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Guido Ghisolfi: bisogna puntare sulla green economy per ricominciare a crescere

di Vincenzo Petraglia
22 Gennaio 2013

Il vicepresidente del Gruppo M&G, tra i leader mondiali di PET e ora nel business del bioetanolo di seconda generazione, invita le aziende a investire di più nei giovani e nella ricerca tecnologica

Guido GhisolfiIn periodi di crisi come questi molti vanno all’estero ma c’è chi, invece, resiste e continua a investire nel nostro Paese come la Mossi & Ghisolfi, eccellenza italiana nel mondo nata a Tortona (Alessandria) nel 1953 come azienda familiare e diventata negli anni una multinazionale che oggi dà lavoro a oltre 3000 persone, di cui il 30 percento costituito da ingegneri e ricercatori.

Un’azienda solida con filiali e stabilimenti sparsi fra Stati Uniti, Messico, Brasile, Cina e India che, tramite la controllata Chemtex International Inc., acquistata dalla Mitsubishi Corporation, è entrata in grande stile nel business della progettazione e realizzazione di impianti legati alle nuove fonti energetiche.

Infatti ha messo a punto, grazie a ingenti e costanti investimenti in Ricerca & Sviluppo, una rivoluzionaria tecnologia (il bioetanolo di seconda generazione)in grado di risolvere il problema etico su larga scala legato alla sottrazione di materia prima alimentare per la produzione di energia alternativa.

Una tecnologia messa a punto dalla controllata Chemtex in collaborazione con i ricercatori dell’Enea e del Politecnico di Torino per ricavare carburante dalla Arundo Donax (quel tipo di canna che cresce spontaneamente ai bordi delle strade) tramite la fermentazione degli zuccheri. Il bioetanolo di seconda generazione offre inoltre una resa maggiore: 10 tonnellate di etanolo per ogni ettaro coltivato rispetto alle 6-7 tonnellate date dalla canna da zucchero tradizionale.

Di tutto questo parliamo in quest’intervista con Guido Ghisolfi, vicepresidente del Gruppo, ma anche degli scenari futuri in campo energetico e delle possibili strategie per superare la crisi e rifondare un’Italia migliore.

 

Cos’è e quali vantaggi ha il bioetanolo

 

 

Il vostro Gruppo ha messo a punto il bioetanolo di seconda generazione, una tecnologia davvero molto innovativa. Ci racconta che prospettive può avere?

Stabilimenti della M&G

Il bioetanolo di seconda generazione è già una realtà e quindi la rivoluzione è già avvenuta. Alla fine del 2012 è entrato in funzione, a Crescentino, in provincia di Vercelli, con tecnologia italiana, il primo e più grande impianto al mondo per la produzione di bioetanolo di seconda generazione a partire da biomasse non ad uso alimentare.

Quando qualche anno fa abbiamo iniziato la nostra ricerca in molti ci hanno dato dei “visionari”. Oggi possiamo affermare che la nostra lungimiranza, la nostra capacità di rischiare e investire, ci ha portato a essere fra i leader mondiali nel settore dei biofuel e ha permesso all’Italia di raggiungere un importante vantaggio tecnologico.

 

Qual è il più grande beneficio che si trae da questa nuova tecnologia?

Primo fra tutti la riduzione delle dipendenza dalle fonti fossili e in secondo luogo una riduzione nell’emissioni di gas serra poiché nel nostro processo il bilancio di CO2 è largamente positivo. Proesa®, la nostra tecnologia, è basata sull’utilizzo di biomasse non food, non confligge quindi con l’agricoltura e l’alimentazione ma su biomassa raccolta localmente nella logica della filiera corta.

 

Come creare nuovi posti di lavoro

 

 

Molti oggi sono convinti che il green ci salverà dalla crisi che stiamo attraversando…

Il green è fra i motori trainanti dell’economia moderna ed è uno dei settori sui quali scommettere per ricominciare a crescere. Gli obiettivi che ci si pone negli investimenti green sono a lungo termine ma i risultati, se si sa pazientare, arrivano.

