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Cambiare vita: da Milano alla campagna, la scelta green di Grazia Cacciola

di Fiorenza Da Rold
2 Luglio 2012

Via dalla metropoli alla ricerca di uno stile di vita più sostenibile. Il racconto di una ex progettista informatica, oggi esperta in tecniche di decrescita e pratiche sostenibili

Grazia CacciolaGrazia Cacciola, oggi autrice di libri sugli stili di vita sostenibili e di un blog molto seguito nella sua “prima vita” era una cittadina milanese green geek ante litteram. Dal 2003 ha lasciato Milano per trasferirsi in campagna, poi sull’Appennino tosco-emiliano e di vita ne ha cominciata un’altra, dedicandosi alle pratiche di autoproduzione improntate alla decrescita e all’autosufficienza.

Ha trasformato il suo lavoro, ristrutturato un paio di case, impiantato orti con metodi naturali, lottato contro la costruzione di un termovalorizzatore in zona protetta. E ha imparato, tra molti errori, come realizzare lo stile di vita che sognava. Da questa non facile ma felice esperienza, che ci racconta nell’intervista che segue, è nato anche un libro di successo.

Alla ricerca di un contatto con la natura

 

Quando e perché ha deciso di cambiare vita?

Non so individuare un momento preciso. Pur continuando a lavorare a Milano, già dal 1995 avevo iniziato ad abitare fuori e da lì man mano il desiderio di vivere più a contatto con la natura è andato aumentando.

Per il resto, in tanti momenti c’è stata la presa di coscienza che qualcosa non andava: come una volta, che per mettere online il portale web dove allora lavoravo siamo rimasti in ufficio fino alle tre del mattino… tornando a casa all’alba mi sono chiesta se era la vita che volevo.

Pochi giorni dopo ho rifiutato una proposta importante da una grossa società, reinventando la mia strada lavorativa in dimensioni decisamente ridotte, ma più appaganti.

È stata una scelta singolare o plurale?

Dal punto di vista lavorativo è stata singolare, anche se ha influito molto anche il mio compagno che questa scelta l’aveva già fatta. Ammetto che per me la paura più grande era abbandonare il tipo di entrate economiche che in quel momento solo le società molto grandi riuscivano a garantire. Dal punto di vista delle scelte di vita, dall’alimentazione vegetariana e poi vegan alla decrescita felice, sono sempre state decisioni condivise tra me e lui, senza troppe discussioni.

Ci racconta le tappe del suo percorso?

Mi sono allontanata da Milano a piccoli passi, prima verso la Brianza, poi è stata la volta di una casa indipendente con orto e giardino in Lomellina. Lì ho passato quattro anni imparando ad autoprodurre il più possibile, dal pane alle verdure dell’orto, al risistemare materialmente la casa seguendo la bioedilizia.

Poi, nonostante fossimo in un’area protetta e nel Parco del Ticino, il comune di Vigevano ha approvato la costruzione di una centrale a biodiesel nei pressi di casa nostra. Di bio c’è poco: oli esausti e olio di palma per la produzione di energia elettrica. Si prospettava un disastro ambientale, abbiamo lottato attivamente per un paio di anni, ma alla fine abbiamo scelto di andarcene, vendere la casa e ricominciare altrove.

È stata molto dura. Abbiamo perso parecchio, sia materialmente che personalmente. Oggi in quell’area ci sono in costruzione o in prossimità di approvazione ben nove termovalorizzatori. Da tre anni viviamo in un piccolo paese dell’appennino tosco-emiliano, dove tutti hanno l’orto e il ritmo di vita è ancora sostenibile.

Imparare a cogliere le occasioni di rinnovamento

 

Come è riuscita a reinventarsi un lavoro di questi tempi?

Non so se ci sono riuscita, lo sto facendo tutt’oggi. Sono partita pensando di continuare a fare solo il mio mestiere, legato all’informatica, ma con ritmi ridotti: ossia occuparmi di realizzare siti online di piccole attività invece che progettare grandi portali.

cover libroPoi ho iniziato a lavorare per alcune società estere che si occupano di servizi online: più facile, perché gli italiani pretendono ancora la riunione con la presenza fisica e tonnellate di carta per pianificare la comunicazione via Web. Niente di quello che sto facendo l’ho pianificato, ho fatto all’inizio dei business plan e quando li rileggo mi viene da ridere.

Se vuoi cambiare davvero, devi essere pronto a cogliere le occasioni che si presentano, anche se sembrano un po’ diverse da quello che avevi pianificato. Per esempio, nel tempo libero, dal 1999 mi occupo di un piccolo sito dove scrivo i miei esperimenti di coltivazione naturale e a quel tempo denunciavo le piante boicottate, prime fra tutte la canapa e la stevia. Era solo il mio modo per cambiare il mondo mentre continuavo a cambiare me stessa.

Un giorno mi ha contattata un editore, mi ha detto che gli piaceva come scrivevo e se mi andava di lavorare a un manuale sull’orto per cittadini. Da lì in qualche anno sono arrivata a oggi, con la giornata divisa quasi a metà tra l’attività editoriale, quella informatica e la divulgazione delle pratiche sostenibili. E ho anche scritto un piccolo libro sulla mia esperienza che può essere utile a tutti (Scappo dalla città).

Cambiare se stessi per cambiare il mondo

 

Ci spiega la differenza tra downshifting e decrescita?

Il downshifting è una scelta personale, sostanzialmente per sé stessi: lavorare meno per vivere meglio. Lavoro meno, sono meno stressato, faccio a meno dell’Ipad nuovo, quello di due anni fa funziona ancora. Mi faccio il pane e i formaggi in casa, porto i bambini al parco invece che al fast food o a farsi riempire di bisogni indotti davanti alla tv. Sono tutte attività che permettono di vivere con meno e… molto meglio.

La decrescita invece è una scelta che ha anche un aspetto sociale e politico, implicazioni economiche e filosofiche. È legata strettamente all’ecologia e alla preoccupazione per i consumi globali, non solo personali. Prevede un sistema alternativo a quello capitalistico, azioni concrete per pesare il meno possibile sull’ecosistema.

Implica anche il darsi da fare per la diffusione di questo pensiero di cambiamento, che oggi è estremamente necessario e che richiede la partecipazione di moltissimi, non solo di chi ne scrive. Per quanto possa sembrare esagerata come affermazione, la decrescita è anche la volontà di cambiare il mondo in meglio, per tutti. E per farlo non serve vivere nel casale in pietra sulle colline, basta partire anche dal proprio appartamento in città, o da una stanza in affitto.

Come si svolge la sua giornata?

Non ho una giornata tipo, perché non faccio sempre le stesse cose. Posso raccontare della mia giornata di oggi, fino ad ora. Mi sono alzata presto (non ricordo a che ora, mi sveglio con la luce), mentre facevo colazione fuori con i piedi in mezzo al trifoglio, ho letto qualche pagina di La manomissione delle parole di Carofiglio.

Ho dato un’occhiata all’orto e poi ho idratato i germogli, che considero preziosi come un elisir di lunga vita: facili da coltivare anche in casa, ricchissimi di vitamine e sali minerali. Alle 8.30 sono entrata nel mio studio per lavorare.

Verso le undici sono andata nel paese vicino a ritirare un preventivo per una ristrutturazione che stiamo facendo: abbiamo trovato una casetta ideale dopo tre anni qui, ma è un po’ da risistemare. Per i lavori si fa a metà con chi l’affitta, è bastato guardarsi negli occhi e una stretta di mano. Qui funziona ancora così.

Grazia Cacciola, oggi è questa la vista da casa mia...!

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