Wise Society : Studiare il cervello ci aiuterà a migliorare il futuro
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Studiare il cervello ci aiuterà a migliorare il futuro

di Andrea Ballocchi
22 Agosto 2018

Il neuroscienziato Salvatore Aglioti, spiega che comprendere il potenziale del nostro cervello è una sfida che aiuterà a migliorare molti aspetti del nostro agire

Il cervello ha un’importanza enorme per ogni organismo vivente, tanto più per l’essere umano. Grazie al cervello coordiniamo movimenti e prendiamo decisioni, elaboriamo pensieri. Da qui si comprende l’importanza dello studio di quest’organo, perché così potremo migliorare le nostre vite.

C’è chi al cervello ha dedicato buona parte della propria vita professionale ed è tuttora impegnato a cercare di comprenderne meglio funzionamento e potenzialità: per esempio, Salvatore Aglioti, docente universitario di Neuroscienze Cognitive e Psicologia Fisiologica presso La Sapienza di Roma. Si è specializzato in neuroscienze e organizzazioni, partendo dall’evidenza che determinati processi cerebrali possano aiutare aziende e gruppi, individuando i leader del futuro. Ma anche a mettere a fuoco la visione del “cervello mistico”.

Da dove nasce il suo interesse per il cervello?

Ho cominciato a studiare il cervello partendo dal corpo, in qualità di neurologo, studiando fenomeni particolari quali quelli riportati da vari pazienti che a seguito di un’emorragia cerebrale, segnalavano di avere tre mani oppure dichiaravano che uno dei due piedi non era loro. Persone assolutamente normali che subiscono quello che viene chiamato un “delirio incapsulato” riguardante il proprio corpo. Da lì mi sono interessato allo studio di questi processi che riguardavano apparentemente carne e ossa e poi col tempo ho scoperto che il corpo è un “oggetto” decisamente speciale per l’essere umano, contentente molto… cervello. I neuroni sono presenti, infatti, in varie parti: solo nell’intestino ve ne sono miliardi le cui funzioni sono tuttora oggetto di studio. Questi segnali interni sono capaci d’influenzare persino processi decisionali. Quindi, affermazioni quali “prendere una decisione col cuore” sono molto più reali di quanto si pensi. Ma anche tutti quei sintomi che ci colgono in determinate situazioni, come una storia d’amore che si rompe o un problema sul lavoro, che ci portano ad avere crampi allo stomaco, sono potenzialmente riconducibili a questa interconnessione di neuroni tra corpo e mente. E così anche il misticismo è influenzato da questo.

Si dice che il potenziale del cervello sia poco conosciuto. È vero?

Su questo aspetto ci sono pareri discordi. La vera sfida è capire la potenzialità plastica del cervello, ossia quanto in realtà sia malleabile, quanto sia capace di apprendere anche in età avanzata. Questo è un punto davvero importante, soprattutto considerando i problemi connessi alle malattie neuro degenerative come Alzheimer e Parkinson.

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Per il professore Aglioti i neuroni del cervello sono presenti in varie parti del corpo: solo nell’intestino ve ne sono miliardi le cui funzioni sono tuttora oggetto di studio. Questi segnali interni sono capaci d’influenzare persino processi decisionali, foto: Pixabay

Lei ha elaborato il concetto di “cervello mistico”, ma cos’è?

È una metafora, che parte dal fatto che il cervello non è un blocco unico, ma una rete di strutture connesse implicate in vari fenomeni, dal movimento al linguaggio fino al misticismo e alla trascendenza. La utilizziamo per far capire che stiamo studiando delle strutture coinvolte in questo processo e che si definiranno sempre più con l’avanzare di questi studi. Un esempio: l’ansia dolorosa per la propria morte è localizzata nelle stesse parti in cui si identifica il dolore fisico. Questo perché il cervello riutilizza le proprie strutture per altri processi. Per lo studio si attivano le stesse aree deputate alla scelta di andare in una determinata direzione. Le operazioni che ci portano a guardare dall’alto in basso, a muoverci in uno spazio, queste capacità di trasformazioni utili per scoprire il mondo sono le stesse che impieghiamo per indagare l’aldilà o per relazionarci col prossimo.

La vocazione alla trascendenza, alla spiritualità è quindi una visione legata… al proprio dna o è qualcosa di più profondo?

Personalmente, penso che si tratti di funzioni evolute. Il temperamento è quasi genetico, il carattere è il risultato di un’evoluzione. Pensiamo a un bambino: all’inizio della sua esistenza è solo concentrato su se stesso, poi comincia a cooperare e via via fino ad arrivare a pensieri quali l’esistenza di Dio, che comincia a concretizzarsi verso 7-10 anni. Questa fase di sviluppo non si trova negli altri animali ed è una funzione recente; pensiamo che la trascendenza e la religione sono concetti molto recenti e nell’area cerebrale ha dovuto trovarsi uno spazio – relativamente piccolo – ben dopo funzioni fondamentali quali il camminare, spostarsi o reagire al pericolo. Solo l’uomo ha concepito una consapevolezza, poi tracciata nel linguaggio o in altre funzioni elevate, della propria morte. Le religioni si sono sviluppate circa 30mila anni fa, mentre le funzioni primitive hanno centinaia di migliaia di anni.

Gli studi svolti sulla meditazione hanno mostrato che persino la struttura cerebrale si modifica. Come?

Diversi studi confermano come la meditazione prolungata – per esempio, i monaci buddisti che la praticano ai massimi livelli da molti anni – non solo cambia la funzione, ovvero come il cervello si attiva, ma anche la sua struttura: nella regione parietale e frontale del cervello si è riscontrato un ispessimento del tessuto di sostanza grigia. È come se queste parti fossero potenziate dalla meditazione.

Ora a quali progetti si sta dedicando?

Con l’equipe che coordino abbiamo vinto un importante stanziamento europeo per il progetto “eHONESTY – Embodied Honesty in real world and digital interactions”, ossia l’onesta connessa al corpo. Stiamo appunto studiando come modificando il senso di se stessi cambia decisioni dedicate. Siamo partiti dal fatto che il mio cuore mi renda più o meno generoso e siamo arrivati a studiare il legame tra la dimensione corporea ed etica, ovvero il modo in cui siamo fatti ci porta ad agire anche su domini apparentemente astratti. Nello specifico lavoreremo sulla realtà virtuale, su cui abbiamo fatto un investimento importante, utile per riuscire a indurre l’annullamento virtuale del corpo, lavorando su avatar e su robot umanoidi.

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