Il business coach e trainer Gianluca Tescione, autore del videocorso gratuito disponibile sulla nostra piattaforma dedicato alla leadership sostenibile, ci spiega come diventare manager di nuova generazione e creare team migliori
La pandemia ha rappresentato uno “stress test” per numerose aziende e ha contribuito in maniera determinante a trasformare il concetto di leadership, che presuppone sempre più oggi leader con nuove abilità e attitudini. È per questo motivo che Wise Society ed Ekis Corporate, fra le più importanti società italiane di coaching per aziende e professionisti, hanno unito le proprie forze ideando il corso “Coaching per una leadership sostenibile: introduzione all’intelligenza emotiva per manager”, prima tappa di una collaborazione che prevede una serie di eventi e iniziative future con lo scopo principale di sensibilizzare il mondo dell’impresa verso il tema della sostenibilità in tutte le sue forme contribuendo alla formazione di un management di nuova generazione, più consapevole ed etico.
Un corso gratuito di 15 videolezioni da circa 10 minuti ciascuna disponibile sulla nostra piattaforma dal 12 settembre destinato a manager, imprenditori e professionisti tenuto dal business coach e trainer Gianluca Tescione di Ekis Corporate.
Focus del videocorso, dunque, l’intelligenza emotiva trattata in modo non convenzionale anche attraverso tante esercitazioni pratiche per aumentare la propria energia mentale e la propria consapevolezza. Abbiamo intervistato Gianluca Tescione per farci spiegare quali sono gli scenari e le nuove sfide che ci attendono e soprattutto come diventare manager e leader autentici e creare team migliori.

Gianluca Tescione, business coach e trainer di Ekis Corporate, protagonista del videocorso gratuito in 15 puntate “Coaching per una leadership sostenibile: introduzione all’intelligenza emotiva per manager” disponibile gratuitamente dal 12 settembre su Wise Society.
Lei e il team di Ekis Corporate vi interfacciate quotidianamente con manager, professionisti, team aziendali. Come sono cambiate le aziende con la pandemia?
Ciò che ci ha lasciato in eredità la pandemia è stato un profondo cambiamento delle emozioni e degli stati d’animo di chi ha l’onere e l’onore di guidare le aziende. Perpetui e fluttuanti stati di incertezza, paura, smarrimento si sono insinuati nel mindset di manager, ormai abituati a navigare a vista in un oceano di continue ondate e turbolenze inaspettate.
Di fronte a questo scenario così volatile ed imprevedibile, se alcuni top manager sono stati frenati dalla paura di fare previsioni, prendere decisioni, investire e dalla mancanza di fiducia nel futuro, molti altri hanno saputo trasformare quella stessa paura in coraggio, agendo con velocità, agilità e intuizione. Talvolta “tuffandosi” nell’ignoto, dando slancio ad idee nuove e diverse ed è questo l’atteggiamento virtuoso e lungimirante che ha consentito loro di evolvere.
In generale le aziende sono migliorate o forse non hanno colto fino in fondo l’occasione di rottura col passato offerta dalla pandemia?
Senz’altro la pandemia ha rappresentato uno “stress test” per numerose aziende italiane, in particolare per quelle che si sono fermate decidendo di rimandare la crescita e l’evoluzione a tempi migliori. Una buona parte delle quali ha purtroppo perso l’occasione di stare al passo, di evolvere alla stessa velocità con cui si muove il mondo. Quelle stesse aziende che non hanno compreso, e accettato, il cambiamento che stava attraversando e che ha poi travolto il loro mercato.
Ne sono un esempio tutte quelle che continuano a non investire nella formazione e nel benessere delle loro persone, quelle che non hanno colto l’opportunità dal lavoro ibrido e dello smart working, quelle che non hanno ripensato di snellire i propri modelli e processi, adattandoli in ottica di sostenibilità e digitalizzazione per attrarre nuovi talenti. Un esempio virtuoso, invece, è rappresentato da quelle che hanno cavalcato l’onda del cambiamento adottando miglioramenti di processi, di organizzazione e cultura aziendale, di welfare, con focus particolare alla cura delle persone a partire dalla fase di selezione, on-boarding e fino alla loro crescita in azienda.
Di cosa c’è più bisogno oggi in azienda? Cosa vi chiedono di più le organizzazioni che si rivolgono a voi?
Oggi in azienda occorre una grande presa di consapevolezza: ovvero che viviamo, e continueremo a farlo, in contesti di massima imprevedibilità ed incertezza. Occorre, dunque, avere il coraggio e la vulnerabilità di anticipare e gestire il cambiamento a qualsiasi livello aziendale. Aprirsi all’idea di evoluzione che passa attraverso innovativi modelli operativi, una nuova cultura organizzativa, maggior attenzione al benessere e alla crescita delle proprie persone. Le aziende che si rivolgono a noi hanno bisogno di essere aiutate ad evolvere, individuando soluzioni di fronte a cambiamenti, riorganizzazioni, integrazioni, passaggi generazionali.
