Wise Society : Cino Zucchi: l’umanesimo ci salverà
Wise Incontri

Cino Zucchi: l’umanesimo ci salverà

di di Maria Vittoria Capitanucci
7 Aprile 2010

L'autore del progetto di riqualificazione dell'area Ex portello di Milano parla del suo concetto di architettura. Dove prevale l'elemento umano, tra disordine e sostenibilità

Nuovo Portello Milano, 2002-2008 Cino Zucchi Architetti con Zucchi & Partners

Tra i protagonisti dell’architettura contemporanea italiana – con progetti in Italia e all’estero – Cino  Zucchi potrebbe essere definito un architetto umanista, alla stregua dei grandi maestri che costellarono l’universo dell’Italia del dopoguerra. Appassionato di letteratura, scienza, filosofia e tecnologia, sta realizzando a Milano, la sua città, una serie di edifici residenziali in un progetto di riqualificazione dell’area ex industriale del Portello. A Helsinki si sta occupando di un masterplan per la città.

 

Cino Zucchi, architettoQuali sono i maestri che riconosce per affinità elettive?

 

Ho avuto un’educazione molto variegata, ho studiato al Mit di Boston, mi sono laureato e poi sono tornato in Italia: un percorso che mi ha dato una cultura estremamente scientifica coniugata a un umanesimo tutto italiano e ha permesso di non farmi mettere in soggezione né da umanisti né da scienziati. I maestri sono molti: possono essere persone fisiche, ma anche libri o suggestioni che trai da luoghi inaspettati.

 

Quali sono a suo avviso le linee guida per un abitare etico del futuro?

 

Direi sicuramente il tema della sostenibilità, che oggi tocca tutti, ma deve essere sviluppato in modo coerente e approfondito, nell’ottica del lungo periodo, altrimenti si rischia di svuotarlo di significato e farlo scivolare verso una deriva commerciale. Poi aggiungerei il disordine come risposta a uno stile algido e poco vivibile, che si trasforma quasi in opera d’arte; a me invece piace un’architettura che tollera il disordine della vita quotidiana, forse perché ho quattro figli e tra computer e pokémon, vivere una casa come quelle pensate dall’architetto giapponese Kazuyo Sejima non sarebbe pensabile.

 

Quali dei suoi valori vorrebbe che restassero ai tuoi figli?

 

Non bisogna fare del determinismo educativo; quello che rimane è quello che Natalia Ginzburg chiamava il lessico familiare: ogni famiglia ha delle sue leggende da raccontare e tramandare, l’esempio è il modo di migliore di esprimere una visione del mondo, ma è giusto che i figli si allontanino dai genitori e trovino una via autonoma.

 

Venezia Area ex Junghans Edifici Residenziali 1997-2002 Cino Zucchi  ArchitettiQuale suo progetto può rappresentare uno strumento sociale interessante?


Tra quelli recenti il parco a San Donà del Piave, un luogo di periferia. Un parco suburbano molto amato dalla gente, soprattutto dai ragazzi: su un blog di skateboardisti si parlava di questo posto e di quanto fosse funzionale a scivolare con la tavola. Di recente abbiamo studiato un piano per Helsinki che riprende il tema della città densa ma sostenibile: la Finlandia ha una lunga tradizione in questo senso.

 

Ci dica una suo progetto per il futuro


Nonostante mia moglie non sia d’accordo, io mi diverto molto a lavorare. Mi piacciono molto anche i viaggi che cito spesso all’inizio dei miei corsi; sono stato da poco in Siria a Palmira e Damasco, la città più abitata nel corso dei secoli. Direi però che il mio progetto per il futuro è continuare a imparare dal lavoro.

 

Sia nel progetto sviluppato per la Giudecca a Venezia sia in quello per l’area ex industriale del Portello si è confrontato con il tema residenziale. Qual è stata la sua linea?


Al Portello si è trattato, come alla Giudecca, della riqualificazione di un’area ex industriale aprendola alla città. Diversamente dalla global architecture che spesso si pone in contrasto con l’intorno, io ho scelto un’edilizia nuova che non rifiuti il proprio contesto. Quello dell’abitare è un tema delicato che ha a che fare con l’intimità delle persone.

 

Il ruolo dell’architetto, può ancora operare da solo?


L’architetto deve trasformarsi: da deus ex machina, deve diventare regista, tecnico, attore, produttore, senza essere nulla di queste specificità. Insomma tra un architetto generalista e quello specialista di estetica che spruzza glassa architettonica in un progetto non suo, oggi forse l’immagine del regista è quella che si avvicina di più alla nostra professione.

Milanofiori Edificio per uffici U15 Cino Zucchi Architetti Milanofiori, Assago, 2007- in costruzione

Milano è una città internazionale?


Milano è sempre stata sulla soglia di diventare una grande metropoli, ma ogni tanto ha qualcosa che manca, ha una lieve invidia della grandi metropoli. Ha avuto un momento magico nei mitici anni Cinquanta e Sessanta: un periodo di grande fermento. Quando gli stranieri visitano quelle architetture si chiedono come mai dopo quello stato di grazia sembra sia scomparso qualcosa. Ora la cultura è fatta di tante facce: moda, design, arte, e l’insieme di tutto questi piccoli movimenti non ha più un carattere collettivo e unitario, non genera più la grande onda, ma piuttosto un sistema di onde collettivo.

 

Lei colleziona molto oggetti curiosi, ironici, pezzi ricercati e colti. Che rapporto ha con queste cose?

 

Colleziono oggetti di affezione. Molti libri: le poesie di Paul Valéry, il mio idolo, un libro di Donal Trump su come diventare ricchi, i romanzi di Emily Dickinson, innamorata di un reverendo ha sofferto per amore tutta la vita, Il manuale del leccaculo di Stengel Richard, utile di questi tempi anche se ho avuto difficoltà a metterlo in pratica, le lettere semi-erotiche di Gustave Flaubert alla fidanzata, monografie di artisti più o meno noti, scoperti per caso, e ancora scienziati e matematici. Mi piacciono le personalità trasversali che non si fossilizzano in una sola disciplina.

 

Oggi siamo in un un’epoca di post-produzione, la nostra società dovrebbe recuperare un po’ di freschezza, si potrebbe dire che siamo bravi negli arrangiamenti ma dobbiamo dedicarci di nuovo a comporre melodie.

Central Pasila Area Torri – Piano particolareggiato Cino Zucchi Architetti con One Works e Buro Happold London

 

© Riproduzione riservata
Altri contenuti su questi temi: , ,
Continua a leggere questo articolo:
CONOSCI IL PERSONAGGIO