Wise Society : M49, il destino di un orso “problematico”. Intervista a Massimo Vitturi di LAV
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M49, il destino di un orso “problematico”. Intervista a Massimo Vitturi di LAV

di Serena Fogli
18 Settembre 2020

Da M49 al PACOBACE, dalla situazione in Trentino all'equilibrio ecologico sulle Alpi. L'orso è importante per la biodiversità e le alternative alla cattura e detenzione sono numerose. Ne parliamo con Massimo Vitturi di LAV.

M49 è stato catturato nuovamente e il dibattito che si è generato intorno all’ennesima trappola che l’ha reso prigioniero ha infuocato l’opinione pubblica. Chiuso nuovamente nel recinto di Casteller, dal quale era riuscito a fuggire già due volte, sono in molti a chiedersi quale sarà il destino dell’orso più famoso del Trentino, soprannominato Papillon dal ministro Costa, da sempre a favore della sua liberazione.

Per capire cosa succederà a M49 e quali sono gli scenari possibili abbiamo intervistato Massimo Vitturi, responsabile LAV dell’area animali selvatici. La Lega Anti Vivisezione è al lavoro per permettere la liberazione di M49, che deve avvenire il prima possibile.

“In questo momento – afferma Vitturi – stanno pre-ambientando l’orso al recinto, e questo sostanzialmente significa che lo stanno bombardando di farmaci per tenere basso il suo livello di aggressività. Lui chiaramente si trova in una situazione da cui vuole uscire e a cui sta giustamente reagendo. La liberazione di M49 deve avvenire al più presto, così da non alterare il suo comportamento”.

Con Massimo Vitturi abbiamo parlato di M49, ma anche del PACOBACE e della situazione del Trentino in merito alla presenza degli orsi, necessaria per garantire l’equilibrio ecologico della zona. Una chiacchierata interessante che, speriamo, possa riuscire a creare consapevolezza intorno a un argomento su cui si è speculato a lungo.

L’orso appartiene a una specie schiva per natura. Il PACOBACE (piano d’azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali) elenca tuttavia i comportamenti che rendono un esemplare dannoso e problematico. Ovviamente, come afferma il documento, ogni caso deve essere valutato singolarmente, ma secondo questi parametri M49 è da considerarsi pericoloso?

Comincio col parlare del PACOBACE, che presenta una vera e propria categorizzazione delle “tipologie” di orso, anche in base al comportamento adottato gli esemplari della specie. Nonostante questo, fino a oggi non sono mai state intraprese azioni secondo i dettami del PACOBACE. Mi spiego meglio: il documento elenca quali azioni e comportamenti adottare, ma una frase “sibillina” contenuta al suo interno (ovvero “fatti salvi, comunque, gli strumenti di urgenza e di emergenza”) lascia sempre un ampio margine di discrezionalità all’amministrazione provinciale. Ciò significa che, fino a oggi, tutti gli atti di cattura e uccisione di orsi sono stati eseguiti a fronte di ordinanze contingibili e urgenti.

Questi strumenti che la legge mette a disposizione di qualsiasi amministrazione comunale, provinciale e regionale niente hanno a che fare col PACOBACE. Tutte le ordinanze, compresa quella tuttora vigente per la cattura di JJ4 (l’orsa che ha aggredito i due cacciatori), sono ordinanze contingibili e urgenti che, in qualche maniera, fanno riferimento alla gradualità del PACOBACE ma rappresentano in realtà uno strumento diverso da quello previsto. Quindi, pur esistendo il PACOBACE, gli interventi sugli orsi sono stati effettuati utilizzando uno strumento derivante da altre fonti, che sono ordinanze contingibili e urgenti. Detto questo, il PACOBACE è stato modificato nel 2015 per aumentare il numero di comportamenti che possono essere considerati problematici per prevedere azioni energiche nei confronti degli orsi.

Locandina Orso in Trentino

Foto Grandi carnivori in Trentino – https://grandicarnivori.provincia.tn.it/

Rispetto a quanto ha appena detto, M49 è un orso problematico?

