L'artista siciliano mette in guardia dall'omogeneizzazione culturale. Per pubblicare il nuovo album fonda la sua etichetta «per essere libero di dire quello che voglio»
«Oggi serve un maggiore senso di responsabilità nei confronti dell’ambiente, la volontà di costruire uno spirito comune e la musica può essere uno strumento per aiutare il cambiamento». La riflessione è di Ivan Segreto, musicista siciliano che qualche anno fa ha lasciato la Epic/Sony, l’etichetta discografica con la quale aveva pubblicato i suoi primi lavori, per il bisogno «di avere uno spazio autonomo per dire quello che voglio in un mondo che va verso un’omogeneizzazione di fondo». Trentanove anni, dopo un esordio più che positivo con Porta Vagnu, il premio ottenuto nello stesso anno da Musica e Dischi per il miglior albume di debutto, il premio Tenco nello stesso anno e la partecipazione al Festival di Sanremo nel 2006, Segreto ha vissuto una “crisi valoriale” e, anche grazie alla meditazione e il Reiki, ha rimesso ordine alle sue priorità perché, dice, «bisogna avere la forza di cambiare e riconnettersi con ciò che ci circonda».
Anche Integra, l’album appena pubblicato, fa parte di questo percorso?
Integra è un frutto nuovo. A volte poche parole sono più funzionali che un papello di diverse pagine, capisco anche che ci sono molte persone che hanno maggiore attitudine all’ascolto della lettera piuttosto che a calarsi nelle atmosfere suggerite dai suoni. Ma io da tempo cercavo di strutturare dei testi sufficientemente stringati che mi permettessero di non togliere concentrazione dalla musica. Integra è un pezzo di questo percorso.
Quindi si sente musicista più che cantautore?
Probabilmente sì perché tendo a scrivere materiale che è funzionale alla mia “espressione” a tutto tondo. La figura del cantautore, come la intendiamo in Italia, riveste una valenza socio-politica, io preferisco evocare emozioni.
Lei è nato e cresciuto in Sicilia e ha vissuto per tanti anni a Milano. Cos’è per lei il concetto di cittadinanza?
Ho vissuto nella Palermo piena di stimoli della prima Giunta Orlando. Attualmente vivo a Sciacca, che è la città dove sono cresciuto, ma a settembre tornerò a Milano con mia moglie e mia figlia di 7 anni, la mia è una famiglia girovaga. Di fatto più che cittadino di un luogo, oggi mi sento un uomo appartenente a un periodo storico, quello in cui tante barriere sono state abbattute dalla tecnologia e ci si può sentire vicino a persone che stanno dall’altra parte del pianeta. D’altra parte viviamo in un periodo bizzarro nel quale occorre riscrivere molte cose.
Per esempio?
Il senso di responsabilità nei confronti dell’ambiente, la nostra percezione di ciò che è importante e che ci unisce, la volontà di costruire uno spirito comune. Sento forti contrapposizioni, c’è un clima di tensione che da alcuni viene enfatizzato con toni violenti e dall’altra un po’ nascosto. In Italia amiamo il Romanticismo, ma anche se il passato è rassicurante, bisogna avere la forza di cambiare».
Lei ha trovato questa forza?
Ho fondato Bradìlogo, la mia etichetta, perché sentivo l’esigenza di avere uno spazio autonomo per essere libero di dire quello che voglio in un mondo che va verso un’omogeneizzazione di fondo che non risparmia nemmeno gli intellettuali più evoluti e più sottili. La ricchezza dell’uomo sta nella diversità di espressioni, l’appiattamento culturale invece produce l’effetto opposto».
Qualcosa che lei racconta in uno dei brani di Integra dallo strano titolo: nUovo…
Credo che bisogna proiettarsi verso l’idea che molte cose stanno cambiando, è urgente che anche l’uomo trovi una dimensione nuova. Bisogna rivedere una quantità infinita di cose che hanno a che fare con un nuovo modo di condividere il tempo, lo spazio, di ripensare l’economia. C’è l’urgenza di avere un uomo “nUovo” che sappia raccogliere dagli errori insegnamenti forti e sufficienti per riconnettersi con ciò che ha un po’ perso. Servono comportamenti saggi e serve spazio alle nuove idee e alle intuizioni, e quindi per gli uomini con questo modo di pensare. Servono comportamenti saggi e serve spazio per uomini con nuove idee e intuizioni. Oggi c’è papa Francesco che sta facendo bene e tante figure che stanno lanciando messaggi forti di ricostruzione e di rinascita».
Come si rinasce?
«Non ci si deve fare circuire dagli slogan. Ormai la società del consumo, dello spot ha fatto il suo tempo dopo averci portato al disastro. Bisogna costruire una società sull’intelligenza concreta distinguendo tra ciò che crea benessere e ciò che crea un’esclusività malsana.
Quanto è stato aiutato dalla la meditazione e che parte ha in Integra?
Alcuni testi mi sono stati suggeriti in virtù di esperienze di meditazione, durante le quali possono accadere cose stupefacenti. Se tutti riuscissimo a unire l’introspezione con la nostra esperienza sensibile non ci sentiremmo più dei contenitori. Io medito sin da ragazzino, poi lo strumento è cresciuto con nuove conoscenze come il Reiki. Noi non siamo solo dei corpi che si occupano di come gestire la cruda materia, ma possiamo riempire le giornate di gesti in grado di sentire che c’è altro oltre il nostro corpo.