Wise Society : Ho progettato una biga high tech. Per muovermi liberamente
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Ho progettato una biga high tech. Per muovermi liberamente

di Francesca Tozzi
23 Aprile 2012

L'imprenditore Paolo Badano, dopo aver perso l'uso delle gambe, ha inventato uno speciale segway, sicuro e innovativo. Per riconquistare la libertà

Paolo BadanoA volte le grandi scoperte nascono per caso. E non è detto che debba succedere sempre e solo negli Stati Uniti, magari all’interno di un garage dove due amici patiti per l’elettronica e un po’ genialoidi si chiudono per fare esperimenti. La storia di Genny lo dimostra: è un progetto tutto italiano e nasce dall’intuizione di un ragazzo che si è trovato, a causa di un incidente su una sedia a rotelle. Questa però è una sedia completamente diversa perché non ha bisogno di essere spinta, si autobilancia su due ruote e segue in automatico tutti i movimenti del corpo grazie a un sofisticato sistema di sensori. Il suo inventore, Paolo Badano, 43 anni, imprenditore edile, nei 15 anni successivi all’incidente non ha mai smesso di cercare una soluzione innovativa che andasse oltre la classica dualità “sedia a rotelle per chi è portatore di una disabilità agli arti inferiori”e “sedia a propulsione elettrica per chi ha un grado di disabilità maggiore  che coinvolge tutto il corpo”. «Questo è un vecchio schema che non offre niente di davvero valido a chi, come me, può usare le braccia – spiega – E si tratta in effetti della maggioranza delle disabilità. Spingere una sedia è limitativo. Così ho pensato a qualcosa che potesse migliore la qualità della mia vita, aiutandomi a superare una serie di barriere reali e psicologiche. Qualcosa che consentisse a me di muovermi con maggior libertà, efficienza e autonomia, e agli altri di non vedermi solo come un diasabile.

Una specie di biga con due ruote

 

Come è nata in pratica Genny?

Paolo BadanoPer caso. Quando ho cominciato a lavorarci non pensavo potesse trasformarsi in un progetto imprenditoriale. Io sono sempre stato un appassionato di moto, che è anche stata la causa del mio incidente, e mi è sempre piaciuto mettere le mani sui motorini, modificarli e migliorarli. E ho una grande passione per la meccanica e l’elettronica. Tutto questo, quando mi sono trovato in una situazione di necessità, mi ha aiutato molto perché sapevo di cosa avevo realmente bisogno e come realizzarlo. La scoperta di questo sistema è figlia però di un prodotto già esistente: la biga con due ruote che si guida in piedi. Genny, infatti, ha una base auto-bilanciante segway che fornisce propulsione ed equilibrio al sistema. Mi sono detto: se è sicura per chi sta in piedi, perché non potrebbe esserlo per chi è seduto? Così ho pensato di applicarne la tecnologia e le dinamiche a uno strumento dedicato a chi ha problemi di mobilità.

E cosa hai fatto?

Paolo Badano su GennyMi sono comprato una biga e ho cominciato a modificarla in officina, ma era quasi un gioco all’inizio. Poi più andavo avanti, più mi rendevo conto che questa cosa rappresentava davvero una rivoluzione. Genny si muove su due ruote e non su quattro. Ho tolto le ruote piccole davanti che si incastrano ovunque. Ha un’autonomia di 40 km, circa otto ore. Può fare salite e discese su qualsiasi terreno. Soprattutto torni ad avere una libertà incredibile perché questa sedia non ha freno né acceleratore: segue in modo intuitivo il movimento del corpo e ti lascia le mani libere per poter fare  tutto quello che vuoi senza bisogno di fermarti. Rispondere al telefono, passeggiare mano nella mano con la tua ragazza, portare a spasso il cane, giocare con tuo figlio a racchettoni sulla spiaggia, godersi Roma nonostante i sanpietrini: è un altro modo di vivere. Per realizzare il primo prototipo nel 2009 mi sono appoggiato per la parte meccanica a una ditta di cui non vorrei parlare.

Poca disponibilità dagli investitori italiani

 

Perché?

Non è una bella storia. Le buone idee piacciono a tutti. Io la prima Genny non volevo nemmeno brevettarla perché non volevo aumentare i costi. Ho cercato di metterla in commercio a un prezzo bassissimo perchè quando ho cominciato a farla provare ho avuto una risposta entusiasta e molte richieste. Alla fine se la sono brevettata loro con il mio lavoro. Così ho deciso di lasciar perdere e di costituire una nuova società che adesso si chiama GM Distribution. E ho cercato degli investitori. Non è stato facile. Per due anni in Italia ho bussato a tutte le porte senza trovare qualcuno che credesse in questo progetto. Adesso ho dei distributori in Germania, Francia, Portogallo e Nord Europa che mi stanno cercando e sono pronti a mettere le nuove Genny sul mercato. Ho trovato un finanziatore in Svizzera che ha creduto nel mio lavoro e mi ha dato tutto quello che mi serviva per portare avanti un progetto così ambizioso. Così sono finito a Lugano ed è nata la Genny Mobility S.A. Ho voluto però lasciare una mia società anche in Italia che è la GM Distribution. Sono molto italiano e spostarmi mi è dispiaciuto ma qui non avrei trovato non solo i soldi ma nemmeno qualcuno disposto ad ascoltarmi.

Innovazioni estetiche e funzionali

 

Cosa c’è secondo te dietro questa chiusura?

Tutti pensano di sapere cos’è una sedia a rotelle e di fatto sembra che io abbia scoperto l’acqua calda. Ma Genny è un insieme di innovazioni che riguardano sia la parte funzionale sia estetica. La condizione di “seduto” porta a grandissimi problemi di integrazione. Io avevo venti anni quando ho avuto l’incidente e me li ricordo gli sguardi della gente. Quando mi muovo su Genny, quasi sempre mi si chiede come fa a stare in equilibrio su due ruote quando fino a ieri la prima domanda era: cosa ti è successo. Così la mia disabilità passa in secondo piano. Anche perché chi ci sta sopra potrebbe non essere un disabile. Genny non è una sedia per disabili, è un segway seduto, un mezzo sicuro, semplice da usare e con un bel design che ti dà grandissima autonomia. Ed è continuamente migliorabile. Io ne ho già altre quattro in testa.

Il mercato come sta rispondendo?

La risposta c’è e ci sarà perché la disabilità parla la stessa lingua in tutto il mondo e abbiamo tutti la stessa necessità: essere liberi. Genny risolve un problema di mobilità e potrebbe essere utile anche a un anziano o a un malato. Il raggio d’azione di chi può usarla è ampio. Per il momento costa 14.000 euro ma è qualcosa che ti cambia la vita. E non è escluso che possa diventare accessibile anche da questo punto di vista.

 

 

 

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