Dare spazio ai giovani talenti, innovare e lavorare con i product designer. Sono queste le priorità per tracciare le linee di un futuro sostenibile secondo Nadja Swarovski, a capo della comunicazione internazionale di un'azienda che oggi è un vero e proprio impero
Di origini boeme, Nadja Swarovski è vice presidente della comunicazione a livello internazionale della casa austriaca Swarovski. Ecco che la storica arte di famiglia (quella della lavorazione di un particolare cristallo) ha dato alla luce quello che oggi è in un vero e proprio impero con sede a Wattens, nel Tirolo austriaco. La città dove il bisnonno Daniel Swarovski fondò lo Swarovski Crystal nel 1895. Nadja ha studiato arte, storia, lingue e gemmologia. E’ entrata in azienda nel 1995 dopo aver lavorato a New York con Eleanor Lambert, la leggendaria pr di moda della Grande Mela. Per otto anni ha lavorato tra New York, Londra, Hong Kong. Ora vive a Londra, col marito e i suoi tre figli.
Il nome Svarowski non è più solo un brand ma è diventato un vero e proprio stile. Avete rivoluzionato l’immagine dell’azienda e siete a riusciti a fondere moda e design. Come siete arrivati a questo?
La casa esiste da più di 100 anni e ha sempre fornito gli ingredienti più luccicanti nel mondo della moda. Il nostro primo cliente è stata la regina Vittoria che amava i vestiti del couturier Worth, grande appassionato di cristalli, inoltre mio nonno lavorava molto con nomi come Coco Chanel, Christian Dior. Ma è stato mio padre a darmi l’ispirazione. E’ grazie a lui che sono quello che sono. La nostra priorità, come gruppo, è lavorare con i product designer, sviluppare l’arte degli oggetti in modo molto creativo e dare spazio ai giovani talenti. Il marchio Crystal Palace è davvero concepito per esser un incubatore, un think thank della creatività e delle idee. Una piattaforma creativa sperimentale per tecnologia e innovazione. Cerchiamo di trovare nuovi modi di applicazione del cristallo e di sperimentare nuove tecniche di lavorazione, innovando. Facciamo lo stesso nella moda e nei gioielli.
Lei è austriaca di nascita, oggi vive a Londra, ama l’Italia e ha girato il mondo. Cos’è il lusso oggi per una donna come lei?
Il significato del lusso per me è avere dei prodotti ben disegnati, che diano gioia agli occhi e che regalino belle sensazioni. Quello che conta è mettere al centro il bello pur mantenendo un rapporto qualità prezzo ragionevole. Il lusso è tutto ciò che è in grado di dare gioia e allegria alle persone e alle loro case attraverso degli oggetti che siano a disposizione di tutti. Il segreto, insomma, è rendere il bello accessibile. Il concetto del lusso non è nello spendere tanti soldi ma nel poter avere qualcosa che sia in grado di generare sensazioni positive. Tra gli oggetti che arredano una stanza, io amo molo i lampadari. Quelli usati sul set di «Ocean’s Thirteen» con Brad Pitt e George Clooney, per esempio, è di nostra produzione!
Cosa vuole dire vivere con saggezza?
Per me, vivere con saggezza significa essere informati e consapevoli. E saper scegliere. Come sono fatti i materiali degli oggetti che usiamo, che portiamo addosso e che arredano le nostre case, quali sono i loro processi produttivi. Nel rispetto dell’ambiente e del pianeta. Una priorità, anche per le generazioni future. E so bene cosa dico. Sa, io ho tre figli, di cinque, quattro e due anni.
Quali sono le vostre prossime sfide?
Creare prodotti innovativi per i consumatori dal punto di vista della sostenibilità. Come, per esempio, materiali riciclati, lampade a basso consumo energetico, nuove tecniche di lavorazione. Sono questi gli obiettivi che tutte le grandi aziende dovrebbero porsi. La nostra sfida è continuare a lavorare con bravi designer e riuscire a essere innovativi nell’applicazione del cristallo. Spero di riuscire a rafforzare la linea dei gioielli Atelier Swarovsky. Intanto nel corso del 2010 ci sarà il ritorno delle ragazze di «Sex and the City 2», vestite con abiti impreziositi da cristalli Swarovsky.