Wise Society : Emma Bonino: «Noi donne nasciamo pari ma cresciamo dispari»
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Emma Bonino: «Noi donne nasciamo pari ma cresciamo dispari»

di Michele Novaga
2 Dicembre 2014

La pasionaria radicale racconta il suo impegno a fianco delle donne. Ma parla anche di sostenibilità, alimentazione e spreco.

EPA/JAMAL NASRALLAH / Image by CorbisDi lei Marco Pannella dice che «è un uragano, è il volto delle nostre battaglie, è la storia dell’Italia negata». Ma Emma Bonino, ex parlamentare italiana ed europea, già ministro degli Esteri e commissario europeo, è un’icona dei diritti, soprattutto di quelli delle donne. Wisesociety.it l’ha intervistata in occasione del convegno “Genere e generazione per un nuovo dibattito per la parità” organizzato dall’associazione Pari e Dispare per la presentazione del premio Miriam Mafai. Abbiamo parlato di come le donne possono imporsi in una società forse ancora troppo maschilista come quella italiana.

Lei per il suo impegno, per le battaglie sui diritti che ha portato avanti e per i traguardi che ha raggiunto durante la sua vita è considerata dalle donne italiane come un’icona. Cosa si sente di consigliarle?

Innanzitutto mi sento di dirle che la cosa più importante è la consapevolezza che gratuitamente non avremo mai nulla. Non funziona, infatti, mettersi in un angolo e aspettare che qualcuno decida di chiamarci. Dobbiamo essere assolutamente determinate a prenderci il nostro spazio sapendo che tutto è in salita qualunque cosa una voglia fare al di fuori degli schemi tradizionali. Le donne hanno avuto per molto tempo l’idea della cooptazione: «Se facciamo le segretarie diligenti prima o poi il nostro capo si ricorderà di noi». Non è mai successo. Consiglio alle donne di essere pervicaci ma anche molto determinate senza essere permalose: non va bene una volta e allora proviamo una seconda senza aspettarsi che qualcuno si ricordi di noi.

In Italia si sa il merito non sempre viene premiato, soprattutto alle donne…

La questione del merito è fondamentale: ci sono molti uomini impreparati in posti chiave ma un maggior riconoscimento delle proprie capacità aiuterebbe di più il paese e anche le donne. Oggi una donna per sedersi in un posto che conta deve essere quattro volte più brava di un uomo. Nasciamo pari ma cresciamo dispari.

Image by © Micheline Pelletier/Sygma/CorbisA proposito di questo a parte qualche poltrona di ministro nell’ultimo governo, non ci sono molte donne nei posti importanti.

E’ vero: non ci sono donne Ceo di banche, non ci sono donne direttrici di quotidiani. Di tutti i partiti italiani uno solo ha come segretario una donna che è Rita Bernardini del Partito Radicale. E la nomina di una donna a capo dello Stato rimane ancora una questione aperta.

Però in 50 anni qualcosa è cambiato seppur di poco

E’ vero. Se mi guardo indietro noto che alcune cose sono davvero cambiate. Perché cambiare si può e ci dobbiamo provare. Sarebbe importante anche cambiare il linguaggio. Per esempio la conciliazione. Cosa devo conciliare?! Io un bel niente, semmai devo condividere con l’altra parte.

Lei sta portando avanti un lavoro con le donne in vista di Expo 2015. Che cos’è Women for Expo?

L’Esposizione Universale può essere considerato una pura fiera commerciale, la qual cosa va bene. Oppure può riempirsi di contenuti che magari nel momento sono visionari ma poi fanno storia. Io credo che un protagonismo al femminile di questa Expo milanese può essere un ottimo esempio per quella successiva del 2020 a Dubai. E credo che, se questo ruolo riusciamo a svolgerlo bene e ci crediamo, metterà radici. Vorrei che d’ora in poi a nessuno venisse in mente di organizzare una Esposizione Universale senza presenza femminile. Magari funziona.

Il tema dell’esposizione universale riguarda l’alimentazione ma abbraccia anche un tema complesso come la sostenibilità.

La questione ambientale e quella energetica e quindi il tema della sostenibilità che fino a 15 anni fa erano sostenuti solo da qualche bizzarro verde, certamente visionario, oggi mi sembrano più accettati. La difficoltà è trasformare una società di consumi – cosa che non è negativa – in una che possa consumare in modo diverso e naturalmente più consapevole.

Le donne di Women for Expo sono innovatrici che riciclano e non tutto è relegato al cibo o alla cucina secondo i vecchi canoni che vedono la donna nel focolare. Certo la povertà certo la denutrizione, ma ci sono anche altre componenti. Non si può comunque parlare di cibo e di energia senza includere la questione della sostenibilità.

Image by © Micheline Pelletier/Sygma/CorbisQuanto ancora bisogna lavorare a livello nazionale ma anche di Unione Europea per raggiungere dei risultati su questo fronte?

Abbiamo una maggiore consapevolezza che ancora non si è tradotta in aspetti normativi dato che non sono neanche facilissimi da attuare nemmeno a livello nazionale. Ritengo infatti che la sostenibilità deve avere un suo processo di globalizzazione. E lo vedo preparando i lavori per Women for Expo sul cibo avendo scelto come tema il waste, cioè lo spreco. Che vuol dire molte cose e arriva fino al riciclo.

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