La presentatrice svedese racconta la sua passione per la bici e indica la strada da percorrere verso una mobilità sempre più dolce
Il popolare volto televisivo di “Che tempo che fa” su RaiTre è una biker e si sposta nel traffico cittadino con la sua bicicletta. Ospite di Citytech, manifestazione dedicata alla mobilità dolce che si è svolta a Milano il 28 e il 29 ottobre, racconta a wisesociety.it come le città italiane potrebbero assomigliare a quelle scandinave.
Sei venuta in bici oggi?
Ovviamente si. Sempre la stessa, non me l’hanno ancora rubata..
Come ti sembrano le infrastrutture dedicate alla mobilità dolce di Milano?
Trovo che Milano sia il luogo perfetto per muoversi in bici perché è piatta e non tanto grande. Vedo continui cambiamenti in direzione della mobilità, incontro sempre più persone che utilizzano il bikesharing e che usufruiscono di altre iniziative che trovo assolutamente fantastiche.
C’è ancora molto da fare secondo te?
Si. Anche venendo qui oggi ho incontrato tanto traffico, binari e pavè. Ma poi bus e moto che mi hanno fatto rischiare un incidente come quello che ho fatto un mese fa: una macchina ha inchiodato proprio davanti a me e le sono andata addosso. Me la sono cavate con qualche danno da pagare e un grosso livido.
Per andare in bici in certe strade ci vuole molta attenzione. C’è bisogno di più sicurezza ma anche di più cautela degli automobilisti. Intendiamoci: anch’io guido la macchina e questo fa si che sia più sensibile e consapevole verso le tematiche dei ciclisti. A questo proposito faccio un appello e invito tutti gli automobilisti che non hanno mai provato ad andare in bici a farlo per rendersi conto e per provare questa sensazione di libertà. Io vado con loro!
Che differenze trovi tra la mobilità sostenibile della Svezia rispetto a Milano e all’Italia?
Noi siamo avvantaggiati: siamo un paese molto grande e poco densamente abitato. Sono nata in sella e sin da piccola sono stata abituata ad andare in bici. Non mi sono mai fatta domande sulla sicurezza dato che da noi tutto è organizzato: ci sono piste ciclabili e percorsi. Quando sono venuta in Italia onestamente pensavo che non fosse possibile andare in bici. Poi è nata mia figlia e mi sono detta: «possibile che lei non possa godere della stessa libertà che ho avuto io da bambina!?».
A volte quando ritwitto le immagini di mamme svedesi che vanno in cargo bike o portano i figli in bici ricevo delle critiche dagli utenti che si offendono perché credono che io voglia far vedere quanto bravi sono i miei connazionali. In realtà non è così: voglio solo dare dei suggerimenti su come ispirarsi e dire che un futuro diverso è possibile organizzandosi, credendoci e pedalando.
Ma spesso per costruire le infrastrutture ci sono di mezzo ideologie, politica, burocrazia
I litigi sulle ideologie, sui soldi sono cose fredde. Io parlo di passione, di emozione. Ma quando ci sono di mezzo i bambini e il loro futuro non credo che ci sia bisogno della politica: tutti vogliamo il meglio per i nostri figli e quindi dovrebbe essere tutto abbastanza semplice. Ma io forse sono ingenua..
Parlando di bambini cosa si potrebbe fare per migliorare la loro mobilità e la loro incolumità?
Si parla molto dell’abbassamento del limite di velocità in alcuni tratti cittadini a trenta all’ora. Io credo che questo sia molto importante perché credo che se si va a trenta all’ora è più facile fermarsi, evitare pericoli e incidenti. Penso però che, quando si costruisce una strada nuova, si debba pensare anche ai pedoni e ai ciclisti. Pensare a tutti gli utenti e non solo ai soldi anche se la bicicletta -non dimentichiamocelo- genera molti introiti.
Come mamma quali valori vorresti trasmettere a tua figlia?
Io cerco sempre di trasmetterle il rispetto per gli altri, per la città, per le istituzioni. E poi il rispetto per l’ambiente che include tutti questi temi e fa sì che tu non prenda la macchina per percorrere una distanza che si può coprire tranquillamente anche in bicicletta. Ma rispetto vuol dire anche abbassamento del rumore: delle strade, dei lavori, ma anche della voce dato che i bimbi non sono molto difesi.
Se avessi la bacchetta magica che cosa faresti per rendere più dolce la mobilità?
Renderei più difficile utilizzare la macchina come a Stoccolma dove è complicato arrivare in centro a quattro ruote dato che molte strade sono chiuse al traffico e ci sono pochi parcheggi. Là i mezzi pubblici funzionano benissimo e costano poco. E poi ci sono tantissime piste ciclabili. Ecco, in una città ci devono essere queste opportunità per convincere le persone a lasciare a casa l’auto o lasciarla fuori dai confini della città per poi prendere i mezzi pubblici. Se i livelli di inquinamento sono così alti bisogna fare qualcosa. Volente o nolente.