M49 è un orso che sta facendo l’orso: non ha mai attaccato nessuna persona, ma viene considerato problematico perché si avvicina alle baite e alle malghe, ovvero le strutture in quota dove viene depositato il latte delle greggi, quando vengono munte per la lavorazione del formaggio. Il fatto che M49 si sia avvicinato a queste strutture e, bisogna dirlo, in alcuni casi sia riuscito ad entrare attirato dall’odore di latte e formaggio (ma mai in presenza dell’uomo), è bastato a definirlo come orso problematico. M49 non ha mai creato problemi all’uomo e solo una volta, mentre tentava di entrare in una malga, ha incrociato una persona spaventatissima, ma era spaventatissimo anche lui, tant’è che è scappato subito.

L’unica cosa di cui bisogna tener conto è che di tutti i danni prodotti dagli orsi nella provincia di Trento (che ha una popolazione di 80/100 orsi), M49 è responsabile di circa ⅓ di essi. Prendiamo atto del fatto che, da orso intelligente qual è, è curioso e senza grosse paure (se non dell’uomo): ha capito bene che in queste strutture, le malghe, ci sono tante cose buone che gli piacciono. Queste strutture, poi, non sono protette: hanno solo delle porte in legno che, pur presentando una sicurezza sufficiente nei confronti delle persone, non sono sufficienti nei confronti di un orso giovane che pesa quasi 200 kg. Dove, invece, queste baite sono protette da semplicissime inferriate di ferro, l’orso si è fatto vedere ma non è riuscito ad entrare.

La querelle ora è spinosa, divisa e fortemente politica: c’è chi vuole M49 libero, proprio come LAV e le associazioni animaliste, chi in gabbia e chi addirittura abbattuto. Verosimilmente, quale potrebbe essere il destino di M49? E quale destino, invece, si augura la LAV?

Come LAV chiediamo che M49 sia liberato immediatamente e, se proprio volessimo mettere tutti d’accordo, andrebbe bene anche il fatto che sia munito di radiocollare, in modo che si sappia dov’è e, qualora si trovasse nei pressi di una malga o di un gregge, l’allevatore potrebbe saperlo per tempo e prendere le dovute contromisure.

Io sono sicuro che M49 sia ora diventato anche uno strumento non solo politico, ma anche elettorale. Tra l’altro proprio a Trento ci sono le elezioni del nuovo consiglio comunale: c’è quindi interesse da parte della Lega che governa la provincia a dimostrare il pugno di ferro sull’argomento, mantenendo i sostenitori uniti sulla questione dell’orso. Per questo motivo temo che per M49, nonostante l’impegno del ministro Costa e nonostante le richieste nostre e delle altre associazioni, possa essere recluso a vita.

Tralasciando la questione meramente politica, lei ha affermato che “gli orsi hanno tutto il diritto di vivere in piena libertà, siamo noi umani a doverci adattare alla loro presenza favorendo la convivenza”. E’ possibile alfabetizzare la popolazione a una convivenza “civile” con l’orso sulle montagne?

Io credo che sia possibile, ma ci vuole un grande sforzo. Uno sforzo che questa amministrazione provinciale ha dimostrato di non essere in grado di sostenere; bisogna dire che anche le amministrazioni che l’hanno preceduta non hanno fatto granché. E’ invece necessario favorire la convivenza, indirizzando azioni di formazione e di vera e propria educazione soprattutto nei confronti dei cittadini che vivono nelle valli dell’area in cui vivono gli orsi, e vivono magari di agricoltura e pastorizia e, di conseguenza, rappresentano la categoria più a rischio di incontro. Bisognerebbe cominciare a lavorare seriamente: è ovvio che sono da tenere in considerazione le esigenze di queste persone, non possiamo far finta che non esistano.

Negli anni 80 l’orso bruno era in serio pericolo di estinzione: come ha detto poco fa, si stima che gli orsi in Trentino siano oggi un centinaio. Secondo il presidente della Provincia di Trento, Fugatti, sarebbero “in esubero” di una trentina di unità: la strada della ridistribuzione in Friuli, Veneto e in Lombardia, come accennato nei giorni scorsi, è percorribile e auspicabile?

