Perchè si verificano questi eventi climatici estremi e cosa ci attende nei prossimi anni? E quali (se ce ne sono ancora) le possibili vie d'uscita? A queste ed altre domande risponde il meteorologo e climatologo più famoso d’Italia
Alla luce degli eventi climatici estremi che sempre più spesso si verificano nel mondo e che hanno tragicamente coinvolto di recente Valencia, in Spagna, e da noi l’Emilia-Romagna e non solo, abbiamo intervistato Luca Mercalli, il meteorologo più famoso d’Italia, climatologo, scrittore e divulgatore scientifico, presidente della Società Meteorologica Italiana e docente di sostenibilità ambientale in varie università, noto al grande pubblico per la conduzione del programma Scala Mercalli e per le apparizioni in altre trasmissioni televisive.
Con lui abbiamo parlato di quali sono le cause di questi fenomeni distruttivi e di come, anche in vista della COP29 sui cambiamenti climatici, a Baku, in Azerbaigian (11-22 novembre), non sia rimasto più molto tempo per arrestare il processo in atto e della necessità, quindi, da parte dei potenti della Terra di dover prendere con urgenza decisioni importanti, per mettere finalmente a terra azioni concrete in tal senso. Altrimenti, come lo stesso Mercalli ci spiega, ci attenderanno anni sempre più difficili e senza possibilità di ritorno…
Spesso si sente parlare di cambiamenti climatici in generale, ma nello specifico cosa avviene, come si spiegano eventi catastrofici come quelli di Valencia e dell’Emilia-Romagna?
Le alluvioni ci sono sempre state ma ora il riscaldamento globale aumenta l’intensità delle piogge e la frequenza degli eventi estremi. Il Mediterraneo che si riscalda d’estate diventa un enorme serbatoio di energia e di vapore acqueo che alimenta le perturbazioni. Le precipitazioni intense di breve durata sono aumentate di circa il 12% e se i territori erano già esposti in precedenza a un elevato rischio idrogeologico, e magari pure soggetti a un incontrollato sviluppo urbanistico recente, un ulteriore incremento delle piogge diviene la classica goccia che fa traboccare il vaso e amplifica i danni.
Cosa potrebbe accadere nei prossimi venti trent’anni se non si interverrà subito e con decisione a livello globale?
Purtroppo il riscaldamento globale andrà avanti: l’Accordo di Parigi per la riduzione delle emissioni per ora non sta producendo sufficienti effetti ed entro fine secolo, a meno di una drastica svolta, ci si attende un aumento della temperatura terrestre di almeno 1,5 °C rispetto a oggi, il che porterà a un ulteriore aumento delle piogge e delle tempeste di forte intensità con relativi danni. Sulle zone costiere si aggiunge l’aumento del livello del mare che provoca erosione e maggiori distruzioni durante le mareggiate: attualmente a causa della fusione dei ghiacci polari e dell’espansione termica delle acque, gli oceani stanno salendo di circa 4,5 mm all’anno.
In Italia, ma non solo da noi, pesa anche la fragilità del territorio e le azioni fatte dall’uomo nei decenni in termini di consumo del suolo, eccessiva urbanizzazione, interventi per deviare il corso dei fiumi…
Occorre da un lato accelerare la riduzione dell’uso dei combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili e dall’altro attuare serie politiche di adattamento locale alle nuove condizioni: piani di protezione civile più approfonditi, educazione dei cittadini al rischio meteorologico, diffusione capillare delle allerte meteo, manutenzione delle opere idrauliche, arresto del consumo di suolo e delle nuove edificazioni.
Da scienziato cosa chiede lei e la comunità scientifica ai potenti della Terra riuniti dall’11 novembre alla COP29 sui cambiamenti climatici?
Di fare in fretta, perché non abbiamo più tempo: le leggi fisiche che governano il clima non attendono i capricci umani. Basterebbe utilizzare tutti i miliardi di dollari spesi in armi per il clima e il problema sarebbe quasi risolto!
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Vincenzo Petraglia