L'iridologia non fa diagnosi. Ma offre un sostegno alla cura dei sintomi che malattie o disagi pschici producono sull'organismo. Aiuta a raggiungere una più profonda consapevolezza di sé. Per conquistare un maggior benessere
Gli occhi sono lo specchio dell’anima: è un detto popolare con implicazioni di tipo scientifico. Non solo, infatti, uno sguardo spento, lucido, vitale o triste ci dice molto dello stato psico-fisico della persona, ma fin dall’antichità è stato utilizzato come segno rivelatore. Si può dire che gli albori dell’iridologia risalgono alla cultura mesopotamica ed egizia, senza dimenticare la tradizione medica cinese che legava le varie zone dell’iride agli elementi costitutivi dell’uomo. La vera iridologia e iridoscopia moderna nasce però nel 1870 con il medico ungherese Ignaz von Péczely e acquista dignità di scienza grazie alle sue pubblicazioni e all’opera di altri ricercatori e “discepoli” (Liljequist, Deck, Angerer, Kriege, Schimmel, Markgraf e, in Italia, Siegfried Rizzi, uno dei fondatori della ASSIRI-Associazione Iridologica Italiana, che disegnò la mappa dell’iride).
Scienza o pseudoscienza? È noto l’aneddoto per cui a dieci anni von Péczely, catturando un gufo con la zampa spezzata, notò che gli si era formata una macchia nell’iride proprio nel punto della mappa che corrisponde alla gamba. Questo segno colpì molto il giovane Péczely che ebbe poi modo di osservare simili fenomeni nell’iride umana. Seguirono studi ed esperimenti. Oggi, nonostante i passi avanti della ricerca e i libri scritti sull’argomento non solo si guarda ancora all’iridologia con un certo scetticismo ma continuano a circolare concetti sbagliati e travisamenti che non fanno bene né a questa scienza né a chi vi si affida.
Per fare un po’ di chiarezza abbiamo parlato con il dottor Lucio Birello, vicepresidente dell’Assiri ovvero l’Associazione Iridologica Italiana, il punto di riferimento in Italia per la ricerca e la corretta divulgazione di questa affascinante disciplina.
Quali sono le basi scientifiche dell’iridologia?
L’iride è legata al sistema nervoso centrale, più precisamente è regolata nelle sue funzioni da nervi che derivano dal sistema neurovegetativo e dal sistema limbico, che controlla la sfera emotiva, attraverso l’ipotalamo. È poi l’unica struttura del nostro organismo non ricoperta da membrane opache e che può essere quindi osservata direttamente senza bisogno di tagli o operazioni invasive: poiché si intossica, invecchia e soffre come il resto del corpo già la sua semplice osservazione permette di individuare una serie di disagi di tipo fisico, psichico ed emotivo. Per questo esistono svariati approcci all’interno della stessa disciplina ma i principali sono l’iridologia fisica, quella energetica, che è collegata alla medicina cinese e indiana, e quella psicoemotiva, ambito nel quale si svolge la maggior parte delle mie ricerche. Così come la pianta del piede, la mano e il padiglione auricolare, l’iride è una zona riflessa del nostro corpo legata agli organi interni attraverso il sistema nervoso.
È possibile individuare un tumore in formazione attraverso l’osservazione dell’iride?
Assolutamente no. Questo è un luogo comune da sfatare. Per quanto possano esserci dei segni il margine di errore è troppo alto. Quello che mi sta a cuore è far capire che l’iridologia non serve a fare diagnosi sicure né tantomeno può escludere la malattia neoplastica. Può essere invece utile in fase di chemioterapia a sostegno dei punti del corpo debilitati da farmaci molto potenti, per aiutare il paziente a disintossicarsi e rinforzare la sua capacità di superare la malattia. Durante la chemio fegato, reni, pelle e mucose intestinali tendono a intossicarsi e così l’iride, che è un tessuto, a sua volta ne rivela il disagio che noi andiamo a curare con prodotti naturali e omeopatici.
Quali sono i disturbi fisici che diagnosticate più spesso?
Quelli legati all’alimentazione e all’intossicazione da prodotti chimici che possono essere assunti coscientemente come farmaci, alcol, droghe o involontariamente, pensiamo all’inquinamento che assorbiamo tutti i giorni. Mi preme però sottolineare che l’iridologia non fa diagnosi: può solo individuare un disagio partendo da certi segni. Andiamo alla ricerca delle cause del problema, non lavoriamo sui sintomi. Il che significa che prima il medico fa la diagnosi, poi l’iridologo cerca di capire cosa c’è dietro.
Ci può fare un esempio?
All’interno dell’iride dei pazienti cui è stata diagnosticata una sindrome da colon irritabile, si assiste alla presenza di anelli di contrazione che rispecchiano le contrazioni del colon e una certa deformazione della pupilla che si presenta un po’ ovale e schiacciata. Le macchie presenti sull’iride sono invece legate a un’intossicazione, rivelano cioè la presenza di tossine che il corpo non ha smaltito e sono andate a depositarsi lì: se è marrone, il problema riguarda il fegato, se beige il pancreas, se gialla i reni, se arancione l’apparato genitale, se bianca rivela una propensione alle infiammazioni.
E a livello psicologico l’iride cosa ci dice?
Ci racconta molto del contrasto fra l’inconscio e il Super-Io e delle interferenze dell’ambiente sul carattere di base. Per esempio, una pupilla piccola o grande è di solito legata rispettivamente a una persona materialista o predisposta a favorire gli altri. Anche il bordo della corona, il collaretto che circonda la pupilla, ci dà delle informazioni sul terreno psico-emotivo: tende a essere ristretto nelle persone riservate, allargato nelle sentimentali, con andamento irregolare in quelle emotive.
A che serve sapere tutto questo?
È importante capire che l’iridologia si inserisce all’interno di un più ampio progetto umano. Analizziamo l’iride per capire se una persona è più propensa alla conservazione dei risultati ottenuti, all’ordine, a darsi delle regole e a cercare certezze e rassicurazioni, e in questo caso le fibre dell’iride appaiono tese. Oppure, se è sempre alla ricerca di cose nuove e tendenzialmente inquieta, le fibre dell’iride appariranno ondulate. L’occhio ci dice anche se una persona è più adatta a vivere all’aperto o al chiuso, e che tipo di atteggiamento ha verso i cambiamenti. In questo senso conta capire se la persona sta sviluppando il suo progetto umano, se asseconda le proprie caratteristiche temperamentali o si fa piuttosto condizionare da fattori esterni. Dalla consapevolezza, che è già di per sé liberatoria, nasce la cura. L’iridologia aiuta la persona a rientrare nel progetto personale, nella propria dimensione più autentica.