Wise Society : «Prima di fare una dieta, chiedetevi se la fareste fare a vostro figlio»
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«Prima di fare una dieta, chiedetevi se la fareste fare a vostro figlio»

di Maria Enza Giannetto/Nabu
31 Gennaio 2017

La dietologa Carla Lertola mette in guardia dai regimi alimentari drastici e consiglia di riprogrammare la mente verso un'alimentazione completa e corretta

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Per la dietologa Carla Lertola “la dieta non deve essere restrittiva, non deve essere punitiva, deve contenere alimenti che piacciono, deve essere semplice”, Image by iStock

«Se vi consigliano una dieta per perdere peso velocemente, chiedetevi  “la farei fare a mio figlio?” Se la risposta è sì, fatela subito, se la risposta è “forse”, informatevi meglio su chi ve l’ha data, se la risposta è “no”, evitatela come la peste». La dietologa Carla Lertola è, da sempre, una strenua sostenitrice dello stile di vita sano per mantenere la forma fisica, stare in buona salute e per perdere peso. Medico specialista in Scienza dell’alimentazione, in quasi trent’anni di professione, ha fatto dimagrire e soprattutto insegnato a mangiare sano, a migliaia di persone, sempre senza demonizzare il cibo, la buona cucina e men che meno i carboidrati. Nemica delle diete iperproteiche, super veloci e squilibrate e contraria all’uso di farmaci dimagranti, con il Metodo Carla Lertola (marchio registrato) è una convinta fautrice della dieta mediterranea.

Dottoressa Lertola, lei è una dietologa con la passione per la cucina. Come si sposano queste due “anime”?

Ho sempre amato cucinare per me stessa e per gli altri e questo mi aiuta a capire anche il rapporto dei miei pazienti con il cibo. Mangiare è un’esperienza individuale e importantissima. Si tratta del primo contatto che abbiamo con il mondo, già attraverso la mamma e, a ben pensarci, nessun matrimonio dura così tanto. Come si può pensare quindi che il cibo sia un male? Quello che è necessario fare è riprogrammare la mente al mangiar sano e per farlo, innanzitutto, la dieta non deve essere restrittiva, non deve essere punitiva, deve contenere alimenti che piacciono, deve essere semplice e si deve far diventare buono quello che c’è nella dieta. Non bisogna creare distanza tra ciò prevede la propria dieta e quello che si mangia nella normalità. Questo lo si può fare solo se si conosce bene il cibo. I pazienti che non sanno cucinare, li mando prima a frequentare un corso di cucina che poi posso rendere lertoliano.

Il suo metodo mette al centro la cucina mediterranea che, invece, alcuni oggi ripudiano.

Senza nulla togliere alla globalizzazione, credo che la prima cosa da fare per mangiare meglio sia partire da casa propria. All’estero fanno una grande promozione della nostra dieta e da noi sembra essere diventata il male. I carboidrati servono, sono l’energia del corpo, mai rinunciarvi, per evitare attacchi di fame e per non condannare al fallimento lo schema alimentari. Poi, ormai siamo tutti concordi che sia meglio mangiare cereali integrali e che si possono aggiungere alimenti “esotici”, come amaranto, soia, quinoa.

Cosa c’è di sbagliato, secondo lei, nei programmi di dimagrimento veloci?

Lo specchietto per le allodole di certi regimi alimentari è far credere che “sia solo per poco”. Si seguono diete iperproteiche con la convinzione che tanto durerà poco tempo e che quindi non possano nuocere alla salute. Questi regimi, facendo rinunciare a tutto, ovviamente fanno perdere peso in poche settimane ma, se non si riprogramma la mente in modo corretto e per sempre, i chili si riprendono presto e si torna di nuovo a dieta. Non è vero, quindi, che fai una dieta per poco tempo: di fatto, riproduci, a vita, lo stile sbagliato, lo stile di vita malsano.

Come si può, quindi, mangiar bene senza rinunciare a nulla?

Bisogna mangiare di tutto un po’, come dicevano le nonne. Il mio metodo di educazione alimentare è ritagliato su ogni paziente in modo che non debba stravolgere il proprio stile di vita o i suoi gusti in fatto di alimentazione. Nessun cibo è proibito, nemmeno il vino, la pizza o i dolci. Si lavora astutamente sulle quantità e gli equilibri della giornata. Un’alimentazione che contempla tutto non solo fa bene alla salute, ma dal punto di vista emotivo mette al riparo da situazioni estremistiche.

Cosa ne pensa della carne?

La quota proteica in uno stile alimentare sano non deve mancare. Ovviamente, oggi, non è più moderno mangiare carne rossa in quantità, per le ragioni che tutti conosciamo, quindi meglio ridurla a vantaggio delle carni bianche, che devono essere comunque controllate. L’intestino umano, però, riconosce come fonte di ferro la carne, tanto che quello contenuto nella carne, rossa e bianca, è più assorbibile di quello contenuto nella soia e negli spinaci.

Su cosa si basa, quindi, il metodo Lertola?

Perdita di peso equilibrata, costante e duratura, dieta equilibrata e mai da attacchi di fame, educazione alimentare seria (mai saltare i pasti, mai digiunare, nessun alimento è proibito), rispetto rigoroso dello stile di vita delle persone, senza il quale qualsiasi dieta fallisce, se non presto sicuramente nella fase di mantenimento, la più difficile. Davanti ai miei pazienti non mi pongo mai in maniera giudicante, perché anch’io amo il cibo e cerco di creare una relazione. Davanti al cibo siamo tutti come bambini al supermercato e quando un bimbo chiede il cioccolattino appena dopo la merenda, non è che lo puniamo ma cerchiamo di distoglierlo, contestualizzando, spiegando e traghettando il suo pensiero verso la cena gustosa che farà tra qualche ora.

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Dieta: per Carla Lertola “un’alimentazione che contempla tutto non solo fa bene alla salute, ma dal punto di vista emotivo mette al riparo da situazioni estremistiche”, Image by iStock

Lei è l’autrice del libro “Liberi dalle diete” (Mondadori, 2015), di cosa si tratta?

Non si tratta né del solito libro di ricette né di un manuale per la dieta. Il libro, descrive 17 situazioni tipiche in cui si cade, qualitativamente e quantitativamente nell’errore alimentare e insegna a trasformarle in qualcosa di più gustoso, meno calorico e più veloce da preparare. Nel libro, spiego, come con il mio Metodo e con queste ricette è possibile perdere peso continuando ad avere una vita sociale ricca senza rinunciare alle proprie preferenze culinarie. Il libro è un lavoro a più mani, scritto insieme con Fiorenzo Frumento, chef e biologo autore delle ricette; la dietista Chiara Fenati e la farmacista esperta di alimentazione e Camilla Zambelli.

Nel 2015 ha anche istituito un’associazione di volontariato. Ci parli di Robin Foood.

Robin Foood è un’associazione no profit che chiede a chi ha di più, anche in tavola, di donare a chi ha di meno: di fare del bene ma di farlo per bene. Oltre a fare di più per contrastare lo spreco di cibo da una parte e la scarsità in certe fasce della popolazione, Robin Foood lavora perché il cibo donato sia buon cibo e promuova una corretta educazione alimentare. Il cibo è un desiderio, un istinto, ma soprattutto un bisogno. Donarlo non significa gettare il surplus o privarsi del necessario, ma ascoltare il bisogno di chi non ne ha. Noi di Robin Foood siamo convinte che dare un pacco alimentare corretto a un povero, voglia dire non solo nutrirlo ma insegnargli a mangiare bene e questo ha anche un valore emotivo per chi riceve.

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