L'attore toscano ha ideato nel 2007 a Milano, "SaporBio", per divulgare uno stile di vita ecosostenibile. E qui racconta perché...
Personaggio noto nel mondo del teatro e della Tv fin dagli anni Ottanta, Marco Columbro, toscano di Viareggio, anche oggi si divide fra palcoscenico e piccolo schermo. In parallelo al mondo dello spettacolo, dall’inizio degli anni Settanta, Columbro si è interessato a tutto ciò che riguarda la ricerca e la pratica spirituale, avvicinandosi alla medicina alternativa, all’ecologia ed all’agricoltura biologica. Lo abbiamo incontrato all’ultima edizione di SaporBio (9-11 ottobre scorso) manifestazione da lui stesso ideata nel 2007 insieme a Stefania Santini, per divulgare uno stile di vita ecosostenibile, basato sul rispetto dell’ambiente e sulla qualità.
Come si è avvicinato al biologico?
Sono stato tra i primi clienti di uno dei negozi di prodotti biologici nati a Milano negli anni ’70 e ho mantenuto vivo questo interesse fino a che non mi è venuto in mente di creare un evento a tema che fosse divulgativo per i consumatori e che li avvicinasse alla bontà ed alla qualità del biologico, così è nato il progetto SaporBio. Questa manifestazione infatti si occupa a 360 gradi della qualità della vita, dal cibo biologico alla bioarchitettura, dalle medicine naturali al risparmio energetico, cioè uno stile di vita sano e rispettoso della natura.
Perché mangiare bio?
Mangiare biologico è importante per due motivi: fa bene alla salute e fa bene all’ambiente. L’ Italia è il primo Paese produttore di biologico in Europa, infatti lo produciamo con un milione di ettari quadrati sul nostro territorio nazionale, purtroppo però, non siamo ai primi posti come consumatori, ma gli ultimi dati della Coldiretti rivelano che in questi ultimi tre anni il biologico è aumentato del 13 percento, mentre il convenzionale è andato diminuendo, e questo dato fa capire che c’è maggior consapevolezza da parte del consumatore nell’acquistare un prodotto sano e di qualità. Per uno stile di vita consapevole occorre che la gente si informi, perché è dalla conoscenza che si forma la coscienza, cioè la consapevolezza e quando una persona può fare delle scelte consapevoli, vuol dire che è più libera e non una “marionetta” in balia degli altri e della vita.
Alcuni considerano il biologico una cosa da ricchi…
Oggi non più, forse lo era negli anni ’70, quando dire biologico era come parlare di UFO. Adesso c’è la grande distribuzione che ha addirittura interi reparti con prodotti bio. Ciò ha permesso che questo concetto entrasse nelle famiglie, nel tessuto della nostra società, e oggi venga considerato non più una moda ma una vera esigenza culturale e sociale.
Lei, personalmente, riesce a unire un’alimentazione sana e biologica con uno stile di vita ecocompatibile?
Quando è possibile, sì. Ad esempio ho costruito nella campagna toscana un albergo che è stato il primo ad essere riconosciuto come bioarchitettonico. Si tratta di un vecchio casolare di 2000 mq. ristrutturato seguendo le regole della bioarchitettura: la struttura è stata interamente fatta con materiale di recupero, il riscaldamento a parete o a pavimento, tutto il circuito elettrico è schermato, ossia non c’è inquinamento elettromagnetico né a luce accesa, né a luce spenta. E le stesse attenzioni le ho messe in pratica nella mia casa, a Milano. Se uno si informa e ha i mezzi per poterlo fare, riesce a trovare il sistema per vivere in un modo equilibrato.
L’agricoltura del futuro non sarà il ritorno all’agricoltura dei nostri nonni?
In un certo senso sì, ma oggi in più ci sono tecniche moderne che facilitano la vita e migliorano la qualità di quello che si coltiva, permettendo un’agricoltura sana senza ricorso alla chimica. Nel passato i contadini potevano usare solo concime animale, ma ora si può utilizzare un concime naturale, prodotto con tante altre sostanze che consentono però, ugualmente, di avere un prodotto non trattato chimicamente.
Cambiamo argomento, l’incontro avuto con il Dalai Lama, cosa le ha lasciato ?
Beh, ovviamente tante cose… prima di tutto il Dalai Lama è un individuo straordinario per il suo modo di avvicinarsi alle persone, assolutamente anticonformista e per nulla ufficiale. Davanti a lui ti senti immediatamente a tuo agio e poi ha un approccio ironico alla vita. Di lui colpisce la grande umiltà e la lezione più grande che mi ha lasciato è proprio il tentativo di essere umile.
Il suo rapporto con la religione?
Io sono uno antireligioso, cioè la religione non mi interessa, mi interessa la spiritualità. La religione è fatta di dogmi e fideismo io non sono né per gli uni né per l’altro. Mi considero un eretico. Una parola che deriva dal greco haìresis e significa scegliere. Nella vita è importante saper scegliere e per scegliere bisogna avere consapevolezza. Solo aumentando la consapevolezza si possono fare scelte libere. È importante soprattutto capire che non c’è bisogno di rivolgersi all’esterno per comunicare con Dio, ma che Dio è dentro ognuno di noi. Tutti quanti siamo esseri divini e quando arriviamo a rendercene conto, solo a questo punto, le religioni diventano inutili: possiamo credere nella nostra divinità personale ed essere tutti alla pari.