Qual è il vostro modus operandi, il “metodo” che come Ekis Corporate adottate?
Ekis Corporate adotta metodi di Coaching e Training, individuali e di team. Lavoriamo con tutti i ruoli aziendali e negli ultimi anni abbiamo supportato soprattutto le figure apicali e manageriali a fronteggiare e superare sfide e ostacoli. Li abbiamo accompagnati nel perseguire i loro obiettivi, trovando l’equilibrio necessario per continuare ad evolvere oltrepassando le difficoltà. Il nostro approccio si basa sull’apprendimento esperienziale, completamente personalizzato e customizzato. Ciò significa che tutto ha inizio da un’analisi con le persone chiave, talvolta anche con affiancamenti sul campo, individuando le aree di miglioramento e di inefficienza per verticalizzare l’attività in modo da essere maggiormente incisivi nella crescita delle persone e nell’acquisizione di nuovi comportamenti, abilità, competenze.
Spesso si parla di sostenibilità ambientale, ma molto importante è anche quella sociale e in particolare, parlando di aziende, la sostenibilità all’interno delle organizzazioni. Quali i vantaggi di un ecosistema realmente sostenibile e come migliorare in tal senso e quali gli aspetti che non si possono assolutamente trascurare?
Per sostenibilità in ambito aziendale si intende non solo ciò che riguarda la sfera ambientale, bensì tutto ciò che circonda la realtà produttiva e relazionale di un’azienda. Ciascun aspetto economico e sociale, la relazione tra prodotto e consumatore, la catena del valore, la relazione con la comunità e il territorio in cui l’azienda si inserisce, il benessere di se stessi in quanto manager e delle proprie persone.
Questi e tanti altri sono gli elementi che stanno cambiando e sui quali porre attenzione. Consumatori, clienti e stakeholders sono sempre più attenti alle esigenze sociali ed ambientali, accrescendo per le aziende, la necessità di rivedere prodotti e servizi in ottica sostenibile. Inoltre è sempre più concreto e urgente il bisogno delle Risorse umane di essere guidate da leader sostenibili non solo in grado di sviluppare modelli di business innovativi ed ecologici in termini di produzione, vendita, formazione, ma che sappiano creare e promuovere ambienti collaborativi in cui si sta e si lavora bene.

Foto: Jehyun Sung / Unsplash
Con la pandemia è cambiato il concetto di leadership…
Pensiamo che la pandemia abbia solo accelerato un cambiamento che era già in atto in ottica di leadership. Gli ultimi anni hanno fatto emergere quanto in una realtà come quella odierna, dove la complessità, la competitività ed i continui mutamenti sono la “costante operativa”, sia necessario essere leader evoluti e innovativi. Questo si traduce nella capacità di saper ristabilire con velocità e intuizione priorità e obiettivi, avere vision, focus, flessibilità ed apertura mentale, saper proiettare la direzione da percorrere, catalizzare nuovi modi di vivere nell’organizzazione, essere attivatore e facilitatore del cambiamento. Tutto ciò “condito” da sensibilità, gentilezza, intelligenza emotiva per cercare di mobilitare in ogni persona tutta l’energia e il potenziale che può esprimere.
Un leader autentico che caratteristiche deve avere?
In una società sempre più de-materializzata, che corre alla velocità della luce e che sempre di più si affiderà al digitale e alla tecnologia, l’importanza di poter dialogare con un’azienda o un manager dal “volto umano” non ha eguali. Ahimè, siamo eredi di retaggi culturali che vedevano il “leader” o il “capo” come una figura dura, spavalda e autoritaria della quale avere timore. Eppure è ormai risaputo quanto tutto ciò abbia ormai perso di credibilità.
Essere un leader autentico significa essere umano. Oggi le aziende, il mondo, le persone hanno bisogno di leader vulnerabili, umani, sensibili, consapevoli dei propri limiti. Leader forgiati dall’umiltà e che abbraccino la verità!
Un leader che si libera di inutili egoismi e diventa autentico, è un leader che aumenta la propria influenza dando slancio ed energia alle persone che guida, diventandone mentore, tutor, esempio. Una persona che offre l’opportunità di uscire da uno status quo proveniente dal passato, non più attuale, e che dimostra concretamente che si possono rompere gli schemi e crearne di nuovi. Il leader autentico è una persona che ha chiaro che esiste un dentro e un fuori, è una persona che si caratterizza per le sue abilità, ma in primis è una persona che prova coraggio, paura, amore, compassione.