Attualmente ci troviamo in una fase di transizione e il passaggio alla green economy, se sostenuto da politiche a livello nazionale e internazionale, non comporterà un impoverimento economico, ma al contrario la creazione di nuovi posti di lavoro, in sostituzione di quelli persi progressivamente dall’economia tradizionale.

 

Può, la crisi che stiamo vivendo, dunque diventare un’occasione di cambiamento e innovazione?

Laboratori M&GDeve diventarlo. La situazione critica in cui si trova il nostro Paese deve essere vista come un elemento su cui fare leva per ripartire e non di ripiegamento. Le aziende devono riscoprire il loro “talento industriale”, devono saper rischiare, tornare a investire e guardare al futuro per preservare i posti di lavoro e crearne di nuovi.

Per quel che ci riguarda questa crisi è il motore che ci ha dato spinta per guardarci intorno e per cercare di aprire nuove strade per nuovi investimenti. Nel nostro piccolo una piccola rivoluzione.

 

Qual è il contributo che un’azienda “saggia” potrebbe dare in quest’ottica?

Bisogna dare al Paese una possibilità per uscire dalla crisi: lungimiranza, coraggio, talento imprenditoriale sono valori che possono essere applicati a tutti i settori industriali.

La nostra azienda ha sempre investito in Ricerca & Sviluppo e ha continuato a farlo anche durante i periodi di forte crisi economica. Abbiamo creato un nuovo centro ricerche interamente dedicato alle rinnovabili e in tempi così difficili abbiamo assunto 150 giovani ricercatori provenienti dalle migliori università italiane e straniere.

 

Puntare sul merito e far crescere i collaboratori

 

 

Giovani che troppo spesso in Italia non riescono a trovare occasioni per esprimere il loro talento e sono così costretti ad andare all’estero…

Laboratori della Chemtex -  M&GBisogna invece partire proprio da loro se vogliamo voltare pagina. Noi crediamo nei giovani e investiamo su di loro. Ad esempio nel nostro centro ricerche di Rivalta Scrivia (in provincia di Alessandria, ndr) i ricercatori provenienti da tutta Italia e dall’estero hanno un’età media di circa 30 anni.

In futuro cresceremo ancora nella Ricerca & Sviluppo e intendiamo attrarre giovani ricercatori dalle più prestigiose università del mondo. Noi offriamo ai nostri collaboratori l’entusiasmo di entrare a far parte di un grande gruppo industriale che è in continua crescita e che sta rivoluzionando il concetto di chimica tradizionale.

Da noi anche i più giovani hanno la possibilità di crescere e di fare carriera. La nostra è un’azienda fondata sul merito, chi è bravo e lo merita va avanti e fa strada, e che offre ai suoi dipendenti la possibilità di confrontarsi quotidianamente con un contesto internazionale e in continua crescita.

Uno dei cardini su cui si fonda la vostra azienda è anche lo stretto rapporto col territorio. Come lo realizzate?

La nostra esperienza ci ha insegnato che il dialogo aperto con il territorio è fondamentale. È giusto coinvolgere le persone, e spiegare loro le ragioni che hanno portato a scegliere una determinata area per investire, con le istituzioni, i cittadini, con i diversi portatori di interessi.

Ogni nuovo insediamento non deve essere un’imposizione ma una scelta condivisa dalla comunità. Nel caso di Crescentino abbiamo scelto un sito industriale che era già stato sfruttato, non abbiamo sottratto terreni alla risicoltura, attività principale della zona, abbiamo recuperato parte delle strutture di un’area interamente bonificata su cui sorgeva un’acciaieria e abbiamo costruito il nostro impianto.

Ci siamo impegnati altresì ad assumere manodopera locale e abbiamo creato un centinaio di nuovi posti di lavori diretti e almeno 200 indiretti. Nonostante questo per realizzare l’impianto ci abbiamo messo 4 anni tra conferimento dei servizi, burocrazia, permessi vari, e ciò è assolutamente contrario alle ragioni di qualsiasi investitore. È uno dei motivi per cui l’Italia non attrae investimenti esteri.

Laboratori della Chemtex -  M&G

 

 

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