È un Paese estremamente interessante dove ci piacerebbe molto lavorare considerando che finora è l’unica Nazione in Europa dove il nostro studio non ha ancora avuto l’opportunità di sviluppare un progetto. L’Italia è ricca di bellissimi edifici e città ereditate dal passato. Vorrei ricordare in particolare gli interventi dell’architetto Carlo Scarpa (cui è attualmente dedicata una grande mostra al Maxxi di Roma, ndr) che è riuscito a sviluppare progetti dove la bellezza moderna incontra la qualità degli edifici storici. Ma anche quelli di Massimiliano Fuksas e Zaha Hadid, progettisti che hanno sviluppato alcuni dei migliori esempi di architettura contemporanea proprio a Milano, Venezia e Roma.
Qual è il suo prossimo progetto “green”?
Sono stato incaricato di seguire lo sviluppo di un nuovo quartiere residenziale a Oslo in Norvegia, dove le abitazioni sono state progettate come case passive. Qui l’idea di energia integrata dell’edificio incontra il criterio del FutureBuilt per realizzare edifici climatici neutrali. Un progetto importante perchè sarà il primo esempio di bioedilizia realizzato in quel Paese.