Tutti questi temi e questo nuovo approccio alla leadership e all’organizzazione aziendale li affronta nel corso gratuito “Coaching per una leadership sostenibile Introduzione all’intelligenza emotiva per manager” ideato da Ekis Corporate e Wise Society e disponibile gratuitamente dal 12 settembre in 15 videolezioni sulla nostra piattaforma. Ci spieghi un po’ come sarà strutturato…
Il videocorso realizzato appunto grazie alla collaborazione tra Ekis Corporate e Wise Society vuole essere un “viaggio” per lavorare, allenandola, sulla consapevolezza di chi avrà il piacere di seguirlo. Un percorso che si approccerà all’intelligenza emotiva con una modalità nuova, quale chiave sempre più idonea per i manager di oggi. Dopo numerosi anni di lavoro a stretto contatto con molti team leader, abbiamo compreso che il più rilevante fattore predittivo di successo, è avere consapevolezza di ciò che accade dentro e fuori ciascuno di noi ed è questo che sviluppa l’intelligenza emotiva.
Per questo la struttura del videocorso segue una propedeuticità fatta anche di argomenti che alcuni diranno di conoscere già o di sapere. Ma la vera questione non è se si conosce l’argomento o lo strumento citato, ma se lo si applica con perseveranza e personalizzazione nella propria quotidianità. Il rischio della nostra epoca è quello di diventare, metaforicamente parlando, come dei “macrocefali”, una testa enorme fatta di tanto “sapere”, che però, il più delle volte, rimane teorico. Così siamo pieni di nozioni che diciamo di conoscere, che sappiamo di dover applicare, ma che puntualmente non facciamo per una moltitudine di ragioni diverse e plausibili.
La conseguenza è che restiamo invischiati sempre nelle stesse situazioni senza mai venirne a capo. Durante ciascuna “puntata” del nostro videocorso, affronteremo temi che negli anni abbiamo visto essere quelli più delicati e ricorrenti. Tra questi il time management, la definizione degli obiettivi, la delega, le relazioni con il proprio team, la gestione dei conflitti e della rabbia, il work life balance, i conflitti e molti altri ancora. Il taglio che ho voluto dare è molto pragmatico, snello, pratico, senza fronzoli e orientato all’azione, proprio del coaching e del nostro modus operandi.
Ogni video, infatti, rappresenta una vera e propria chiamata all’azione. Ovviamente affrontando il tutto non solo a livello teorico, ma attraverso strumenti pratici che potranno servire nell’esercizio e nello sviluppo della propria leadership autentica.
Perché l’intelligenza emotiva è così importante? Nel lavoro certamente, ma anche nella vita…
È ormai evidente a tutti che il mondo è completamente cambiato e che le sfide che siamo chiamati ad affrontare sono quasi tutte legate al ben-essere, alle relazioni e alla consapevolezza. Il comune denominatore di questi ambiti è il miglioramento e la crescita personale. Per lavorare su se stessi occorre necessariamente allontanarsi dalla propria dimensione razionale e logica e immergersi in quella che, fin troppo spesso, viene dimenticata e trascurata: quella dell’intelligenza emotiva.
In generale si è poco consapevoli delle proprie emozioni, di come esse vengano generate, di come riconoscerle e accettarle come parte di noi e soprattutto di come poterle governare a proprio favore. Il noto filosofo Umberto Galimberti sostiene che siamo davanti ad un analfabetismo emozionale che va riconosciuto e affrontato fin dalla tenera età. Anche in Ekis lo riscontriamo durante i percorsi di coaching e training con le persone.
Il rischio è quello di generalizzare e di semplificare, ma la realtà è che il mondo delle emozioni è tutt’altro che semplicistico, semmai è complesso. E se si perde tale complessità, si smarrisce buona parte della natura umana e delle relazioni che questa racconta proprio attraverso le emozioni che si provano. Perché è importante? Perché senza le relazioni sane, con noi stessi e con gli altri, siamo destinati a perdere delle risorse importanti per la nostra vita personale e professionale. Quale scopo abbiamo? Cosa siamo venuti a fare? Che senso vogliamo dare alla nostra presenza su questa terra in questa epoca? Quale mission stiamo realizzando con il nostro lavoro? Domande che afferiscono alla dimensione emotiva, prima che spirituale. Occorre essere oculati e certosini nel trovare le proprie risposte e il luogo dove vale la pena investigare è il cuore, iconograficamente, la casa delle emozioni.

Foto: Dylan Gillis / Unsplash
In quali ambiti l’intelligenza emotiva può fare davvero la differenza?
