Secondo la Product manager electric vehicles di Renault Italia, anche nel nostro paese si comincia a percepire l’interesse per questo tipo di trasporto.
Troppo poche ancora i veicoli elettrici in circolazione e troppe ancora le difficoltà logistiche a partire dalla mancanza di punti ricarica sulle strade urbane ed extraurbane. L’Italia è pronta per la mobilità elettrica? Wisesociety.it ha posto la questione a Gabriella Favuzza, Product manager electric vehicles di Renault Italia, in occasione di Citytech, evento sulla mobilità sostenibile svoltosi a Milano. E, nonostante la diffidenza tra gli utenti verso questa nuova tecnologia, emerge uno scenario mutato – in meglio – rispetto a qualche anno fa.
Partiamo con un dato: Renault ancora oggi è l’unico costruttore automobilistico a proporre sul mercato una gamma completa di veicoli 100% elettrici e a zero emissioni. Da dove nasce e come è impostata la vostra strategia di puntare su una mobilità green?
Qualche anno fa siamo partiti dalla necessità di dare una svolta alla mobilità in ottica eco-sostenibile. Quindi si è giunti a una svolta radicale attraverso lo sviluppo di mezzi 100% elettrici e a zero emissioni. Da qui la scelta di introdurre sul mercato una gamma completa di veicoli elettrici che oggi in Italia vanno dalla urban crosser “Twizy” al veicolo commerciale Kangoo ZE. Ci siamo organizzati attraverso una rete di concessionarie formate sia alla vendita che all’assistenza dei veicoli elettrici e oggi la totalità delle concessionarie Renault è adibita a questo duplice aspetto. Inoltre abbiamo voluto collaborare subito con società energetiche e amministrazioni locali per dar vita a progetti che contemplassero sia le infrastrutture di ricarica sia la diffusione dei veicoli elettrici.
Quali sono state le difficoltà incontrate?
A fronte di una tecnologia matura, di una sensibilità ecologica crescente nella cittadinanza e in parte anche nelle istituzioni, ci sono ancora tanti passi da fare, tra le quali la necessità di una rete a supporto, sia per la ricarica sia in termini di politiche che favoriscano l’acquisto e l’utilizzo di veicoli elettrici rispetto a quelli termici.
Rispetto agli esordi, percepite un miglioramento in termini di mentalità?
Sì, notiamo un riscontro di interesse. E inoltre i cittadini considerano questi veicoli in maniera meno preconcetta e stanno prendendo confidenza verso questa nuova forma di mobilità; anche le amministrazioni cominciano a prevedere veicoli elettrici all’interno delle loro flotte così come le grandi aziende che adottano strategie per ridurre le emissioni del proprio parco veicoli.
Quindi è davvero cambiato lo scenario in questi anni?
E’ cambiato qualcosa nella propensione degli utenti all’acquisto di questo tipo di veicoli. Ma non a livello di politiche incentivanti dato che ci si scontra anche con un periodo di crisi economica che non è il contesto ideale per favorire lo sviluppo della mobilità elettrica, che richiede anche investimenti infrastrutturali ed economici. Comunque sono fiduciosa perché sento l’interesse di molti ambiti nei confronti della mobilità elettrica: penso, ad esempio, all’edilizia sempre più interessata a integrare i veicoli elettrici nelle nuove abitazioni, vendendo quindi alla clientela case comprese di veicolo elettrico. E poi c’è un altro ambito di interesse rappresentato dal car sharing elettrico, che trova proprio nei veicoli elettrici il mezzo più idoneo e ideale in quanto ai vantaggi di praticità si abbinano quelli di una mobilità 100% elettrica a zero emissioni e assenza di rumore.
E in termini di vendita?
Il mercato è in crescita, anche se i volumi sono ancora bassi e si attestano su poche centinaia di unità vendute all’anno. Possono sembrare numeri marginali, ma quando nasce una nuova tecnologia com’è quella elettrica, che è una autentica rivoluzione, più che i numeri occorre guardare ai trend di crescita e “sentire” il fermento attorno, sapendoli leggere e interpretare in un’ottica di risultati più ampi.
L’idrogeno è un’opzione accantonata definitivamente?
Non c’è nulla di definitivo nelle politiche delle case automobilistiche, abituate a fare ricerca e sperimentazione contemporaneamente su più fronti. Di certo l’idrogeno è una tecnologia che necessita di investimenti e comporta delle complessità infrastrutturali ancora superiori a quelle legate alla mobilità elettrica. Ogni cosa ha il suo momento.
A livello internazionale, qual è il Paese che esprime in termini di vendite il maggior interesse verso la mobilità elettrica? E in generale a livello europeo?
A livello europeo – e in assoluto – la Norvegia è paese il più avanzato: qui i veicoli elettrici hanno raggiunto un mix di mercato che si aggira attorno al 15%. Il paese scandinavo ha saputo ragionare in un’ottica integrata lavorando allo sviluppo di una capillarità infrastrutturale di ricarica e contestualmente offrendo forti incentivazioni fiscali all’acquisto. Tanto per fare un confronto, in Italia il mercato delle auto elettriche rappresenta lo 0,08% e la media a livello europeo e internazionale è del 3-4%.
A questa “rivoluzione elettrica” quanti anni serviranno ancora per raggiungere risultati significativi a livello internazionale?
Non si possono fare previsioni di lungo periodo perché sono troppe le variabili in gioco: economiche, pratiche e organizzative. L’importante, ripeto, è monitorare i trend e accertarsi che sia in crescita e che faccia ben sperare.