Miriam Tessera, ricercatrice di storia medievale all'Università Cattolica e responsabile dell'Archivio e biblioteca capitolare della Basilica milanese, spiega le fasi del progetto di recupero e l'importanza di rendere più accessibile, anche via Web, un raro e antico patrimonio. Storico, artistico e culturale
La mostra mercato “Flora et Decora“ (19-21 Aprile 2013 a Milano) ha come scopo principale quello di sostenere il finanziamento per la realizzazione del nuovo Museo e Archivio Capitolare della Basilica di S.Ambrogio a Milano, luogo antico e prezioso ma fin’ora poco conosciuto, che è parte dello storico edificio religioso fondato nel IV sec. dal patrono della città.
WiseSociety.it ha incontrato la responsabile (dal 2002) dell’Archivio e biblioteca capitolare Miriam Rita Tessera, dottore di ricerca in storia medievale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che racconta le fasi di questo progetto e sottolinea l’importanza del mettere a disposizione un eccezionale patrimonio storico, artistico e culturale che testimonia la vita di Milano e della Chiesa Ambrosiana nel Medioevo ed è profondamente legato all’identità del capoluogo lombardo.
Perché l’Università Cattolica ha deciso di collaborare a questo progetto?
Esiste un legame antico e consolidato tra la Basilica e l’Università, che è sorta proprio sul sito dell’antico monastero benedettino che si trovava accanto alla chiesa, e fin dagli anni Sessanta del Novecento sia molti docenti (tra cui Mons. Pietro Zerbi e Annamaria Ambrosioni) dell’ateneo hanno collaborato con S. Ambrogio sia molti studenti, soprattutto dei corsi di paleografia e storia medievale, hanno frequentato l’Archivio che è sempre stato aperto, anche se non al grande pubblico.
Che cosa contiene attualmente l’Archivio e quali sono i pezzi più preziosi?
Un fondo di 55 manoscritti in pergamena dal IX al XVIII sec. di cui il più antico risale ai tempi di Carlo Magno, poi 1200 pergamene dal IX al XVII sec. che rappresentano la parte più consistente del fondo di S. Ambrogio; una discreta quantità di manoscritti cartacei liturgici relativi al rito ambrosiano, volumi a stampa moderni concentrati soprattutto sulla storia di Milano e della Lombardia nel corso dei secoli e una parte di faldoni, con documenti dal sec. XVI che riguardano la documentazione della basilica in tutti i suoi aspetti, compresi i restauri moderni e contemporanei.
I più pregiati sono certamente i manoscritti miniati, tra cui il Messale dell’Incoronazione di Gian Galeazzo Visconti completato nel 1400, i voluminosi “Corali di Crescenzago”, tutti miniati, l’edizione “medievale” delle opere di sant’Ambrogio voluta dal preposito Martino Corbo nel XII secolo, e tra i tesori “minori” includerei un gruppo di lettere (scambiate tra i canonici e i loro interlocutori: la Curia papale, l’arcivescovo di Milano e chierici italiani e tedeschi) originali del Medioevo.
Ne possediamo una trentina ma per capire quanto valgono basta dire che sono circa la metà di quelle conservate in tutta Italia. Importante e prezioso è anche l’unico manoscritto che tramanda tutte le lettere di santa Chiara.
In che condizioni è questo materiale e cosa prevede il progetto di ristrutturazione e risistemazione?
Il materiale antico è in buone condizioni tenendo conto della sua età, ma non esiste un inventario a stampa, la parte moderna è tutta da catalogare e poi ci sarebbe la volontà e necessità di mettere in rete il più possibile, perché tutto possa essere accessibile a più persone e facilmente consultabile.
Da un lato l’idea, secondo le intenzioni dell’Abate di S. Ambrogio Mons. Erminio De Scalzi, è quella di riordinare e valorizzare tutto questo prezioso e fragile patrimonio in un nuovo spazio adeguatamente attrezzato, con postazioni e strumenti di lavoro moderni che ne permettano la catalogazione, l’edizione e la conservazione.
Dall’altro utilizzare questa occasione per rendere più noto, non solo agli studiosi ma a un più largo pubblico, tutto quello che l’Archivio contiene costruendogli intorno col tempo un vero e proprio “polo culturale” dove per esempio fare incontri, conferenze, mostre. Per avvicinare e magari appassionare i cittadini alle storie che ci sono dietro a un codice antico o alle vicende di un libro legato alla vita spirituale, liturgica, economica dei canonici di S. Ambrogio.
Quali sono i tempi previsti?
I lavori sono già partiti e la riapertura dovrebbe avvenire nel prossimo autunno. Il fatto che presto, anche attraverso l’Expo, tutti i riflettori saranno sempre più puntati su Milano, ha contribuito ad accelerare il progetto del nuovo Archivio.
Qual è, secondo lei, l’importanza di questo progetto sia per la città di Milano sia in senso più ampio?
Significa ricollegare la città con una parte importante della sua storia e con le vicende dei canonici, i custodi della memoria di Ambrogio, personaggio modernissimo per i suoi tempi, che svolsero un ruolo di primo piano nello sviluppo della Milano di età comunale, intessendo legami con le famiglie impegnate nelle nuove magistrature cittadine e riproponendo, in chiave sempre nuova, il legame con il patrono.
Ma rappresenta anche in senso più ampio il recupero e la valorizzazione della nostra memoria, in un mondo sempre più tecnologico e veloce che ogni tanto sembra aver perso il contatto con le proprie radici.
Se non ci riappropriamo del nostro passato cosa lasceremo a chi verrà tra cento o duecento anni? Se impariamo a conoscere chi ha vissuto e lavorato prima di noi con passione, intelligenza e fede potremo “correre” anche più velocemente, ma con maggiore consapevolezza.
Questo può essere un messaggio importante anche per i più giovani, per trasmettere loro quali sono i valori fondamentali su cui costruire il proprio futuro e quello della società.