Wise Society : Le trappole della biocosmesi: attenzione ai falsi prodotti naturali
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Le trappole della biocosmesi: attenzione ai falsi prodotti naturali

di Barbara Pozzoni
11 Ottobre 2011

Franco Mengoli, chimico del Sicc, mette in guardia dalla pubblicità sleale di molte aziende di prodotti di bellezza. E aiuta a smascherare quelli di origine sintetica, più dannosi per la salute

Image by © Holger Winkler/A.B./CorbisScegliere un buon prodotto cosmetico e per l’igiene personale non è semplice come sembrerebbe: l’offerta nei supermercati, farmacie e profumerie è enorme, ma spesso solo “di facciata”. Gli scaffali sono stracolmi di confezioni multicolori, scatole eleganti e scritte convincenti, ma pochi sanno cosa davvero c’è dentro e che moltissimi prodotti sono di origine sintetica. Non solo. Manca anche una definizione di legge sulla parola “naturale” e sul quantitativo di ingredienti che devono essere presenti in una crema o in uno shampoo per definirli tali. Non basta neanche fare i propri acquisti in erboristeria o in un negozio “biologico” per aver la garanzia di un prodotto sano. Molte aziende approfittano della simpatia dei consumatori per il bio, e cavalcano l’onda del prodotto naturale, anche quando lo è ben poco. Come imparare allora a capire che cosa ci stiamo portando a casa? Lo abbiamo chiesto a Franco Mengoli, chimico e collaboratore del Sicc (Società Italiana di Chimica e Scienze Cosmetologiche), associazione scientifica indipendente e senza scopo di lucro che si batte per il miglioramento del benessere della persona.

Facciamo subito una premessa. La pubblicità ingannevole, cartacea e non, va per la maggiore e insinua nei consumatori illusioni e speranze che poi restano inevitabilmente deluse. Possiamo sicuramente dire che non esistono creme miracolose, nè creme che ringiovaniscono e tantomeno sieri che fanno scomparire la cellulite o le smagliature, ma solo prodotti ad “uso esterno” che possono contribuire a dare degli effetti di bellezza alla pelle, ma che non sono farmaci. Anche la terminologia che viene utilizzata per contribuire alla vendita di molti cosmetici, è sleale.

Franco Mengoli Non è corretto dire cosmetico “naturale”, ma si dovrebbe dire “di origine naturale”: questo implica una base di materie prime naturali, che conferisce al prodotto certe caratteristiche (rispetto ad uno le cui materie prime sono derivate dal petrolio, per esempio) ma entrambi poi, vengono lavorati industrialmente e chimicamente. Facciamo un esempio pratico: il cocco è un ingrediente naturale molto presente come materia prima nella composizione della cosmetica, ma se ti strofini del cocco su un braccio non ottieni schiuma, quindi lo shampoo od il sapone al cocco devono aver subito una lavorazione chimica per avere queste determinate caratteristiche. Quindi i cosmetici non possono essere “naturali”, ma di origine naturale. Lo stesso vale per il cosmetico biologico, che  non esiste contrariamente a quanto si voglia far credere, ma è semplicemente un prodotto a base di materie prime “di origine naturale” derivate da coltivazione biologica. Ed è importantissimo capire queste differenze per non fare il gioco delle multinazionali che ci lasciano apposta in balia di una malsana confusione per fare sempre più profitti sulla nostra pelle. Immagine, qualità e professionalità, sono tre parole di cui al giorno d’oggi si abusa, ma se ognuno di noi si attenesse solo alle proprie competenze, ci sarebbe molta meno ignoranza in giro.

Anche la dicitura sulle etichette dovrebbe essere più chiara?

Le etichette sono scritte apposta con parole incomprensibili: pochi sanno cosa significhi helianthus annus, centaurea cyanus, solanum lycopersicum, termini “difficili” che in realtà indicano ingredienti comuni: l’olio di girasole, il fiordaliso, il pomodoro e il lampone. Questa dovrebbe essere la corretta informazione da diffondere: riportare in etichetta tutta la composizione del prodotto con le denominazioni comuni, comprensibili a tutti, per non ingannare il consumatore, per evitare concorrenze sleali tra le aziende, per dare alla qualità un significato vero, corretto, contrariamente a quanto troppo spesso accade.

Image by © Guy Cali/Corbis

Materie prime economiche non possono dare prodotti di qualità. Ma come conciliare cosmetici sani e prezzi accessibili?

I cometici ottenuti con ingredienti di origine naturale, vegetale, oli essenziali o estratti vegetali, hanno sicuramente un costo più elevato rispetto a tutti quelli convenzionali in commercio. Ma se riflettiamo sui rischi, sia per la nostra salute (problemi dermatologici e malattie più serie) che per l’ambiente possiamo arrivare alla conclusione che magari è meglio comprare una crema per il viso in meno ma comprarla di buona qualità. Inoltre i prodotti di origine naturale, con materie prime di origine biologica, sono concentrati, quindi è possibile usarne meno per avere un buon risultato

Quali sono, secondo lei, le regole generali che il mercato della cosmesi dovrebbe rispettare?

Tutte le aziende che lavorano in questo campo dovrebbero produrre soprattutto cosmetici ad alta concentrazione. Poi eliminare imballi, volantini superflui e astucci multipli, impiegare contenitori in vetro riciclabili o in plastica velocemente biodegradabile e tappi dosatori, per un utilizzo intelligente del prodotto. Questa è la strada da seguire per contribuire in maniera sostanziale a preservare la salute di tutti ed il nostro ambiente, anche per le generazioni future.

 

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