Massimo Vitturi della LAV

Massimo Vitturi, LAV

Bisogna prima di tutto considerare una cosa: gli animali selvatici che vivono liberi sul loro territorio non sono in esubero, ma anzi sono sempre in perfetto equilibrio. Se c’è solo un animale in più rispetto alle risorse che può offrire quel territorio, quell’animale muore, senza dubbio. Se ce n’è uno in meno rispetto alle risorse che può offrire, chiaramente ci sarà una maggiore riproduzione che andrà a colmare quel vuoto.

Detto questo come principio generale, è chiaro che il problema sia l’uomo: siamo noi che, con le nostre esigenze e le nostre attività, invadiamo il territorio selvatico. Ricordiamoci che la sottrazione di suolo silvestre è un problema quotidiano e annuale, che viene costantemente messo in risalto dall’ISPRA. E’ quindi un problema di cui dobbiamo necessariamente tener conto. Di conseguenza, gli animali possono diventare troppi o troppo pochi in relazione alla nostra tolleranza: siamo di fronte a un concetto estremamente umano.

In questo contesto, dal mio punto di vista, se fosse possibile ricollocare gli orsi tra Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia sarebbe un’ottima cosa, sia perché allenterebbe un po’ la pressione sul Trentino, sia perché il progetto Life Ursus puntava alla costituzione di una popolazione di orsi sana tra i Balcani e l’area alpina, cosa che purtroppo è avvenuta in parte perché – allo stato reale delle cose – tutti gli esemplari continuano sostanzialmente a vivere solo in provincia di Trento. Non si è quindi creato l’auspicato ponte di famiglie orsine tra Balcani e Alpi.

Un argomento di cui dobbiamo cominciare a parlare concretamente e senza scandalizzarci è quello della sterilizzazione mirata. Se, per ipotesi, ho 30 orsi e ne metto 10 in Veneto, 10 in Friuli e 10 in Lombardia, tra due anni in Trentino siamo punto e a capo, perché gli orsi che rimangono, ovviamente, continuano a riprodursi. Quindi senza scandalizzarci, possiamo anche cominciare a parlare di sterilizzare qualche femmina, così da controllare le nascite di questi animali. In questo modo possiamo decidere che se 80 esemplari vanno bene, possiamo trovare un punto di equilibrio su quel numero, lasciando un numero di adatto orse fertili e quindi capaci di far mantenere la popolazione di orsi sotto la soglia degli 80. Solo così è possibile mettere a tacere qualsiasi strumentalizzazione o attacco nei confronti degli orsi. In questo scenario nessuno potrà dire “sono troppi, bisogna eliminarli”.

Altra cosa da mettere “sul piatto” è l’utilizzo degli spray al peperoncino (non quelli da borsetta, ovviamente), che hanno un getto molto potente e sono per esempio utilizzati in Alaska contro i Grizzly: questi spray potrebbero entrare nella dotazione di quelle categorie a cui accennavo prima, ovvero gli allevatori e gli agricoltori che vivono nelle zone frequentate dagli orsi. Non bisogna certamente darli a tutti, ma nelle opere di formazione si potrebbe senza dubbio inserire un’educazione all’uso e un patentino per le persone nelle aree a rischio.

Orso Bruno, come M49

Foto Carlo Frapporti – Archivio Servizio Foteste e Fauna (PAT). Immagine tratta da https://grandicarnivori.provincia.tn.it/

Perché sono così importanti gli orsi in natura e perché i nostri boschi non possono rinunciare alla loro presenza?

Da un punto di vista normativo gli orsi sono tutelati dall’Unione Europea con la direttiva Habitat: proprio come con i lupi, che sono dei predatori apicali, ovvero animali al vertice della catena alimentare che, con la loro presenza mantengono in equilibrio la piramide di tutte le prede e i predatori che sta sotto di loro. Quindi dal punto di vista della tutela degli equilibri ambientali o della biodiversità, sono delle specie fondamentali e importanti che devono essere presenti sul territorio per garantire l’equilibrio ecologico.

Ecco perché l’orso, così come il lupo, è una specie che deve essere presente sulle nostre montagne. E questo è il motivo che ha stimolato la nascita del progetto Life Ursus, che ha consentito di creare questa popolazione orsina che, al momento, si limita purtroppo solo al Trentino.

Locandina Orso

Foto Grandi carnivori in Trentino – https://grandicarnivori.provincia.tn.it/

Serena Fogli

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