Wise Society : Cos’è l’insonnia e come si cura? Intervista a Lino Nobili
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Cos’è l’insonnia e come si cura? Intervista a Lino Nobili

di Nicoletta Ripani
4 Novembre 2011
SPECIALE : Disturbi del sonno

Problemi ad addormentarsi, magari acuiti dal caldo? Per ognuno di noi c'è una soluzione su misura. Un noto neurofisiopatologo suggerische quali strategie adottare

Lino Nobili

Lino Nobili

Un italiano su tre dorme male. Lo confermano gli studi più recenti. Un disagio complesso e spesso invalidante, quello dell’insonnia che peggiora la qualità della vita in modo significativo. Perché causa alterazioni importanti nelle condizioni psicofisiche, nelle prestazioni professionali, nei rapporti interpersonali.

Effetti collaterali negativi che compromettono salute, benessere e umore. Per saperne di più e per capire come si può affrontare questo problema ne abbiamo parlato con un esperto in questo campo: Lino Nobili, neurofisiopatologo e neuropsichiatra, responsabile del Centro di Medicina del Sonno dell’Ospedale di Niguarda a Milano.

L’insonnia è una malattia?

Spesso rappresenta un sintomo di particolari condizioni fisiche o psichiche, oppure è la conseguenza di squilibri legati a situazioni specifiche o all’ambiente in cui viviamo. L’insonnia però può essere anche un disturbo primario, non necessariamente associato ad altro.

Quali sono le cause dell’insonnia?

Insonnia: un'illustrazione

Image by © Images.com/Corbis

In quest’ultimo caso, quando cioè l’insonnia è un disturbo primario, il problema è legato soprattutto ad abitudini sbagliate.

Esistono però varie forme di insonnia: può comparire in presenza di un disturbo dell’umore, come la depressione, oppure può dipendere dalla cosiddetta “sindrome delle gambe senza riposo”, un disagio caratterizzato da un’intensa irrequietezza motoria alle gambe, con formicolii e crampi, che si manifesta di solito la sera e impedisce di addormentarsi. Inoltre, alla base dell’alterazione del ritmo sonno-veglia, ci sono anche malattie sistemiche come l’artrite reumatoide, i disturbi della tiroide, lo scompenso cardiaco o l’ipertensione. Oppure il problema può essere dovuto all’assunzione di farmaci che, come effetto collaterale, provocano la perdita di sonno. Ma esiste anche l’insonnia “misperception”, o insonnia paradossa, ovvero un’assenza di sonno più percepita che reale.

Può spiegarci meglio?

Chi soffre di insonnia paradossa ha la sensazione di non chiudere occhio per tutta la notte ma poi all’esame del sonno, la polisonnografia, si nota che ha dormito molte ore, pur avendo dei piccoli risvegli notturni,  talora anche di pochi secondi, che gli danno la percezione di non essersi mai addormentato.

Chi sono i soggetti che possono definirsi insonni?

Dormire, in realtà, non basta per dire che non si soffre di insonnia. Fondamentale è verificare la qualità del proprio sonno. Ci sono i cosiddetti “dormitori lunghi” che necessitano di almeno 10 ore di sonno mentre ai “dormitori corti” bastano 5-6 ore per stare bene. Nel mezzo ci sono individui che hanno bisogno di un numero di ore standard, in genere 7- 8.

Tutte queste categorie comunque, al risveglio, si sentono riposate. L’insonne invece può anche aver dormito 7 ore ma in maniera frammentata, con risvegli frequenti. Il che compromette la qualità del suo riposo. Si può quindi definire insonne chi dorme in modo insufficiente o ha un sonno di scarsa qualità, poco ristoratore, tanto che durante il giorno lamenta spesso difficoltà di concentrazione, irritabilità, sonnolenza e stanchezza.

Insonnia

Image by © Larry Williams/CORBIS

Come si arriva a una diagnosi di insonnia?

È prevalentemente clinica e avviene attraverso un colloquio medico-paziente che serve anche a raccogliere informazioni relative a come si trascorre la notte, alle “abitudini” notturne, alle attività e condizioni psico-fisiche diurne. Per una valutazione del ciclo sonno-veglia più approfondita, si può chiedere al paziente di compilare un “diario del sonno” che riporti gli orari degli addormentamenti e dei risvegli quotidiani, sia diurni, sia notturni. A volte, può essere necessario eseguire altri esami, come quello del sangue. Oppure si può ricorrere a indagini strumentali specifiche, come l’actigrafia e la polisonnografia.

Quali esami bisogna fare e dove sono svolti?

L’actigrafia viene effettuata grazie a un piccolo dispositivo, tipo un orologio, che si mette al polso e può essere tenuto per molti giorni. Il dispositivo registra i nostri movimenti. I dati raccolti vengono scaricati su un PC e si ottiene un grafico che evidenzia l’alternanza di attività-riposo. La polisonnografia è l’esame che permette di registrare l’attività elettroencefalografica insieme ad altri parametri, come i movimenti oculari, il tono muscolare, l’attività respiratoria, la frequenza cardiaca per valutare le caratteristiche quantitative e qualitative del sonno. Normalmente questi esami vengono eseguiti in centri specializzati anche privati o nelle strutture ospedaliere.

Insonnia

Foto di Ben Blennerhassett / Unsplash

Come opera il vostro centro?

Il Centro per la diagnosi e la cura dei disturbi del sonno di Niguarda si avvale di medici esperti e della consulenza di pneumologi, fisioterapisti respiratori, otorinolaringoiatri e altri specialisti. Dispone di uno spazio dedicato alle polisonnografie notturne, di dispositivi ventilatori per il trattamento delle apnee notturne e per lo screening dei disturbi respiratori durante il sonno. La diagnosi di insonnia viene fatta nel nostro ambulatorio e la terapia – farmacologica o non – viene iniziata subito dopo il primo colloquio.  In alcuni casi eseguiamo registrazioni polisonnografiche notturne, sia in ospedale, sia a domicilio,  specie nel caso in cui ci sia bisogno di eseguire una precisa diagnosi differenziale, quando non si ottiene una risposta adeguata al trattamento. Cure ed esami, così come visite ambulatoriali e registrazioni polisonnografiche, vengono effettuati con il servizio sanitario nazionale.

Come si cura l’insonnia?

Le terapie sono differenziate, ma soprattutto sempre personalizzate, perché cambiano a seconda delle tipologia. Il primo passo per capire è rivolgersi al proprio medico di base. Nel caso in cui non Lsi ottengano risultati soddisfacenti, è meglio consultare uno specialista. Un valido alleato sono i farmaci  ma occorre cautela: tra questi ci sono le benzodiazepine, che funzionano spegnendo l’interruttore dell’ansia, poi gli ipnotici che stimolano i meccanismi dell’addormentamento. Le cure, però, non dovrebbero protrarsi oltre le 3-4 settimane e vanno sempre concordate con il medico.  Solo con una corretta diagnosi, infatti, si può capire se c’è davvero bisogno del farmaco.

Ci sono altri approcci terapeutici efficaci contro l’insonnia?

Spesso la terapia segue due direttrici di base: da un lato c’è l’approccio farmacologico, dall’altro quello che privilegia il rispetto di semplici norme mirate a una corretta igiene del sonno. Come seguire delle buone abitudini prima di andare a letto, oppure affidarsi a particolari tecniche di rilassamento. È stato dimostrato che anche la terapia cognitivo-comportamentale può portare a un sensibile ridimensionamento del problema.

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