Siamo molto affezionati al concetto di olismo. Crediamo profondamente che tutto sia collegato, anche quello che ancora non comprendiamo. Per questo parlare di intelligenza emotiva significa parlare della vita di ognuno di noi. Buone relazioni definiscono una vita sana e vivere una vita in salute significa farlo sia nel contesto personale quanto in quello professionale. Che si tratti di relazioni col proprio capo o collaboratore, fornitore o cliente, compagno o compagna, figlio o genitore, se esse sono di qualità, si vivrà in modo pieno, costruttivo, si opererà in ottica di sviluppo, di contributo e di empowerment utile a noi e alla collettività tutta.
Perché non bisognerebbe proprio perdersi questo corso a puntate?
In queste 15 puntate ci sarà tutta la mia esperienza di business coach e d Ekis Corporate, da anni impegnati, ogni giorno, sul campo per contribuire ai cambiamenti delle aziende e delle persone che le compongono. Con questo percorso si avrà la possibilità di sperimentare e di mettersi alla prova nella propria leadership e portarla ad un autentico livello evolutivo. Un videocorso per tutti i manager professionisti disposti con passione e determinazione a mettersi in gioco, ad attraversare le sfide contemporanee e a “lanciare” sempre il cuore oltre l’ostacolo.
Come si diventa business coach? Quale percorso consiglia?
In primis si diventa business coach per chiamata, vocazione. Sicuramente la preparazione delle competenze è necessaria, ma la grande differenza si matura tramite l’esperienza e l’interscambio continuo con le persone con cui si lavora. Ci sono diversi corsi e master qualificati, con programmi e contenuti affini, ma gli aspetti più rilevanti rimangono la seniority del corpo docente, ma soprattutto la capacità di essere loro stessi coach, guide autentiche e leader ispirazionali.
Che competenze deve avere un buon business coach?
Più che competenze parliamo di abilità e prima ancora di attitudine. Livio Sgarbi, presidente e master trainer e coach di Ekis, ha sempre sostenuto che per fare il coach si deve possedere un “X Factor”. È necessario voler essere impegnati costantemente nel proprio miglioramento personale, sempre con la curiosità e l’apertura ad imparare. Si deve aver voglia di impattare sulla vita degli altri, di contribuire a cambiare il mondo.
Quale il valore aggiunto che un percorso di coaching può dare a un’organizzazione?
Più che pensare ad un’organizzazione parlerei di persone che compongono un’organizzazione. Il coaching si rivolge a loro. Il beneficio più grande è quello di passare da una competizione interna improduttiva e logorante ad una cooperazione sinergica che aiuta a comprendere il diverso senza vederlo come nemico ma come alleato.
Come Ekis Corporate lavoriamo da ormai vent’anni all’interno di aziende di diversi settori e dimensioni ma, nonostante il passare del tempo, delle generazioni, dei mutamenti economico-sociali, la “piaga” che non passa mai di moda è la resistenza al cambiamento. Quella stessa resistenza e paura che la maggior parte delle volte parte proprio dai vertici e che si ripercuote a cascata su tutti i livelli aziendali. Ecco che i percorsi di coaching e training favoriscono la crescita delle persone, ne supportano lo sviluppo di abilità, comportamenti e competenze. Allenano i manager ad aprirsi al confronto, a mettersi in discussione, a mantenere focus e direzione, a guidare con l’esempio, a motivare i propri team, trasferendo loro nuove responsabilità e abilità.
Come si immagina un’organizzazione saggia, “wise” appunto, capace certamente di fare profitto e resistere alle turbolenze della realtà, ma anche condividere, potremmo dire in modo emotivamente intelligente, il suo modo di essere e i suoi risultanti con le sue persone e la comunità esterna della quale fa parte?
Un’organizzazione saggia è quella che naviga nelle difficoltà, non solo superando sfide e ostacoli, producendo e ottenendo risultati, ma in primis quella capace di mantenere vivo il sogno, la “fiamma”. Un sogno talvolta rinnovato, ma consapevole. Una “fiamma” che deve essere tenuta in vita dall’alto e condivisa con tutte quelle persone che vogliono contribuire all’eco-sistema in modo armonioso.
Tale “fiamma” non è altro che la cultura aziendale che si muove con responsabilità. Si diventa un’azienda saggia con l’esperienza che si fa insieme, nonostante le difficoltà. Si diventa un’azienda saggia se si è in grado di lasciare un impatto nel mondo, nella comunità, nelle persone, non solo attraverso ciò che si produce ma anche con il proprio modo di essere. Si diventa un’azienda saggia se si ha consapevolezza, se si hanno le radici ben piantate a terra nel tempo presente, ma lo sguardo teso e aperto al futuro.
Vincenzo Petraglia