L'attore milanese racconta come è nata l'idea della onlus "Vida a Pititinga", da lui fondata nel nord del Brasile insieme alla moglie, per dare ai giovanissimi un futuro migliore: costruendo asili, campi da calcio e doposcuola
Comico, consulente d’azienda, ex assessore alla cultura, uomo e attore dai forti principi e valori. Nonchè interista di ferro. Questo è il poliedrico Enrico Bertolino che alcuni anni fa ha fondato con la compagna brasiliana Edna Galvao una onlus che aiuta i bambini brasiliani di Pititinga, piccolo comune nel nord del Brasile.
Tra i progetti già realizzati scuole, centri di assistenza sanitaria, case, un ostello per il turismo sostenibile e perfino un enorme campo da calcio inaugurato con le note di Pazza Inter Amala…
Wisesociety lo ha incontrato scoprendone i valori morali che lo hanno spinto a impegnarsi in primo piano nella solidarietà e nell’aiuto agli altri.
Lei è da sempre impegnato nella solidarietà e nell’aiuto agli altri: come nasce l’idea di creare l’Associazione Vida a Pititinga?
Ho sempre preso parte ad iniziative benefiche per una sorta di debito umano. Chi ha una professione e nella vita fa delle cose che gli piacciono, deve ridarne un pezzo. A me è stata data la possibilità dapprima da Emergency lavorando con Teresa e Gino Strada e tutto lo staff dei volontari.
Poi, viaggiando verso il Brasile con Edna, la mia compagna brasiliana abbiamo comprato una casa di pescatori a Pititinga piccolo villaggio di 1800 anime la gran parte dei quali bambini situato nel Rio Grande del Norte. Da lì abbiamo capito che la situazione per chi vive in quel contesto è molto difficile: così abbiamo ristrutturato la casa senza fortificarla con protezioni e cani da guardia come ci suggerivano, investendo quei soldi per integrarci nella popolazione senza fare carità ma solidarietà.
La carità, infatti, è quando dai qualcosa per metterti veramente con l’animo in pace con te stesso senza curarti di sapere a chi la dai, come la dai. Mentre la solidarietà è la forma di egoismo più nobile, vuol dire mettersi nelle scarpe degli altri. Lì diciamo che le scarpe non le hanno perché vanno con le infradito e io mi sono messo nelle loro infradito per capirne le esigenze…..
La nostra onlus nasce proprio per coinvolgere le generazioni dei giovanissimi e dei bambini, i futuri ciudadaons. A Pititinga all’inizio, nell’ottobre del 2004, abbiamo creato una sede e ci abbiamo costruito un asilo con l’aiuto della Fondazione Smemoranda, lo Smemocentro a cui la popolazione si è avvicinata dapprima con timidezza e diffidenza, ma in seguito frequentata anche da personale locale che è riuscito a coinvolgere le madri.
Noi ci saremmo anche fermati lì, ma ci siamo resi conto di aver creato delle aspettative e così abbiamo realizzato un altro spazio per tenere lontani i bambini da problemi di droghe o altri ancora peggiori, come il fenomeno dell’espianto degli organi.Tanto diffuso in quel Paese perchè spesso i genitori, vittime di una povertà estrema, non registrano i figli che così diventano facile preda di veri e propri trafficanti che vendono reni e cornee: denunciare alla polizia questa situazione non serve poiché per l’anagrafe quei bambini esistono.
Ciò ha fatto scattare in noi la volontà di registrare i bambini, abbiamo creato una squadra di calcio grazie all’Inter e a Inter Campus, una scuola di capoeira, un doposcuola. Abbiamo aiutato gli indigenti ricostruendo o facendo ex novo case.
Chi vuol donare una casa, con 4000 euro lo può fare offrendo la possibilità di far uscire una famiglia da un’abitazione di fango per andare in una in muratura. Insieme a Mediafriends e agli sms solidali di Zelig poi, abbiamo messo su un ambulatorio medico di primo soccorso, prima forma di patrocinio con un prefetto. L’ultima opera che abbiamo realizzato per colpa mia è stato un campo da calcio che avevo promesso ai bambini e che ci è costato 270.000 euro raccolti con fatica ma che ora è l’orgoglio di tutto il litorale.
Infine c’è la “posada de juventude” (da non confondere con la parola Juventus…) un ostello per ragazzi realizzato con Smemoranda che vogliamo dedicare al turismo sostenibile aiutando la onlus.
I valori che le hanno trasmesso i suoi genitori quanto le servono oggi nel lavoro della Vida a Pititinga?
Ho dei genitori semplici e onesti che recepiscono il mio impegno e mi hanno sempre aiutato. “Fa quel que te sent de fa” mi hanno detto in dialetto meneghino.
Mio padre è sempre stato un generoso: faceva l’idraulico qui all’Isola (un quartiere ex popolare di Milano oggi al centro di un grande trasformazione immobiliare e urbanistica n.d.r) e io durante l’estate andavo con lui nelle case a sistemare le caldaie. Alla fine, soprattutto se i clienti erano pensionati o vedove che sopravvivevano con la pensione minima dello Stato, non si faceva mai pagare dicendo: “Non si preoccupi, poi ci mettiamo a posto”.
Io gli dicevo: “Papà ma noi siamo una onlus..”. Se oggi dovesse recuperare quei crediti, con quei soldi potrebbe comprarsi l’appartamento che non è mai riuscito ad acquistare. Devo molto ai miei genitori e a mio nonno che mi hanno insegnato che la gratificazione non è solo quella economica.
Sua moglie è brasiliana, sua figlia è nata in Brasile. Le piacerebbe in futuro trasferirsi laggiù e dedicarsi all’associazione?
No, il mio lavoro è qua, i miei genitori sono di Milano e vivere in Brasile non rientra nei miei programmi. I ritmi brasiliani sono diversi. Per esempio andare in banca a ritirare dei contanti è un’impresa titanica. Puoi passarci intere giornate. L’obiettivo è quello di trasferire in futuro tutto quel che riguarda la gestione della onlus a personale locale, passandogli poco a poco le consegne. Vida a Pititinga non è un papato. ….